L’Altra Heimat: Edgar Reitz in Italia

In occasione dell’uscita italiana de L’Altra Heimat. Cronaca di un sogno (31 marzo e 1 aprile), il regista tedesco Edgar Reitz arriva dunque in Italia e incontra il suo pubblico nell’ambito di un tour che toccherà diverse città. Si parte da Milano dove all’Arcobaleno Film Center il film verrà proiettato alle ore 10 di domenica 22 marzo e sarà seguito dell’incontro col maestro (NB. I giornalisti possono richiedere un accredito rispondendo a questa mail). Si prosegue poi con il Cinema Massimo di Torino con la proiezione di lunedì 23 marzo alle ore 20 introdotta da Edgar Reitz. Segue la tappa di Roma: qui Reitz saluterà il pubblico e introdurrà il film al Cinema Farnese Persol martedì 24 marzo alle ore 19 (NB. I giornalisti di Roma possono richiedere un accredito sia per questa proiezione che per l’anticipata stampa rispondendo a questa mail. L’anticipata, chiusa e riservata ai media, è prevista per il 18 marzo alle ore 17 e si svolgerà invece presso la Casa del Cinema).

 

Il tour di Reitz proseguirà poi verso Bari, dove il regista sarà ospite del Bif&st – Bari International Film Festival – per una delle otto lezioni di cinema con grandi registi europei.

L'altra HeitmatL’Altra Heimat. Cronaca di un sogno

Mentre girava Heimat 3, Reitz ricevette la lettera di un’infermiera che lavorava in un ospedale di Porto Alegre. La donna lo aveva visto in un reportage televisivo brasiliano dedicato al cinema tedesco e, notando la sua somiglianza col Dottor Reitz, titolare della clinica in cui lavorava, si chiedeva se esistesse una parentela tra i due. Alcuni mesi più tardi la stessa infermiera fece avere al regista un libro dal titolo Genealogia della famiglia Reitz in Brasile, scritto dal sacerdote cattolico Raulino Reitz, che all’inizio degli anni ’60 aveva condotto alcune ricerche sulla sua famiglia in Brasile. Il volume fece scoprire a Reitz che in effetti gli antenati della brasiliana famiglia Reitz erano originari del villaggio di Hirschfeld, a soli quindici chilometri da Morbach, suo paese natale.

Commento del regista

Il tempo che ci separa dagli eventi di questa storia è di appena 160 anni, ma si è trattato di un viaggio in una Germania molto diversa e quasi completamente dimenticata, in un paese sfigurato da una miseria opprimente. Occorre un grande sforzo d’immaginazione per capire che meno di un secolo e mezzo fa gli abitanti del nostro erano costretti a sbarcare il lunario in condizioni incomparabili con quelle di qualsiasi luogo del mondo odierno. A partire da Schabbach ci siamo esercitati a osservare la vita contemporanea con gli occhi di un estraneo ed è stato terribile vedere quanto apparissero di colpo apocalittici il consumismo, l’egocentrismo e le pretese esagerate della nostra società frammentata. Di fatto, uno degli effetti di Die andere Heimat è forse quello di indurre il pubblico a fermarsi per un istante e a vivere il diverso ritmo che permetteva ai nostri antenati di sopravvivere. In fondo, potrebbe essere ancora quello il vero ritmo del nostro cuore.

La saga di Heimat

Girato in parte in bianco e nero e in parte a colori, Heimat (che prende il nome dalla parola tedesca che indica la casa o il luogo natio) fu presentato in anteprima nel 1984 alla 41ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, raccogliendo un enorme consenso di critica. Suddiviso in 11 episodi per un totale di 924 minuti, il film narra la storia della famiglia Simon e di Schabbach, villaggio immaginario dell’Hunsrück, regione d’origine del regista. Dieci anni dopo, nel 1992, uscì  Heimat 2 – Cronaca di una giovinezza e nel 2004 arrivò Heimat 3 – Cronaca di una svolta epocale. L’altra Heimat. Cronaca di un sogno è stato presentato a Venezia nel 2013 e esce ora nei cinema italiani per due giorni, martedì 31 marzo e mercoledì 1 aprile, distribuito da Ripley’s Film, VIGGO e Nexo Digital.

Edgar Reitz

Nato nel 1932 a Morbach è uno degli esponenti di punta del Nuovo Cinema Tedesco. Dopo il diploma di maturità si trasferisce a Monaco di Baviera e comincia a lavorare nel cinema in vari ruoli, dallo sceneggiatore al montatore, dall’aiuto regista al direttore della fotografia. Nel 1962 è tra i registi firmatari, insieme a Herzog, Kluge, Fassbinder, von Trotta, del Manifesto di Oberhausen che denunciava la crisi del cinema tedesco e auspicava l’inizio di un nuovo corso, economico ed estetico, per la settima arte in Germania. Dopo aver diretto diversi cortometraggi, nel 1967 debutta nel film lungo con la storia d’amore Mahlzeiten, che alla Mostra di Venezia vince il Premio come Miglior Opera Prima. Due anni dopo torna a Venezia con Cardillac e successivamente gira diversi film in co-regia (come il collettivo Das Goldene Ding, 1971, presentato alla Mostra) e lungometraggi (come Geschichten vom Kübelkind, 1971, Die Reise nach Wien, 1973, e Il sarto di Ulm, 1978). Il successo internazionale arriva proprio a Venezia con la proiezione in anteprima del capolavoro di Reitz, l’opera monumentale Heimat (1984), serie per la televisione in undici episodi della durata complessiva di 924 minuti che racconta una lunga saga famigliare intrecciata con la storia della Germania dal 1919 al 1982. Il progetto sulla storia recente della Germania proseguirà con i film, tutti presentati a Venezia, Die Zweite Heimat Chronik einer Jugend (Heimat 2. Cronaca di una giovinezza, 1992), ambientato tra il 1960 e il 1970, Heimat 3. Chronik einer Zeitenwende (Heimat 3. Cronaca di una svolta epocale, 2004), che racconta gli anni dal 1989 al 2000 e Heimat. Fragmente (2006), complemento alla trilogia composto da scene tagliate e materiali inediti. Reitz è tornato a Venezia 70 fuori concorso con Die Andere Heimat. Chronik einer Sehnsucht (Home From Home. Chronicle of a Vision), ambientato nella Prussia di fine Ottocento.

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