Giffoni Film Festival: Jean Reno “spero che Benigni mi chiami per il suo prossimo film”

“Roberto, dove sei Roberto?”. Jean Reno, ospite al Giffoni Film Festival, lancia un appello a Roberto Benigni e si propone per il nuovo film che il premio Oscar italiano dovrebbe iniziare a girare il prossimo anno. “Roberto è un angelo, è un uomo con un grande cuore”, ha detto il 64enne attore che nel 2005 ha interpretato l’ultimo film di Benigni “La tigre e la neve”. Intanto Reno sta interpretando a Parigi la nuova serie tv “Jo” in cui è un poliziotto. Di altri progetti futuri dice di non sapere nulla: né di una serie tv tratta da “Io uccido” di Giorgio Faletti, né di un film su Marco Polo e neanche “di un nuovo film con Luc Besson di cui si scrive ogni volta che c’è il Festival di Cannes”. E’ contento per il successo ottenuto nel mondo dalle commedie francesi perché “la gente ha bisogno di qualcosa per distrarsi dalla vita difficile che è costretta a fare. Anche io quando vedo una buona commedia sono contento. Molti pensano sia semplice far ridere ma non è così, non è mica facile essere Charlie Chaplin”. Reno vive ormai a New York e gira a Hollywood, non solo grandi film d’azione ma anche pellicole indipendenti come il nuovo film di Christian Camargo con Katie Holmes, tratto dal “Gabbiano” di Cecov. Del suo primo indimenticabile grande successo, il Leon di Besson, ricorda tutto, specialmente la straordinaria bambina Natalie Portman, all’epoca 13enne: “Ci incontriamo ancora a New York –dice- mi ricordo tutto di quell’esperienza, ho in mente il primo momento che l’ho vista. Adesso è una persona fantastica, è molto stabile ma già allora avevo capito che avrebbe avuto un grande successo. Quando ne parlai con sua madre, mi disse che temeva che sua figlia sarebbe cambiata se avesse fatto l’attrice ma io le dissi: ’Signora, è lei che non deve cambiare’”. Reno non rinnega l’amicizia con l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy: “Per lui a marzo la situazione era molto difficile, io ero in America e ho cercato di incoraggiarlo mandandogli degli sms. Anche se non ci vediamo da almeno sei mesi, siamo rimasti sempre molto amici”. Si sofferma a fare una sorta di minilezione di cinema: “Ci sono due scuole di recitazione- dice- Quando giravano ‘Il maratoneta’, Dustin Hoffman, per prepararsi alla scena, correva e correva prima di iniziare a girare. Laurence Olivier lo guardava e gli diceva ‘ragazzo, fermati e prova a recitare’. Tutti i metodi sono validi, un attore deve fare quello che sente più vicino alla sua natura. Per me la cosa veramente importante è mantenere una condizione fisica simile a quando avevo 17 anni e volevo fare l’attore: non bere troppo, dormire, non prendere droghe, capire che il corpo è uno strumento”. Si dice sconvolto per la tragedia di Denver avvenuta alla prima di Batman: “Sono d’accordo nel non fare la prima a Parigi di ‘The dark night rises’ perché è accaduta una strage e sarebbe davvero inopportuno”. L’ultima battuta è per Giffoni: “E’ un festival necessario, come diceva Truffaut. Il direttore Claudio Gubitosi emana la luce dal cuore ed è la luce di tutti questi ragazzi”.

 
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