Con I Love Lucca Comics & Games, il regista e scrittore Manlio Castagna firma un documentario che è, prima di tutto, una dichiarazione d’amore. Un film che non si limita a raccontare una manifestazione, ma che si fa voce di una comunità viva, pulsante, innamorata del proprio mondo e del modo in cui, ogni anno, lo celebra nella città toscana. Presentato alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione FreeStyle Arts, dove abbiamo avuto modo di vederlo in anteprima, e destinato a un’uscita evento nelle sale italiane il 10, 11 e 12 novembre 2025, il documentario prodotto da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection non è un semplice dietro le quinte: è un viaggio nell’anima di uno dei più grandi eventi dedicati alla cultura pop al mondo.
Con oltre 300.000 visitatori, 900 ospiti e 600 espositori, Lucca Comics & Games è ormai da decenni un punto di riferimento per chi ama fumetti, videogiochi, cinema, cosplay e narrazione in tutte le sue forme. Ma il film di Castagna riesce nell’impresa più difficile: mostrare la magia dietro i numeri, raccontare cosa rende davvero speciale quell’esperienza condivisa che ogni autunno trasforma Lucca in un palcoscenico a cielo aperto. Non è la cronaca di un evento: è il racconto corale di un’appartenenza.
I Love Lucca Comics & Games è un viaggio nel cuore della fiera
Castagna costruisce la narrazione come un mandala cinematografico (ma anche reale), un disegno composto da frammenti diversi che, una volta completato, viene distrutto per rivelare la sua natura effimera. Così è Lucca, e così è il suo film. Ogni intervista, ogni volto, ogni storia contribuisce a delineare un universo che vive nell’incontro e nella condivisione, ma che, come il mandala, si ricrea ogni anno da capo, sempre diverso, sempre uguale a se stesso.
Nel documentario si alternano le voci di autori, editori, musicisti e fumettisti che hanno segnato la storia della cultura pop: da Gabriele Mainetti a R.L. Stine, da Licia Troisi a Frankie hi-nrg mc, fino ai talenti del fumetto come Pera Toons, Sio, Fumettibrutti e Yoshitaka Amano. Ma la vera anima del film sono i fan, i visitatori che ogni anno percorrono chilometri per essere lì, travestiti, sorridenti, emozionati.
Attraverso di loro, I Love Lucca Comics & Games trova la propria verità più autentica. Le loro testimonianze, raccolte con uno sguardo empatico e mai invadente, diventano il cuore pulsante del racconto: la dimostrazione che, dietro ogni costume, ogni maschera, si nasconde un desiderio di appartenenza, di espressione, di libertà. Castagna li osserva con delicatezza, come se volesse proteggerli dal rumore del mondo, ricordandoci che dietro il fenomeno culturale c’è sempre l’essere umano, con la sua fragilità e la sua forza.
La costruzione di un mondo: estetica, ritmo e simboli
Dal punto di vista formale, Castagna firma un’opera che alterna energia e intimità, colore e introspezione. Le immagini di Lucca invasa dai cosplayer, dalle parate e dai padiglioni gremiti si mescolano a momenti più quieti, dove la macchina da presa indugia sui dettagli: una mano che sistema una maschera, uno sguardo che si incrocia, un sorriso che esplode improvviso. La fotografia, vivida e dinamica, restituisce il senso di meraviglia che accompagna chi varca le mura della città nei giorni della fiera.
L’uso della musica — calibrato ma coinvolgente — accompagna le testimonianze in modo quasi sinfonico, mentre il montaggio costruisce un ritmo emotivo che alterna l’entusiasmo collettivo alla riflessione personale. Tutto concorre a creare un’esperienza che non vuole spiegare Lucca, ma farla sentire.
La metafora del mandala, esplicitata nella parte finale del film, si rivela la chiave interpretativa più potente. Quando il disegno, pazientemente composto, viene infine distrutto, Castagna ci ricorda che la bellezza di Lucca Comics & Games risiede proprio nella sua impermanenza: nel fatto che ogni anno muore per rinascere, ogni volta diversa, ogni volta attesa e cercata. È un gesto poetico che trasforma il documentario in un atto di fede collettiva, un rito di passaggio che celebra la fine solo per annunciare un nuovo inizio.
Tra nostalgia e cambiamento: un atto d’amore (forse) fuori tempo
Eppure, dietro l’entusiasmo e la meraviglia, I Love Lucca Comics & Games nasconde anche una riflessione più sottile e malinconica. Il film si interroga, forse senza volerlo, su come sia cambiata la percezione della cultura nerd nel tempo. C’è stato un periodo in cui chi amava fumetti, giochi di ruolo o manga era considerato un outsider, un emarginato. Oggi, invece, il nerd è diventato mainstream, cool, celebrato.
Castagna accenna a questa trasformazione, ma lo fa con pudore, quasi senza voler incrinare la purezza del suo racconto. Eppure il dubbio rimane: se la fiera di Lucca continua a essere fedele a se stessa, è cambiato l’occhio di chi la osserva? Forse sì. E in questo, il documentario potrebbe sembrare leggermente “in ritardo” sui tempi, una celebrazione che arriva quando ormai la battaglia per la legittimazione della cultura pop è stata vinta. Ma anche questo fa parte del suo fascino: la sincerità con cui guarda a un mondo che ha amato per decenni e che ora, inevitabilmente, deve fare i conti con la propria maturità.
Nel suo insieme, I Love Lucca Comics & Games è un film di luce e memoria, un racconto che emoziona e che invita lo spettatore a riscoprire l’importanza della gentilezza, dell’accoglienza, della creatività condivisa. È un inno all’immaginazione come collante sociale, ma anche un promemoria sul valore della comunità in un tempo in cui tutto sembra frammentato.
Quando, sullo schermo, l’ultimo granello del mandala viene spazzato via, resta una sensazione dolce e potente: quella di aver partecipato, anche solo per un’ora e mezza, a qualcosa di irripetibile. E come Lucca stessa, che ogni anno muore e rinasce tra le mura e i sorrisi dei suoi visitatori, anche il film di Castagna lascia dietro di sé un segno luminoso. Non solo un documentario, ma un atto di gratitudine verso chi, in un mondo che spesso non comprende, continua a credere nella magia delle storie.
I love lucca comics & games
Sommario
Non solo un documentario, ma un atto di gratitudine verso chi, in un mondo che spesso non comprende, continua a credere nella magia delle storie.