Sebbene Mark Kerr abbia vissuto gli eventi narrati in The Smashing Machine, l’ex pugile professionista ha trovato qualcosa di inaspettato guardando il film. In particolare, la straziante scena finale tra il suo personaggio, interpretato da Dwayne Johnson, e quello della sua allora fidanzata, Dawn Staples, interpretata da Emily Blunt.
In un’intervista pre-release con Ash Crossan di ScreenRant, Kerr ha affermato di non aspettarsi che la scena finale tra Johnson e Blunt fosse così intensa, ma in definitiva, per lui “è stata terapeutica”.
La scena in questione si svolge mentre Mark e Dawn, la cui relazione altalenante è un punto chiave del film, si riuniscono in vista del più importante incontro di Mark in Giappone. Dawn affronta Mark quando scopre che lui, il suo allenatore e un caro amico credono che Dawn non dovrebbe andare in Giappone, prima di approfondire altri problemi che hanno riguardo alle difficoltà di Mark con la dipendenza da oppioidi.
La scena degenera in un violento litigio, in cui Mark incolpa Dawn di avergli impedito di riprendersi. Dawn minaccia di suicidarsi, ma alla fine Mark la ferma. Dawn viene quindi presa in custodia per una valutazione psichiatrica.
Sebbene l’incidente reale su cui si basa la scena sia avvenuto 25 anni prima, Kerr afferma che vederlo svolgersi sullo schermo ha “cristallizzato” quel momento per lui, riconoscendo che si è trattato di “un comportamento semplicemente terribile da parte mia”. Ha aggiunto: “Devo accettarlo e accettare quel momento, e capire che “Wow, forse non mi ero assunto la piena responsabilità di tutte le cose che ho fatto allora”.
Quella scena è l’ultima volta che Johnson e Blunt appaiono insieme sullo schermo. Tuttavia, il film mostra il cambiamento di Mark dopo l’evento. Pur perdendo il combattimento in Giappone, è più in pace rispetto a dopo una sconfitta precedente nel film. Poi, tramite un poscritto, apprendiamo che dopo gli eventi di The Smashing Machine, Mark e Dawn si sono sposati, sono stati insieme per sei anni e hanno avuto un figlio.
La citazione di Kerr è un’intuizione affascinante, che rivela come persino lui possa essere influenzato da ciò che il regista Benny Safdie, Johnson e Blunt hanno prodotto sullo schermo.
