A Big Bold Beautiful Journey – Un Viaggio Straordinario, recensione del film di Kogonada

Il film con Colin Farrell e Margot Robbie è in sala dal 2 ottobre prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

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Con A Big Bold Beautiful Journey – Un Viaggio Straordinario Kogonada firma la sua opera più romantica e al tempo stesso riflessiva. Dopo Columbus e After Yang, il regista si cimenta con una romcom atipica che, dietro la leggerezza del viaggio on the road, cela un’indagine profonda sui traumi dell’infanzia e sul modo in cui condizionano la vita adulta. In uscita in sala a partire dal 2 ottobre, il film ha subito attirato l’attenzione per il suo mix di ironia, malinconia e invenzione visiva.

La trama di A Big Bold Beautiful Journey – Un Viaggio Straordinario

Sarah (Margot Robbie) e David (Colin Farrell) sono due persone intrappolate in una quotidianità fatta di routine e scelte di comodo. Lei, segnata da una madre venuta a mancare prematuramente e da un padre incapace di amarla, ha imparato a fuggire dalle relazioni; lui, cresciuto assistendo alla sofferenza del padre abbandonato per un periodo dalla moglie, teme di restare intrappolato in legami infelici. Entrambi portano sulle spalle paure che li spingono a non rischiare mai davvero.

A Big Bold Beautiful Journey - Un viaggio straordinarioSarah e David si incontrano per caso a un matrimonio, dove entrambi si sono recati con macchine a noleggio prese in affitto presso un’agenzia che offre loro un’insolita possibilità: un viaggio guidato da un GPS con la voce inconfondibile di Phoebe Waller-Bridge. Più che un semplice strumento, la voce del GPS diventa coscienza e destino, conducendo i protagonisti attraverso sette porte simboliche che aprono ricordi dolorosi e traumi da affrontare. Questo collegamento con il passato richiama alcuni temi già presenti nella filmografia di Kogonada: in Columbus e After Yang il tempo e le relazioni familiari sono sempre al centro, anche se declinati in chiave drammatica o futuristica. Qui, però, Kogonada sfrutta un espediente visivo e quasi “magico” per rendere tangibile il conflitto interiore dei protagonisti: le ferite infantili non sono solo ricordi, ma spazi in cui entrare, confrontarsi e trasformarsi.

Tra commedia romantica e viaggio psicologico

Kogonada orchestra il racconto con la consueta attenzione al dettaglio visivo e al tempo sospeso, trasformando una commedia romantica in un viaggio psicologico. L’intuizione del GPS come voce del destino è uno dei punti più originali e affascinanti, capace di dare al film una dimensione sospesa tra realtà e metafora.

Il meccanismo delle porte funziona bene come dispositivo narrativo: ciascuna costringe i protagonisti a confrontarsi con se stessi e con il peso delle proprie paure. L’idea che il passato non vada rimosso ma rivissuto con consapevolezza adulta permette al film di affrontare in modo delicato il tema del trauma.

Non tutto, però, è perfetto: alcune sequenze metateatrali, in cui i personaggi sembrano letteralmente trovarsi su un palcoscenico, appesantiscono la narrazione e risultano meno incisive rispetto al resto. A tratti il simbolismo rischia di prevalere sulla freschezza della romcom, smorzando il ritmo. Tuttavia, Robbie e Farrell danno spessore emotivo ai loro personaggi, rendendo credibile la paura di lasciarsi andare e la lenta apertura verso l’altro.

La battuta di Phoebe Waller-Bridge — «Chi non è un attore, nella propria vita?» — diventa il manifesto del film: siamo tutti interpreti di copioni ereditati dall’infanzia, e solo affrontandoli possiamo imparare a riscrivere la nostra storia.

A Big Bold Beautiful Journey è un’opera imperfetta ma sincera, capace di emozionare e di trascinare lo spettatore in un percorso universale: la paura di amare e la possibilità di essere felici. Kogonada ha diretto una romcom originale e ambiziosa, capace di unire sentimento e introspezione attraverso simboli potenti e interpretazioni intense.

A Big Bold Beautiful Journey
3.5

Sommario

Kogonada ha diretto una romcom originale e ambiziosa, capace di unire sentimento e introspezione attraverso simboli potenti e interpretazioni intense.

Camilla Tettoni
Camilla Tettoni
Romana, classe 1997, è laureata in Lettere Moderne all’Università di Siena e in Italianistica all’Università di Bologna, con lode. Ha conseguito un Master in International Journalism presso l’University of Stirling e un corso avanzato in Geopolitica presso la Scuola di Limes. Appassionata di cinema, dal 2025 collabora con Cinefilos.it con recensioni e approfondimenti cinematografici, affiancando attività di critica culturale e pubblicazioni su riviste italiane e internazionali.

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