Il Clown di Kettle Spring: recensione del film horror di Eli Craig

L’autore di Tucker & Dale vs Evil adatta il romanzo di Adam Cesare e realizza un horror compatto e consapevole, più fedele al genere che alle ambizioni satiriche

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Con Il Clown di Kettle Spring, disponibile dal 23 ottobre su Prime Video, giusto in tempo per la notte di Halloween, Eli Craig torna a dirigere un film horror a distanza di otto anni da Little Evil. L’opera è tratta dal romanzo omonimo di Adam Cesare, acclamato per aver rivitalizzato la narrativa slasher contemporanea. Fin dalle prime scene, il film abbraccia le coordinate classiche del genere: una cittadina isolata del Midwest, un gruppo di adolescenti in cerca di libertà, un trauma collettivo mai davvero risolto e un assassino mascherato pronto a colpire.

Sangue tra i filari e vecchi rancori di provincia

Protagonista è Quinn Maybrook (Katie Douglas), una ragazza costretta a trasferirsi con il padre, il dottor Glenn (Aaron Abrams), a Kettle Spring, Missouri, dopo la morte della madre. Il paese, devastato dall’incendio della vecchia fabbrica di sciroppo di mais Baypen, vive una tensione costante tra generazioni: gli adulti accusano i giovani di essere la causa del degrado, i ragazzi si rifugiano in un cinismo digitale che esaspera il conflitto. Tutto precipita quando qualcuno indossa il costume di Frendo, la mascotte clown della fabbrica, e inizia a uccidere chiunque rappresenti il volto “decadente” della nuova generazione.

Eli Craig e il ritorno allo slasher “puro”

Craig, già autore del cult Tucker & Dale vs Evil (2010), affronta questa volta un racconto più lineare e meno parodico, spostando l’attenzione sull’essenza stessa del cinema slasher: ritmo, ambientazione, creatività nelle uccisioni e una tensione costruita più sull’attesa che sul jump scare. Il regista conserva il gusto per l’ironia, ma la dosa con cautela, scegliendo un tono più cupo e un’ambientazione che restituisce al genere la sua dimensione rurale e isolata.

Il film si apre con un prologo folgorante, che richiama in modo evidente Lo squalo di Spielberg: una scena secca, ben coreografata, che stabilisce da subito le regole del gioco. Da quel momento, Il Clown di Kettle Spring alterna momenti di violenza esplicita a pause più ironiche, dove emerge la consapevolezza del regista nel maneggiare cliché e aspettative. Nonostante un budget limitato, Craig gestisce gli spazi con intelligenza: i campi di mais diventano un labirinto naturale e claustrofobico, perfetto per nascondere e sorprendere, mentre il suono – risate distorte, fruscii, urla lontane – amplifica la percezione del pericolo.

Una scena dallo slasher il Clown di Kettle Spring © SHUDDER

Satira sociale e nostalgia anni Ottanta

Come nel romanzo di Cesare, il film si muove su un doppio binario: da un lato l’intrattenimento sanguinoso, dall’altro una satira sullo scontro generazionale. Gli adulti del paese incarnano una moralità ipocrita e repressiva, incapace di accettare il cambiamento; i ragazzi reagiscono con rabbia e sarcasmo, esprimendo un disagio che il film traduce in immagini di caos e ribellione. La figura del clown, ex simbolo pubblicitario di un’America produttiva e ottimista, diventa così la maschera di una società che ha perso ogni innocenza.

Craig non si limita a evocare gli anni Ottanta – citando Halloween, Scream e persino Grano rosso sangue – ma li riattualizza attraverso un’estetica che alterna il colore acido dei neon al buio profondo dei campi notturni. L’effetto è quello di un horror “ibrido”: nostalgico ma consapevole del proprio tempo, con un ritmo veloce e una struttura pensata per un pubblico abituato alla brevità dello streaming.

Pregi e limiti di un adattamento semplificato

Se l’atmosfera funziona e il ritmo tiene, la sceneggiatura – scritta da Craig con Carter Blanchard – paga la scelta di semplificare il romanzo di Cesare. Il mistero si riduce, i conflitti morali si appiattiscono e alcune svolte narrative diventano prevedibili. L’identità del killer si intuisce troppo presto, e il film non tenta mai di sviare realmente lo spettatore. Anche il terzo atto soffre un eccesso di spiegazioni: il lungo monologo dell’antagonista, pur utile a chiarire le motivazioni, rallenta l’azione e smorza la tensione.

Nonostante ciò, Il Clown di Kettle Spring resta un slasher ben costruito, con una regia attenta alla coerenza visiva e un montaggio che non lascia tempi morti. Le scene di morte, girate con effetti pratici, sono tra gli elementi più riusciti: creative, sanguinose, ma sempre leggibili. L’uso minimo della CGI conferisce al film un sapore artigianale che ricorda il cinema horror di un tempo, privo di eccessi digitali e capace di sfruttare la fisicità degli attori.

Frame dallo slasher il Clown di Kettle Spring © SHUDDER

Katie Douglas e il volto del nuovo slasher

Nel ruolo di Quinn, Katie Douglas (già vista in Ginny & Georgia) offre una final girl moderna e convincente: intelligente, vulnerabile, ma lontana dagli stereotipi di vittima passiva. Il suo personaggio incarna la giovane donna contemporanea, combattuta tra la memoria del lutto e il desiderio di autodeterminazione. Intorno a lei, i co-protagonisti – Carson MacCormac, Cassandra Potenza e Kevin Durand – disegnano un microcosmo di figure riconoscibili: il bullo, l’amico leale, il genitore incapace.

Eli Craig non cerca di rivoluzionare lo slasher, ma di ricordarne la potenza originaria: quella di un genere capace di intrattenere e al tempo stesso raccontare le ansie collettive. In Il Clown di Kettle Spring l’orrore non nasce solo dalle uccisioni, ma dal senso di impotenza di una generazione schiacciata tra aspettative e repressione. Quando il film lascia parlare le immagini – i corpi tra i filari, il rosso che sporca l’oro del mais, la risata del clown che riecheggia nel vuoto – riesce a essere più incisivo di quanto non dica a parole. Il nuovo slasher di Craig, dunque, diverte, spaventa e a tratti riflette sul bisogno di trovare un nemico visibile in un mondo ormai privo di punti fermi. Forse non riesce a raggiungere l’irriverenza del suo esordio, ma conferma il suo talento nel trasformare la paura in intrattenimento popolare.

Il Clown di Kettle Spring
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Sommario

Eli Craig aggiorna il linguaggio dello slasher con un film rapido, ironico e visivamente curato, che trova nel clown Frendo un’icona disturbante e nella protagonista Katie Douglas una final girl credibile.

Agnese Albertini
Agnese Albertini
Nata nel 1999, Agnese Albertini è giornalista e critica cinematografica per Cinefilos.it, Best Movie e CinemaSerieTv.it. Laureata in Lingue e Letterature straniere all’Università di Bologna, dal 2022 scrive articoli, news, interviste in inglese e crea contenuti per i social.

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