Nonostante le critiche che si sono fatte e che si faranno a questi Oscar 2019 (tutti i vincitori), i premi che non hanno fatto felici tutti (e quando mai ci riescono?) e le aspettative deluse, ci sforziamo, in questa sede, di vedere il “bicchiere mezzo pieno” e cerchiamo di trovare il bello in una serata alquanto piatta, soprattutto dal punto di vista dello spettacolo.
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Ecco i migliori momenti degli Oscar 2019:
I supereroi da Oscar
Black Panther
Nonostante le critiche che il film Marvel Studios ha ricevuto, è importante sottolineare come i premi che gli sono stati assegnati hanno contribuito ad abbattere altri piccoli muri nell’assegnazione dell’Academy Awards, premiando anche due donne di colore che hanno segnato la storia, prime in categoria. La costumista Ruth Carter e gli scenografi Hannah Beachler e Greg Berry ringraziano.
Il film segna anche l’ingresso del cinemcomic nell’Olimpo dell’Academy, evento che era nell’aria da diversi anni. Il Cavaliere Oscuro ha per la prima volta accostato il genere al premio, grazie all’interpretazione di Heath Ledger, e mentre Wonder Woman e Logan ci sono andati vicini nell’epoca d’oro del cinecomic, Black Panther ha compiuto l’impresa. Al di là dei meriti del film, è comunque un passo importante per gli Oscar che diventano sempre più rappresentativi dello spettatore.
Spider-Man: Un nuovo universo
Quest’anno il colpo grosso lo ha portato a casa Sony Pictures, che con il film sull’Uomo Ragno co-creato dall’italiana Sara Pichelli, ha sbaragliato, giustamente, lo strapotere Disney e ha conquistato una statuetta attesa quanto meritata. Anche quest’anno, un pizzico di Italia è salita su quel palco.
I presentatori di razza
Melissa McCarthy e Brian Tyree Henry stra-vincono
Il premio ai migliori costumi è andato a Ruth Carter, per Black Panther, che ha fatto del personaggio Marvel “un vero re africano”. Tuttavia lo spettacolo è cominciato prima, con l’annuncio dei nominati e l’assegnazione del premio da parte di Melissa McCarthy e Brian Tyree Henry che hanno trascinato il Dolby presentandosi sul palco con dei costumi che richiamavano tutti i nominati di categoria.
Se la McCarthy ha prediletto il costume della regina Anna in La Favorita, Tyree Henry non ha saputo scegliere, aggiungendo un pezzetto di ogni stile e costume al suo abbigliamento. Esilaranti.
Suggerimenti per il 2020
Amy Poheler, Tina Fey e Maya Rudolph hanno presentato il premio alla migliore attrice non protagonista, vinto da Regina King per Se la strada potesse parlare. Le tre comedian hanno calcato il palco subito dopo il numero musicale dei Queen+Adam Lambert, cui è stata affidata l’inaugurazione del palco.
Ma le tre signore della comedy americana hanno eclissato Brian May e compagnia: brillanti, divertenti, causitche e politiche, le tre si candidano a pieno diritto ad essere le prossime che l’Academy chiamerà per condurre la serata. Dopotutto ai Golden Globes la coppia Fey/Poheler ha sempre brillato, e con la Rudolph lo spettacolo e le risate sono assicurate!
La complicità al Dolby Theatre
“Siamo lontani dal fondo… adesso”
Se di complicità si deve parlare, Bradley Cooper e Lady Gaga occupano un posto d’onore a questo tavolo. I due protagonisti di A Star is Born hanno cantato dal vivo Shallow, brano di punta dell’intensa colonna sonora originale del film, che ha anche vinto l’Oscar di categoria. Voce e pianoforte, Lady Gaga ha incantato il Dolby, nonostante l’evidente emozione, e con Cooper ha dato vita a un momento elettrizzante. E non siamo tanti sicuri che sia piaciuto a Irina Shayk…
Que viva Mexico… ancora
Continua la scia positiva per il Messico agli Oscar. Sono ormai cinque anni che la Stato più “odiato” da chi vuole rendere grande di nuovo l’America trionfa agli Academy Awards, e tutto cominciò con Gravity di Alfonso Cuaron. Dopo la doppietta di Alejandro Gonzales Inarritu e di Guillermo Del Toro lo scorso anno, Cuaron torna a vincere la migliore regia con il bellissimo Roma (il film ha vinto anche Miglior Film Straniero e Migliore Fotografia).
A premiarlo c’era proprio il fraterno amico Del Toro, che lo aveva già premiato al Festival di Venezia con il Leone d’Oro. Guillermo ha semplicemente detto: “Oh, questo è un nome che so pronunciare… Alfonso Cuaron”, tra gli applausi generali e il sorriso di complicità tra due amici che ce l’hanno fatta.
Pretty in Pink
La Regina d’Inghilterra e il Re di Atlantide
Helen Mirren e Jason Momoa formano senz’altro una strana coppia. Un assortimento molto interessante per i due attori che sono stati chiamati a premiare il miglior Documentario (Free Solo). Entrambi in rosa, colore predominante sul red carpet di questa edizione degli Oscar 2019, sono stai la migliore coppia di presentatori della serata. Merito della presenza scenica di Momoa e della classe senza tempo di Dame Mirren.
Julia Roberts
Più passano gli anni e più la Robert, premio Oscar nel 2001 per Erin Brockovich, sembra diventare affascinante e luminosa. Sarà che a fine serata tutti sapevamo che quello che ha annunciato lei (miglior film) era l’ultimo premio da assegnare, sarà che il suo sorriso è a dir poco contagioso, sarà che il tono di rosa che ha scelto avrebbe tenuto sveglio chiunque, l’attrice è una vera e propria calamita da palcoscenico. Inoltre si è arrogata il compito di “dichiarare chiusa la 91° edizione degli Oscar”.
Gli effetti di Bohemian Rhapsody su Hollywood
Opera senza autore
Bohemian Rhapsody è il film che ha vinto più Oscar in assoluto: 4 statuette. Il film però non ha un regista, o meglio, nessuno si è ricordato di lui e con buone ragioni. Bryan Singer, che è atutti gli effetti accreditato come regista del film, insieme a Dexter Fletcher, è stato condannato alla damnation memoriae dalla produzione del film, in primis Brian May, che ha detto chiaramente che il film non è di Singer.
Dal canto suo, Rami Malek si è dissociato dal lavoro con Singer, parlando di set turbolento. Quel che è certo che difficilmente ci ricapiterà di vedere un film di così grande successo con una storia così “losca” alle spalle. Piuttosto, speriamo che presto la situazione legale del regista venga chiarita e che possa tornare a lavorare in serenità, o a pagare per i suoi reati, a seconda di ciò che deciderà la giustizia.
Un bacio ancora
Dedichiamo questo spazio a Rami Malek, non perché si sia apprezzata particolarmente la sua vittoria, ma perché è sembrato uno dei pochi attori che non aveva fretta di salire sul palco a prendersi il suo premio. Perché? Sembrava che l’attore avesse decisamente più voglia di pomiciare con la bella fidanzata, l’attrice Lucy Boynton, sua co-star in Bohemian Rhapsody.
Un bacio, due, tre, un abbraccio, un altro bacio e poi lei che sembra dirgli “vai, è il tuo momento, ma pulisciti il mio rossetto dal mento, prima”. Un siparietto molto dolce per una coppia che potrebbe durare il tempo di un ciak, ma che è appena nata (proprio sul set del film) e che suscita grande tenerezza.
Le emozioni più grandi
La prima volta di Spike Lee
Una vera standing ovation ha accompagnato Spike Lee per la prima volta sul palco degli Academt Awards. Premiato con giustificato e trascinante entusiasmo da Samuel L. Jackson (e Brie Larson), il regista si è aggiudicato il premio per la migliore sceneggiatura non originale di BlackkKlansman.
Il discorso di ringraziamento non ha deluso: deciso, incazzato, diretto, il regista ha ricordato che le “elezioni del 2020 sono dietro l’angolo” e che tante volte è necessario “fare la cosa giusta”. Peccato che più tardi, durante la serata, non si sia risparmiato la stoccata a Green Book (che ha vinto il miglior film) dicendo che “ogni volta che qualcuno guida” per lui finisce male. Il riferimento è per A spasso con Daisy, che vinse ai danni (anche ) di Fa’ la cosa giusta.
Olivia Colman
Se un pari merito doveva essere assegnato, sarebbe stato giusto darlo nella categoria Migliore attrice protagonista. La bravissima Olivia Colman ha “rubato” la statuetta che tutti credevamo destinata a Glenn Close. Dispiace moltissimo per l’interprete arrivata alla settiman nomination senza mai aver vinto, ma la sorpresa, la dolcezza e la commozione della Colman, unitamente all’incredibile performance ne La Favorita, ci ripagano un po’ dell’amarezza per la Close.
Trascinando con sé sorrisi e lacrime, Olivia ha offerto il discorso di ringraziamento più “disordinato” ed emozionato, basta chiedere a Emma Stone, sua co-star, che con lacrime e un ampio sorriso, l’ha accompagnata con gli occhi sul palco per il meritato premio.