Proposto dal Canada ai 98esimi Oscar come Miglior Film Internazionale, The Things You Kill segna il ritorno alla regia di Alireza Khatami, regista e sceneggiatore di nazionalità iraniana e canadese, già apprezzato per Oblivion Verses (2017). Un film ipnotico, complesso, che conferma la maturità artistica del regista e la sua dichiarata ammirazione per David Lynch. Come in Mulholland Drive, lo spettatore è immerso in una realtà sdoppiata, sospesa tra sogno e incubo, dove il confine tra l’azione e la proiezione mentale del protagonista resta volutamente indefinito.
Il ritorno di Ali e l’enigma del doppio in The Things You Kill
Il protagonista, Ali, interpretato da Ekin Koç, è un professore turco di Letteratura Comparata e Traduzione tornato nel suo Paese natale dopo 14 anni trascorsi negli Stati Uniti. Vive con la moglie (Hazar Ergüçlü) e si prende cura della madre, paralizzata alle gambe, oltre a lavorare all’università e coltivare con dedizione un orto ai margini della città. La sua vita è scandita da un equilibrio precario: la diagnosi di infertilità che non riesce a confessare alla moglie e un rapporto irrisolto con il padre Hamit, uomo ruvido e distante, interpretato da Ercan Kesal.
Dopo la morte della madre Sakine, Ali incontra Reza (Erkan Kolçak Köstendil), uno sconosciuto apparso nella valle dove si trova il suo orto, stremato e in cerca d’acqua. Reza si propone di aiutarlo con il giardino, in cambio di un modesto salario e ospitalità. L’uomo si integra con naturalezza nella vita di Ali, conquistando perfino la fiducia del cane da guardia, e diventa gradualmente la sua ombra, il suo specchio, il suo doppio.
Reza come alter ego
Da quel momento, The Things You Kill entra nel suo territorio più ambiguo. Le azioni, violente e non, che si susseguono – e che Khatami costruisce con una tensione costante, quasi claustrofobica – mettono in dubbio la percezione stessa della realtà. È Reza a compierle, o è Ali, che attraverso di lui dà voce e corpo a tutto ciò che ha represso?
La dinamica tra i due uomini diventa il cuore del film: Reza dice ciò che Ali non osa dire, fa ciò che Ali non può fare. L’identità si sfalda, e la narrazione, costruita come un puzzle visivo e sonoro, lascia lo spettatore privo di certezze, spingendolo a interrogarsi su quanto di reale e quanto di proiettato ci sia in ogni gesto.
The Things You Kill: simboli e visioni
Khatami dissemina il racconto di segni e allusioni. Il sogno della moglie di Ali, in cui il padre Hamit torna a casa sfinito e dice “kill the light” (“spegni/uccidi la luce”), funge da chiave simbolica ed esplica il titolo stesso, The Things You Kill, dedicato alle sorelle del regista. La luce, che nel film diventa elemento visivo dominante, è anche metafora del desiderio di cancellare, o “spegnere”, ciò che fa male.
Altro momento emblematico è la scena della lezione universitaria, in cui Ali spiega agli studenti che “l’interprete deve leggere un testo come se fosse una scena del crimine”. Una riflessione che sembra parlare tanto dell’analisi letteraria quanto del cinema stesso di Khatami – un cinema che indaga, smonta, interpreta, senza mai chiudere il cerchio.
The Things You Kill: un film memorabile
Più che un thriller, The Things You Kill è un’esperienza sensoriale e psicologica che agisce per suggestioni. La regia controllata di Khatami, le interpretazioni misurate e un uso inquietante del paesaggio naturale, delle bellissime valli e montagne turche, contribuiscono a creare un costante senso di sospensione.
The Things You Kill è una pellicola che parla di come la violenza generi altra violenza, e di come il cerchio possa essere chiuso solo con la trasformazione radicale dei valori trasmessi dalle generazioni precedenti. È un film che non chiede di essere “capito”, ma sentito – e che rimane nella mente come un sogno oscuro, di quelli che si continuano a interrogare anche dopo il risveglio.
The Things You Kill
Sommario
Un thriller psicologico suggestivo che intreccia sogno e realtà, identità e doppio. The Things You Kill non chiede risposte definitive, ma induce il dubbio – e rimane impresso.