Hunter’s Prayer – In fuga è un action-thriller del 2017 diretto da Jonathan Mostow, che si colloca nel filone dei film ad alta tensione incentrati su inseguimenti, sicari e redenzione. La storia ruota attorno a un assassino professionista incaricato di eliminare una giovane ragazza, che invece sceglie di proteggerla, innescando così una fuga disperata tra Europa e Stati Uniti. Il film unisce elementi classici del genere – adrenalina, azione e moralità ambigua – con una componente emotiva più intima e riflessiva, legata alla costruzione del rapporto tra due solitudini. L’ambientazione europea e il ritmo incalzante offrono uno sfondo efficace per una narrazione tesa e cupa.
Protagonista del film è Sam Worthington, che qui interpreta Stephen Lucas, un sicario tormentato e dipendente da droghe, il cui passato oscuro riaffiora progressivamente man mano che si avvicina alla giovane Ella (Odeya Rush), la sua presunta vittima. Dopo aver raggiunto la fama grazie al successo planetario di Avatar (2009), Worthington ha alternato ruoli da blockbuster come Scontro tra titani a interpretazioni più cupe e interiorizzate, come in The Shack. In Hunter’s Prayer – In fuga, si cimenta con un personaggio laconico, segnato da un trauma latente e da una moralità fragile, trovando uno spazio che gli consente di coniugare fisicità e introspezione.
Tematicamente, il film affronta temi come il riscatto, la colpa, la vendetta e la possibilità di redenzione anche per chi ha vissuto dalla parte sbagliata della legge. Nel corso della storia, Lucas è costretto a fare i conti con il proprio passato e a compiere una scelta definitiva tra obbedienza cieca e consapevolezza morale. Nei prossimi paragrafi analizzeremo più nel dettaglio la trama e il finale del film, spiegando come questo epilogo si ricolleghi ai temi centrali della pellicola e rappresenti, per il protagonista, un punto di svolta esistenziale definitivo.
La trama di Hunter’s Prayer
Il film si apre in Svizzera, dove la giovane Ella Hatto si sta recando nella sua scuola per quello che sembra essere un giorno come un altro. Ciò che non sa, però, è che a tenerla d’occhio vi è Lucas, un infallibile sicario. Questi è stato ingaggiato dal multimilionario corrotto Richard Addison, il quale allo stesso tempo ha già inviato altri killer per uccidere i genitori della ragazzina, colpevoli di aver parlato con l’FBI circa i suoi traffici illegali. Al momento di dover eliminare la giovane Ella, però, Lucas si trova di fronte per la prima volta nella sua vita da assassino ad un forte senso di compassione. Per questo non riesce a portare a termine il proprio lavoro, decidendo invece di aiutare la ragazza a scappare.
Con lei è costretto a scappare però anche lui, ora ricercato da Addison, il quale lo vuole morto. Nella loro fuga attraverso l’Europa i due dovranno imparare a fidarsi l’uno dell’altro e difendersi a vicenda. Se non sarà lui ad uccidere Ella, infatti, qualcun altro verrà inviato a portare a termine la missione. Scappare non potrà dunque essere una soluzione permanente, e i due dovranno iniziare a studiare una strategia per arrivare dallo stesso Addison e fermare tutto quanto. Lo svantaggio numerico è però notevole, e per loro farsi strada verso il criminale sarà più complicato del previsto. Solo la fiducia e la loro umanità potranno essere decisive per le loro sorti.
La spiegazione del finale
Nel terzo atto di Hunter’s Prayer – In fuga, la tensione culmina in uno scontro diretto tra Lucas e l’organizzazione criminale che ha ordinato l’uccisione di Ella, la giovane erede di una fortuna economica che fa gola al potente imprenditore Richard Addison. Dopo un lungo inseguimento attraverso l’Europa, Lucas riesce a infiltrarsi nella villa dell’uomo per salvare Ella, catturata e tenuta in ostaggio. La sequenza finale si svolge così in un’atmosfera tesa e cupa: Lucas affronta i suoi ex colleghi sicari e, gravemente ferito, elimina i nemici uno dopo l’altro, dimostrando abilità e determinazione.
Nella sparatoria finale, Lucas uccide Banks e Addison spara a Metzger, entrambi uomini di Addison. Quando quest’ultimo sta invece per avere la meglio su Lucas e sparargli, viene infine ucciso da Ella, ponendo fine alla minaccia. Nelle scene conclusive, la ragazza riceve una telefonata da Lucas, al quale racconta che ora vive con sua zia e i suoi cugini e che tutto sembra procedere per il meglio. Dopo che i due si sono salutati, forse per sempre, vediamo Lucas visitare una casa, dove sua moglie e sua figlia lo aspettano per dargli il benvenuto.
Il film si chiude così con un momento di apparente calma. Ella, finalmente libera, riesce a riappropriarsi della propria identità e della sua eredità, mentre Lucas può finalmente godersi del meritato riposo tornando dalla propria famiglia, con la consapevolezza di aver compiuto un’azione giusta, anche a rischio della propria distruzione, e di essersi così facendo allontanato da quel mondo di violenza. Dal punto di vista simbolico, il finale di Hunter’s Prayer – In fuga rappresenta la piena trasformazione di Lucas: da sicario solitario a figura quasi paterna, spinto non da un compenso ma da un senso etico improvvisamente riemerso.
L’atto di salvare Ella diventa per lui un’occasione di redenzione, un modo per compensare anni di violenza e indifferenza. La sua scelta di non abbandonarla, nonostante i rischi, rivela un’umanità rimasta sepolta e dimenticata, che solo il legame con Ella riesce a far emergere. È grazie a questa sua azione che egli sembra infine guadagnarsi il diritto di poter tornare a casa dai propri cari, sapendo di essere libero dalle catene che lo tenevano lontano da ciò che realmente conta.