James Cameron rivela di aver sfiorato i diritti di Jurassic Park: “Il mio sarebbe stato troppo oscuro”

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Con oltre cinque sequel e un intero ecosistema multimediale alle spalle, Jurassic Park resta uno dei titoli più iconici e redditizi della storia del cinema. Diretto da Steven Spielberg e tratto dal romanzo di Michael Crichton, il film ha superato quota 1,1 miliardi di dollari al box office globale, diventando il maggiore successo commerciale della filmografia del regista. Ma il destino della saga avrebbe potuto essere molto diverso.

A rivelarlo è James Cameron, che ha raccontato di essere arrivato a un passo dall’acquistare i diritti del libro prima di Spielberg. «Ho provato a comprare i diritti, ma mi ha battuto di poche ore», ha spiegato il regista di Avatar, riconoscendo però, dopo aver visto il film finito, di non essere stato la persona giusta per portare Jurassic Park sullo schermo.

Un Jurassic Park più cupo e vietato ai minori: il “what if” secondo Cameron

Jurassic Park

Secondo Cameron, la sua versione del film sarebbe stata radicalmente diversa: più violenta, più spaventosa e decisamente meno adatta a un pubblico giovane. «Il mio sarebbe stato un film R-rated, qualcosa come Aliens con i dinosauri», ha ammesso, sottolineando come l’approccio di Spielberg fosse invece perfettamente calibrato per rendere i dinosauri accessibili anche ai bambini.

Il regista ha elogiato apertamente la sensibilità del collega, ricordando come Jurassic Park sia diventato un fenomeno globale proprio grazie alla sua capacità di parlare a più generazioni. «I dinosauri sono per i bambini di otto anni», ha dichiarato Cameron, riconoscendo che un taglio più estremo avrebbe escluso una parte fondamentale del pubblico e probabilmente compromesso la portata culturale del progetto.

Guardando al successo duraturo del franchise – che nel corso degli anni ha coinvolto star come Jeff Goldblum, Laura Dern, Sam Neill, Bryce Dallas Howard e molti altri – l’idea di una versione più cupa resta un affascinante esercizio di immaginazione. Un “what if” cinematografico che, pur intrigante, conferma come la scelta di Spielberg abbia definito non solo un film, ma un immaginario condiviso capace di attraversare decenni.

Redazione
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