Dopo la gloria e i premi che ha raccolto con The Millionaire, Danny Boyle è stato ricoperto di importanti offerte per dirigere film grossi e importanti, ma ha deciso di dedicarsi a un progetto molto più piccolo e, sicuramente, molto complicato.
Il film in questione è 127 Hours, la storia dello scalatore Aron Ralston, che rimasto intrappolato per sei giorni sotto un macigno si è poi amputato da solo un braccio riuscendo a sopravvivere. Nel ruolo del protagonista è già stato scritturato James Franco, e se l’attore in sé è una garanzia, restano molti dubbi su come il regista riuscirà a sviluppare in modo convincente una storia che ha un unico personaggio bloccato nello stesso posto per tutta la durata del film. In un’intervista a Empire, Boyle ha ammesso la “follia” intrinseca in un progetto del genere, ma ha spiegato le sue idee per rendere la cosa interessante:
Abbiamo pensato che, dal momento che ci sono così pochi personaggi, useremo due direttori della fotografia: Anthony Dod Mantle, che ha fatto 28 giorni dopo, e Enrique Chediak, che ha fatto 28 settimane dopo. Uno è nordeuropeo e l’altro sudamericano. Daranno al film apporti differenti, come in un film convenzionale dove ci sono un personaggio comico e un cattivo.
Sicuramente un’idea interessante, che però ancora non basta a
rassicurare circa l’assenza di personaggi di supporto e di
dialoghi. Nel cast compaiono anche Amber Tamblyn e Kate Mara come
personaggi di contorno. In realtà, come ci spiega il regista,
l’assenza di dialoghi con altri personaggi non implica però
l’assenza di… monologhi:
Ci sono dialoghi all’inizio e alla fine, ovviamente, ma per tutto
il film non ha nessuno con cui parlare. Ciò che abbiamo scoperto
però è che [Ralston] aveva con sé una videocamera, e che ha
registrato sei o sette messaggi, rivolti a coloro che pensava si
sarebbero rattristati per la sua scomparsa, essenzialmente dei
messaggi di addio. Abbiamo avuto modo di vederli, anche se lui
tende a non mostrarli a nessuno. Quindi se volete sì, c’è del
dialogo, con un futuro che lui pensa di non avere.