RomaFF12: Prendre le large di Gaël Morel

Prendre le large

Alle ore 19.30 la Sala Sinopoli ospiterà la proiezione di Prendre le large di Gaël Morel, il regista di Les Chemins de l’oued (2002), vincitore del premio FIPRESCI al Festival di Toronto, e Après lui, in concorso a Cannes nella sezione Quinzaine des Realisateurs.

 

Nel suo nuovo film, Morel mostra la storia di Edith, operaia in un’azienda tessile, la cui vita cambia radicalmente quando l’azienda per cui ha sempre lavorato decide di delocalizzare in Marocco. Di fronte alla prospettiva della disoccupazione, con un figlio lontano e senza altri legami, Edith decide di accettare il trasferimento a Tangeri.

Prendre le large di Gaël Morel

In merito al film il regista ha commentato: Ho voluto rendere omaggio a quella classe operaia da cui provengo, girare un film interamente ambientato in quel mondo. Nei miei film ci sono spesso personaggi di origini modeste, ma non necessariamente provenienti dalla classe operaia della mia infanzia. L’idea di un film su una donna che accetta di essere trasferita in Marocco è nata mentre parlavo della situazione dell’industria tessile a Villefranche-sur-Saône con mio padre, che ha lavorato per molto tempo in una fabbrica tessile. Le industrie ancora attive nella regione sono poche.

Sono stato fortunato a poter girare le sequenze in cui Edith lavora ancora in Francia in questi posti che per me significano molto. Le leggi francesi sul lavoro obbligano le aziende a offrire il trasferimento ai lavoratori prima di licenziali, e queste proposte sono una palese farsa. Ma la situazione che ho immaginato è tutt’altro che inverosimile: durante la crisi in Spagna, molte persone hanno preferito trasferirsi temporaneamente in Marocco pur di non restare senza lavoro.

Per Edith, come per tutti i lavoratori, il lavoro è un bene indispensabile su cui basare il proprio orgoglio, la propria dignità e i rapporti sociali. Quale vita sociale si può con un lavoro organizzato in 3 turni 24 ore su 24 al di fuori delle amicizie che si formano all’interno della fabbrica? In una società come la nostra, è difficile vivere una vita dignitosa se non hai un lavoro.

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