Jc è una guardia
carceraria, che vive una vita tranquilla, la sua unica stravaganza
è andare a ballare il tango una volta alla settimana. Una sera
durante la lezione gli capita di ballare con la nuova arrivata,
Alice (Anne Paulicevich). Il giorno dopo, durante l’orario
visite, scoprirà che è la moglie e la compagna di due detenuti
Fernand (Sergi Lopez) e Dominic (Jan Hammenecker),
amici di lunga data e complici di un crimine.
Tango Libre è l’ultimo capitolo della trilogia di Fréderic Fonteyne sulle donne e sull’amore, la storia è una tragicommedia che riesce con un originale ritmo narrativo a passare da un registro all’altro senza influire sull’emozione della storia, facendola evolvere in risate e riflessione. La sceneggiatura scritta da Anne Paulicevich usa la nascita, le emozioni e le strutture del tango per dare lo spessore a questi personaggi goffi e inverosimili. Il punto di vista dello spettatore è quello della guardia carceraria, interpretata da un bravissimo Francois Damiens, egli riesce ad essere l’occhio senza giudizi sulla vicenda assurda di questo nucleo familiare che convive in un esempio forzato di “famiglia allargata” che porta con sé numerosi segreti e bugie.
JC folgorato dalla sensualità di Alice
e del suo spirito sfacciato e ribelle, viene catturato nel ritmo
vorticoso di questo triangolo, registrando ogni espressione e
parola che avviene nella stanza delle visite, il vero luogo in cui
nascono gli inneschi della storia: la questione della paternità di
Antonio (Zacharie Chasseriaud) e la vita sentimentale di
Alice. Ma è attraverso il cambio di ottica di JC, che pian piano
esce dall’acquario in cui si è costretto a vivere per anni, che
assistiamo ai percorsi dei desideri che si fanno strada e che vanno
oltre le apparenze dei luoghi in cui si vive.
Il regista belga riesce ad incanalare le emozioni dei suoi personaggi, contraddistinti perlopiù da rabbia, gelosia e frustrazione nel ritmo del tango. Usa dettagli lì dove il corpo si esprime meglio al ritmo di passi e lunghi dialoghi dove vuole far arrivare la risata, bilanciando così la storia ed arricchendola di sfumature. Prezioso è il lavoro nel montaggio di Ewin Ryckaert, che in due particolari sequenze, la prima sala visite e la sequenza in carcere del ballerino Chico Frumboli sottolinea il ritmo andante dei personaggi ed il fulcro della storia, l’amore impossibile e il desiderio di libertà.
Tango Libre esprime la bravura di Fonteyne nel conoscere il linguaggio cinematografico e i generi che lo compongono imponendo così uno stile del tutto originale che lascia il segno, ma gli eventi messi in moto da sceneggiatura non riescono ad avere la stessa forza nel finale, che appare eccessivo e forzato.