Oscar 2019: la peggiore edizione dai tempi di Shakespeare in Love

green book Oscar 2019

Si sono conclusi con il trionfo di Green Book di Peter Farrelly, ma gli Oscar 2019 si ricorderanno a lungo come uno dei peggiori anni della storia del premio. L’Academy ha fatto la sua parte, con le polemiche pre-show, ma ci ha messo il carico da novanta con dei premi apparentemente casuali, che hanno visto vincere Bohemian Rhapsody il maggior numero di statuette (quattro in tutto), seguito da Green Book e Roma (tre premi).

 

Black Panther ha segnato la storia del cinema e del cinecomic, che con tre premi Oscar è il primo film basato sui fumetti a raggiungere questo risultato, portando a casa migliore colonna sonora, migliori costumi e migliore scenografia (con buona pace de La Favorita che era effettivamente più meritevole ma forse meno visto dai membri dell’Academy). Un risultato importante per il film, soprattutto dato l’impatto che ha avuto sul pubblico, soprattutto quello americano, che però non incorona certo il merito.

Per quello che riguarda invece gli attori, oltre a Rami Malek per il biopic sui Queen, uno dei premi più sicuri e “già assegnati” dall’inizio della serata (gli altri candidati di categoria, Bale, Mortensen, Cooper e Dafoe, ringraziano l’Academy), Olivia Colman soffia il premio a Glenn Close, data per favorita dalla season awards e arrivata ad un soffio dall’ambita statuetta, l’unica che ancora manca, dopo sette nomination, al suo palmares. La vittoria della Colman è bella, emozionante, genuina, per una performance e un film meritevoli, che forse avrebbe dovuto portare a casa più statuetta. Il suo premio è stata la bella sorpresa della serata.

Ineccepibili e “telefonati” i non protagonisti: Mahersalha Ali e Regina King trionfano in categoria, nonostante una concorrenza serrata da parte di interpreti altrettanto bravi e con pari possibilità di vittoria. Menzioniamo soprattutto Amy Adams per Vice, che arrivata alla sua sesta nomination si candida a diventare il “nuovo Leonardo DiCaprio” del popolo della rete.

Gli Oscar del 1999 sono ancora oggi ricordati come quelli dello “scandalo” di Shakespeare in Love, che vinse 7 statuette, tra cui quella di miglior film, di fronte a concorrenti del calibro di Salvate il Soldato Ryan e La sottile linea rossa. Una decisione miope, all’epoca, visto che a distanza di 20 anni, tutti ricordiamo i due film ambientati durante la Seconda Guerra Mondiale, diretti da Steven Spielberg e Terrence Malick, ma in pochi ricordano o menzionano la pur godibile tragedia con Gwyneth Paltrow, anche lei vincitrice di categoria quando a concorrere c’era Cate Blanchet per Elizabeth.

A distanza di 20 anni esatti l’Academy Awards replica se stessa nell’assegnazione di premi completamentente random, quelli tecnici soprattutto, e alcuni dei principali assegnati a performance e film sufficienti (ci riferiamo al migliore attore Malek e alla migliore colonna sonora a Black Panther).

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L’élite che ha assegnato questi premi tende al perbenismo e all’apertura per aggirare ogni accusa di razzismo, così gli Oscar 2019 si concludono, sì, con il trionfo della commedia feeling good con Viggo Mortensen, ma smascherano la tendenza ad appiattire le scelte e il gusto, limitandosi a considerare per la corsa agli Oscar quei pochi film che arrivano in più sale e per più tempo. A questo proposito consigliamo di dare una possibilità ai vincitori degli Independent Spirit Awards, gli “Oscar indie”, che offrono allo spettatore curioso, uno sguardo diverso su quello che è il cinema americano.

Quella di quest’anno sarà ricordata come un’edizione noiosa e piatta, anche (non è da trascurare visto che gli Oscar sono anche glamour) da un punto di vista del red carpet e dello spettacolo. Soltanto nel premio a Spike Lee, per la migliore sceneggiatura non originale per BlackkKlansman, si è visto un reale guizzo, un entusiasmo sincero, un amore vibrante per il cinema e per quello che con il cinema e con l’arte si può dire al mondo.

E Lee (al suo primo Oscar) e con lui Alfonso Cuaron, che con Roma ha realizzato una tripletta mai raggiunta prima nella storia (ha vinto miglior regia, migliore fotografia e migliore film straniero), rappresentano senz’altro il bello del cinema, di questa settima arte che, nonostante le critiche e il “malcontento”, ci tiene svegli ogni anno a chiacchierare di vite, storie, magia.

Tutti i vincitori degli Oscar 2019

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