Prima di diventare un’icona del cinema horror grazie a Halloween, Jamie Lee Curtis avrebbe potuto esordire sul grande schermo in un altro classico del genere. In una recente intervista concessa al The Drew Barrymore Show, l’attrice ha rivelato che, all’età di circa dodici anni, fu presa in considerazione per il ruolo di Regan MacNeil, la protagonista de L’Esorcista, diretto da William Friedkin.
A contattare la famiglia fu il produttore Ray Stark, convinto che la giovane Curtis potesse essere perfetta per il personaggio. La risposta della madre dell’attrice, però, fu immediata e definitiva: nessun provino. Una decisione che, col senno di poi, Jamie Lee Curtis ha definito fondamentale per la propria crescita personale.
Una scelta di protezione che ha evitato i rischi della fama precoce

Curtis ha raccontato di avere, all’epoca, una personalità vivace e spigliata, caratteristiche che probabilmente avevano colpito il produttore. Nonostante l’enorme opportunità che il film avrebbe rappresentato, sua madre scelse di proteggerla da un ruolo estremamente intenso per una bambina di dodici anni, privilegiando una crescita lontana dalle pressioni dell’industria cinematografica.
Riflettendo oggi su quell’episodio, l’attrice ha espresso gratitudine per non essere stata catapultata troppo presto sotto i riflettori, sottolineando come la possibilità di vivere un’infanzia “normale” abbia avuto un impatto positivo sulla sua vita e sulla sua carriera. Nel dialogo con Drew Barrymore, Curtis ha anche riconosciuto come non tutti abbiano avuto la stessa possibilità di scelta, ricordando quanto la fama precoce possa lasciare segni profondi.
La storia ha assunto nel tempo un significato ancora più forte alla luce di ciò che accadde a Linda Blair, che ottenne poi il ruolo di Regan a soli quattordici anni. Blair ha successivamente raccontato le gravi conseguenze fisiche e psicologiche affrontate dopo L’Esorcista, tra infortuni sul set, problemi di salute mentale e l’impatto devastante di una celebrità improvvisa. Un destino che conferma, secondo Curtis, quanto l’istinto protettivo di sua madre fosse stato non solo comprensibile, ma anche lungimirante.
