Ieri sera con l’Avantfestival pre-inaugurazione della 48. edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. Alla proiezione di Musi neri erano presenti il regista Filippo Biagianti, il co-fondatore del Festival Bruno Torri, il direttore artistico Giovanni Spagnoletti e il Presidente della provincia di Pesaro e Urbino, Matteo Ricci il quale, introducendo il documentario, ha affermato che “la provincia di PU attuale è stata fatta anche con i proventi del lavoro di chi è emigrato.” E ha aggiunto: “Questa proiezione è un modo per ricordare che dalla crisi attuale si esce anche ricordando chi siamo. E non ci fermiamo qui, perchè questo lavoro sarà proposto in autunno nelle scuole della provincia”. Alla proiezione di Quintosole di Marcellino De Baggis, in omaggio allo stesso documentarista tarantino prematuramente scomparso lo scorso anno, la vedova del regista, Grazia Del Giudice, ne ha dato un ricordo vivo e partecipe. Ha infatti raccontato di come l’esperienza di sei mesi di vita simil-carceraria sia stata particolarmente significativa per il regista soprattutto dal punto di vista umano; un fatto che alla fine ha permesso la produzione di un qualcosa di bello e artistico, similmente a quanto accaduto con l’esperienza di Cesare deve morire ai fratelli Taviani o con il protagonista di Reality, Aniello Arena, a Matteo Garrone.

 

A distanza di 48 anni la Mostra, dal 2000 sotto la direzione artistica di Giovanni Spagnoletti, ha mantenuto la sua identità di manifestazione votata alla scoperta, di piattaforma da cui giovani registi e nuovi linguaggi prendono lo slancio verso il grande pubblico. Di festival in cui si può rinunciare ai lustrini e ai tappeti rossi ma non alla ricerca, alla cultura, alla curiosità e alla sperimentazione. E, nonostante l’età, la Mostra non ha perso la freschezza di festival giovane che propone uno sguardo inedito – “nuovo”, come vuole il suo nome – sui film nazionali e internazionali, e che invita lo spettatore a un viaggio nel cinema di oggi, per (pre) vedere quello di domani.

Come dimostra lo studio, progettato e condotto dalla Libera Università IULM di Milano in collaborazione con AFIC (Associazione Festival Italiani di Cinema) e presentato il 15 giugno a Roma congiuntamente alla Mostra di Pesaro, i festival sono occasione di stimolo culturale e momenti di scambio anche internazionale e fungono, di fatto, da motore dell’economia locale e da catalizzatore della promozione turistica delle città ospiti. In un momento in cui l’investimento in cultura ha perso il tradizionale sostegno pubblico e deve rivolgersi a sponsor privati e alla luce della crisi economica, che disincentiva anche gli investimenti delle aziende, misurare e comprendere appieno il ritorno economico di questi eventi è uno strumento fondamentale per dare nuovo impulso al settore e a tutte le formule festivaliere di promozione culturale.

Conscio della situazione generale dei festival e della cultura, il direttore artistico Giovanni Spagnoletti avverte: “La difficile generalizzata situazione economica (anche) nel nostro paese, il ritardo nei finanziamenti dello Stato, il lievitare dei costi minacciano di compromettere la competitività di quella che è stata e resta una delle più antiche e rinomate manifestazioni di cultura cinematografica in Italia. Non possiamo nasconderci le difficoltà contingenti e possiamo solo augurarci (e lavorare) perché nel prossimo futuro si assista finalmente a un’inversione di tendenza rispetto a questa situazione non poco difficile”.

Hanno esordito oggi tutte le sezioni principali del Festival, a cominciare dal corposo focus intitolato “Il cinema documentario oggi: l’Italia allo specchio”, una selezione di 19 lavori (a cui si aggiungono due proiezioni speciali e le due dell’Avantfestival) che fanno il punto sullo stato delle cose del documentario nostrano e dell’Italia stessa, ritratta criticamente da una grande varietà di punti di vista che ne mettono in luce gli aspetti problematici, irrisolti, contraddittori.

Ad inaugurare la sezione è stato Armando e la politica di Chiara Malta, un documentario molto personale, anzi, famigliare, nel quale l’autrice, residente in Francia, torna a casa per seguire gli sviluppi dell’attività politica del proprio padre. Quest’ultimo, infatti, da fervente socialista sembra spostarsi progressivamente verso posizioni più moderate, fino a lambire le sponde del centro-destra nell’Italia di Berlusconi. La perdita dell’identità politica viene quindi presa a pretesto per cercare di capire cosa è cambiato nello scenario politico italiano degli ultimi venti anni, attraverso un’originale sperimentazione visiva e narrativa. La regista infatti mescola l’animazione (simbolicamente ridotta ad uno sfondo bianco sul quale si muovono figurine nettamente divise in blu e rosse, a demarcarne la fede politica), ad interviste a parenti ed ex compagni di partito (tra i quali non pochi hanno abbandonato le ideologie giovanili), immagini in bianco e nero fintamente d’epoca e il più convenzionale “pedinamento” del protagonista.

Per quanto riguarda il Concorso Pesaro Nuovo Cinema invece, la prima pellicola ad essere stata presentata al pubblico è stata quella del giapponese Yosuke Okuda che in  Tokyo Playboy Club racconta con umorismo nero le nevrosi metropolitane e la tragicomica lotta per la sopravvivenza di un malvivente nei bassifondi di Tokyo.

La 48. Mostra del Nuovo Cinema è orgogliosa di presentare quest’anno un’ampia retrospettiva su uno dei periodi più importanti, ma meno conosciuti, dell’intera storia del cinema tedesco, in occasione del cinquantenario della firma di quel “Manifesto di Oberhausen” nel quale i 26 firmatari dichiararono morto il cinema “di papà”  proclamando l’avvento di un cinema nuovo, che passasse attraverso la sperimentazione nel cortometraggio, libero da convenzioni, commercializzazioni  e controlli finanziari. Anche se la firma del Manifesto avverrà solo nel 1962, già sul finire degli anni Cinquanta alcuni giovani registi tedeschi come Peter Schamoni, Ferdinand Khittl e Raimond Ruhl producono i primi lavori di rottura. E’ a queste opere “ante-Manifesto” che è stato dedicato il programma odierno (suddiviso, appunto, cronologicamente) al quale hanno presenziato la collaboratrice storica del Festival Internazionale del Cortometraggio di Oberhausen, Alexandra Hesse e lo storico del cinema – nonchè curatore della retrospettiva – Ralph Eue. Tra i sei lavori proiettati oggi si segnalano i due corti di Ferdinand Khittl, “Grossmarkthalle” e “Das Magische Band”, autore oggi praticamente dimenticato, ma di grande valore per la sua forte critica politico-sociale. Da segnalare anche il corto che anticiperà la proiezione del film in Piazza, “Massnahmen Gegen Fanatiker” di un Werner Herzog che già all’epoca (1968) dimostrava il talento che in seguito gli è stato ampiamente riconosciuto.

Il 26° Evento Speciale sul cinema italiano, curato da Vito Zagarrio e organizzato in collaborazione con Luce Cinecittà e Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca nazionale, è dedicato a Nanni Moretti, autore tra i più importanti della scena italiana degli ultimi decenni in grado di interpretare (e prevedere) alcune svolte fondamentali del nostro Paese. Quelli proiettati oggi sono stati i suoi primi due lungometraggi: Io sono un autarchico – in versione restaurata – e il suo primo grande successo Ecce Bombo. E’ solo la prima tappa della prima retrospettiva totale sull’Autore romano, comprendente anche corti giovanili, ad oggi quasi invisibili, documentari e diari di lavorazione, per uno sguardo completo sulla sua carriera da regista. Moretti sarà protagonista della Mostra anche grazie al volume appositamente edito da Marsilio e curato da Vito Zagarrio “Nanni Moretti. Lo sguardo morale” e alla mostra fotografica che sarà inaugurata il 29 giugno alla Galleria Mancini di Pesaro: “Nanni Moretti, il lavoro del set da Aprile a Habemus Papam”.

Per la conclusione della prima giornata del Pesaro Film Festival l’inaugurazione ufficiale (ieri era stata proiettata la partita della nazionale di calcio) del “Cinema in Piazza”. In un’atmosfera informale e “popolare”, la proiezione del film d’apertura (fuori concorso), Barbara di Christian Petzold, un dramma toccante già premiato alla Berlinale e realizzato da uno dei più importanti registi del cinema tedesco del nuovo millennio.

La giornata di domani si aprirà nuovamente con un documentario italiano (alle 11 al Teatro Sperimentale): in Grandi speranze, Massimo D’Anolfi e Martina Parenti seguono, con ironia, le vicende di tre giovani imprenditori italiani all’estero. Si prosegue con la seconda parte del programma dedicato ai 50 anni del Manifesto di Oberhausen (ore 15), a cui seguirà il secondo film in Concorso, il thailandese In April the Following Year, There Was a Fire di Wichanon Somumjarn (ore 16.15). Alle 17.45 si torna al documentario con Palazzo delle Aquile di Savona, Porto e Sparatore, sull’emergenza abitativa a Palermo e si conclude la giornata del Teatro con l’evento speciale dedicato a Moretti con la proiezione di Sogni d’oro (ore 21) e Bianca (ore 23). In Piazza (come sempre alle 21.45) sarà proiettato il corto di Moretti Filmquiz e, a seguire, il film in Concorso Sharqiya dell’israeliano Ami Livne. Si inaugura inoltre la sezione Round Midnight (ex Dopofestival) alle 0.15 nel cortile di Palazzo Gradari con il programma dedicato alla video arte del gruppo Alterazioni Video.

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