L’arrivo di Wang: recensione del film dei Manetti Bros

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Arriva al cinema L’arrivo di Wang, il film diretto da Marco Manetti, Antonio Manetti, con Ennio Fantastichini e Francesca Cuttica.

 

Ne L’arrivo di Wang una giovane donna è alle prese con il suo lavoro: dai video che guarda e dal fatto che scrive le battute di un copione capiamo che fa la traduttrice. Una telefonata improvvisa la interrompe: è un uomo con il quale ha collaborato in passato, che vuole di nuovo il suo aiuto per un incarico misterioso, super pagato e decisamente sospetto.

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La ragazza viene così bendata e condotta da un poliziotto in un bunker nel cuore di Roma. Di lì a poco si troverà di fronte al Signor Wang, singolare essere che parla solo cinese. L’arrivo di Wang è l’ultimo film dei Manetti Bros, singolari esponenti del cinema di genere in Italia, dove la fantascienza non è esattamente padrona di casa. In questo film i due fratelli registi ci hanno voluto illuminare su quello che potrebbe accedere se un alieno, il signor Wang appunto, decidesse di atterrare su Roma, che non ha nulla da invidiare a tutte le grandi città che nella storia del cinema sono state attaccate, infestate o in vario modo sono venute in contatto con gli E.T.

L’arrivo di Wang si concentra dall’inizio su un’idea geniale di plot, tuttavia sembra che tutto l’apparato scenico non vada molto oltre questa intuizione pur molto valida. Il peggiore difetto del film si rivela essere proprio la regia, un po’ troppo televisiva che non è assolutamente aiutata da una sceneggiatura che, ripetiamo, pur partendo da un’intuizione geniale, rimane ferma, risultando prolissa e ridondante con molti momenti di ripetizione che non portano alcun beneficio allo svolgersi della storia.

Il punto vincente del film però è la realizzazione dell’alieno. Il signor Wang è completamente realizzato in computer grafica dai tecnici della Palantir, che hanno fatto un ottimo lavoro sia da un punto di vista del concept, sia da un punto di vista dell’animazione vera e propria, realizzando un mostriciattolo che per metà ricalca la fisionomia aliena così come siamo abituati a pensarla, con sembianze da pesce viscido, mentre dall’altra mescola a quella acquatica una natura volatile, realizzando una parte inferiore del corpo dell’alieno simile ad un pollo che però cammina seguendo una traiettoria laterale. Un vero e proprio colpo di genio nato dalla mente di specialisti, tutti giovani e tutti italiani. La stessa cura però non è stata applicata per la scena finale, che qui non sveliamo, ma nella quale l’impiego di computer grafica è massiccio e purtroppo un po’ sommario.

Una sufficienza stentata per la recitazione perché se da un lato splende Ennio Fantastichini con la sua ottima interpretazione dall’altro lato abbiamo una giovane Francesca Cuttica che sembra più portata per il teatro che per il cinema, dal momento che la sua recitazione è troppo marcata sia per l’uso delle espressioni facciali che per il timbro di voce.

L’arrivo di Wang è un film tuttavia coraggioso, che nonostante i suoi limiti, svetta nel nostro panorama produttivo perché riesce ancora a parlare di attualità attraverso metafore fantascientifiche.

Francesco Madeo
Francesco Madeo
Laureato in Scienze Umanistiche-Cinema e in Organizzazione e Marketing della Comunicazione d'Impresa è l'ideatore di Cinefilos.it assieme a Chiara Guida e Domenico Madeo.

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