Paura 3D: recensione del film dei Manetti Bros

Paura 3D

Ci sono occasione nella vita che faremmo meglio a non cogliere. Con questa frase si apre la sinossi ufficiale di Paura 3D, ultimo film dei Manetti Bros in uscita il prossimo 15 giugno in 220 copie distribuito da Medusa.

 

In Paura 3D Tre ragazzi si trovano per caso in possesso delle chiavi di un villa fuori  Roma, e sapendo che il proprietario, il Marchese Lanzi, resterà fuori città per tutto il fine settimana, ne approfittano, introducendosi in casa sua. Qualcosa però va storto, uno dei ragazzi, Simone, trova qualcosa che non avrebbe dovuto trovare, e contemporaneamente il Marchese torna a casa per un imprevisto, rimanendo molto contrariato dall’intrusione di estranei nella sua villa. Il film di Antonio e Marco Manetti si costruisce sui canoni più classici del genere horror, mantenendo una buona dose di suspence e la giusta dose di schizzi di sangue, senza per questo rinunciare alla tensione psicologica. Proprio questo è il pregio più grande del film, ovvero il suo soffermarsi su scelte e comportamenti apparentemente incomprensibili ma perfettamente inseriti nel pretesto narrativo.

Protagonisti di questo film sono tre giovani sventurati e un po’ stupidotti, che presentano personalità molto diverse anche se sono accomunati dalla condivisa insoddisfazione quotidiana. Ale è Domenico Diele, già visto in ACAB, estroverso trascinatore, intraprendente anche nei momenti di difficoltà. Claudio Di Biagio (Freaks) è Marco, apparentemente più bamboccione rispetto agli altri e che si lascia trascinare dal più deciso Ale, a lui sono affidate alcune battute divertenti del film. Simone invece, interpretato da Lorenzo Pedrotti (Krokodyle), è il ragazzo più introverso, appena mollato dalla ragazza e forse quello emotivamente più fragile. È l’anello di congiunzione tra la normalità e la mostruosità della storia, e Pedrotti riesce a rappresentare bene il momento di passaggio trasformando il suo personaggio da ragazzino abbandonato a salvatore risoluto.

Paura 3D

Nei panni del cattivo abbiamo un inedito Peppe Servillo, che con misura e contegno da vita ad un mostro particolarmente inquietante per lo stridore che si genera tra il suo aspetto e le sue azioni. Francesca Cuttica (L’Arrivo di Wang), è invece la vittima totale, Sabrina, ruolo particolarmente impegnativo non solo per la performance fisica  (la Cuttica resta infatti totalmente nuda per gran parte delle sue scene), ma soprattutto per l’esperienza psicologica che l’attrice ha dovuto affrontare e ricreare per il suo personaggio.

Il 3D proposto dai Manetti, presenta qualche difetto di fruizione, ma è di discreta fattura anche se non rappresenta un mezzo drammaturgico, piuttosto un’aggiunta tecnica alla produzione. Il film pecca però nella messa in scena e nel finale, quando ci si aspetta un’accelerazione drammatica che invece non avviene, lasciando spazio invece ad una sequenza che dilatandosi eccessivamente, perde il giusto ritmo. Il film riesce a coinvolgere lo spettatore soprattutto perché è perfettamente fedele ai cliché di genere, strappando addirittura un timido applauso in uno dei momento clou.

Paura 3D è un buon prodotto di genere che premia la volontà anticonformista e l’esigenza di indipendenza dei suoi due registi.

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