Torino Film Festival

In attesa della conferenza stampa di presentazione del 36° Torino Film Festival, che si terrà martedì 13 novembre a Roma alle 10.30 presso la Casa del Cinema e a Torino alle 18.45 presso il Cinema Massimo, il TFF annuncia alcune anticipazioni dal segmento della sezione TFFdoc, dal titolo APOCALISSE.

 

Tutto pare essere apocalittico. Il pianeta è sull’orlo del collasso, la catastrofe politica incombe sui mondi primi, secondi e terzi. Maree nere e piogge radioattive: TFFdoc | Apocalisse vuole rispondere, per immagini e parole, a un mondo attonito in attesa del peggio. Così il post umano atomico dei documentari 4 Bâtiments, face à la mer e Machine To Machine, entrambi diretti da Philippe Rouy, lascia spazio alla sirena di Sirenomelia diretto da Emilija Skarnulyte che fluttua con la sua coda tra le rovine di una base NATO nel mare Artico.

In Vive la baleine diretto da Chris Marker e Mario Ruspoli la caccia industriale e capitalista della balena diventa il simbolo dello sfruttamento apocalittico del pianeta; mentre in Atlantis, diretto da Ben Russell,  gli uomini cercano disperatamente la propria liberazione utopica ispirandosi ad antiche leggende maltesi; Ombres Aquatiques, di Philippe Cote, mostra la natura con luci e ombre, come se la pellicola fosse una tela su cui dipingere; l’Hydra Decapita fa una riflessione su globalizzazione, colonialismo, capitalismo, mutamenti climatici e mostra “Drexciya”: una colonia sottomarina creata dai bambini mai nati abbandonati in mare dagli schiavisti durante la traversata dell’Atlantico;

In Dell’azione negatrice di Mauro Folci l’uomo è in preda alla volontà di potenza; in Der Wille Zur Macht di Pablo Sigg si mostra la radicale esistenza dei due fratelli Schweikhart, ultimi sopravvissuti di una colonia di “ariani puri” fondata alla fine del 19°secolo nella foresta amazzonica, in Paraguay: mangiano  bacche, farfugliando lingue incomprensibili e leggono la Bibbia e La volontà di potenza di Friedrich Nietzsche; la ricerca di nuovi linguaggi capaci di sovvertire il presente è al centro di Il potere dei sentimenti  di Alexander Kluge; ricerca che si riflette in Life = Cinematic Imperfections, presentato in prima mondiale al 36° Torino Film Festival, dove il regista siriano di origine armena Avo Kaprealian, compone un montaggio di immagini provenienti dal web, dal cinema, colte dalla sua camera per le strade di Beirut, dove ora vive rifugiato, per lasciare esplodere il caos del mondo.

Torino Film Festival 2018: i primi titoli italiani e internazionali

TFFdoc | Apocalisse

4 BÂTIMENTS, FACE À LA MER di Philippe Rouy (Francia, 2012, DCP, 47’)

MACHINE TO MACHINE di Philippe Rouy (Francia, 2013, DCP, 32’)

Pochi mesi dopo la catastrofe nucleare di Fukushima (marzo 2011), la TEPCO – la società che gestiva la centrale – fa installare una webcam. Sotto lo sguardo trasparente della telecamera, che registra implacabile anche la data e l’ora, si muovono come astronauti perduti nel tempo e sospesi nell’aria radioattiva i tecnici nelle loro tute bianche. Per lasciare poi il campo a droni e robot, unici testimoni di una fantascienza inimmaginabile.

Philippe Rouy è un artista e regista francese e la sua trilogia su Fukushima (di cui fa parte anche Fovea Centralis del 2014) è stata programmata nei maggiori festival internazionali.

SIRENOMELIA di Emilija Skarnulyte (Lituania, 2017, DCP, 12’)

La giovane artista lituana Emilija Skarnulyte che ha studiato a Brera e vive a Berlino, fluttua con la sua coda da sirena tra le rovine di una base NATO nel mar Artico mentre segnali cosmici e rumore bianco attraversano lo spazio.

DELL’AZIONE NEGATRICE di Mauro Folci (Italia, 2017, DCP, 8’)

DER WILLE ZUR MACHT di Pablo Sigg (Messico, 2013, DCP, 61’)

Una performance o forse un film dell’artista Mauro Folci. Un dialogo su Uomo e Natura e fine dell’Uomo e fine del Mondo sembra trasportarci direttamente in mezzo alla foresta amazzonica dove vivono isolati due uomini, ultimi sopravvissuti di una colonia di “ariani puri” fondata alla fine del diciannovesimo secolo in Paraguay da Bernhard Förster e dalla moglie Elisabeth Nietzsche. Più di cent’anni dopo, di quella colonia rimangono solo i due fratelli Schweikhart: si cibano dei frutti che cadono dagli alberi e leggono la Bibbia La volontà di potenza.

LIFE = CINEMATIC IMPERFECTIONS di Avo Kaprealian (Libano/Armenia, 2018, DCP, 82’)

Questo è un film sull’esistenza umana, sul teatro e sul cinema. Sul passato, il presente e il futuro, sul partire, sulla discontinuità e le cesure, sulla deformità, il vuoto e i buchi neri che si formano nello spirito. Questo è un film sulla cura e sulla ricerca dell’anima. Su dove molto tempo fa l’umanità possa aver perso la sua infanzia, perché anche l’umanità, come gli esseri umani, ha avuto un’infanzia. In prima mondiale al 36° TFF, il nuovo film di Avo Kaprealian il cui esordio al cinema, Houses Without Doors, dopo il debutto alla Berlinale, vinse il concorso internazionale documentari al TFF (2016).

DIE MACHT DER GEFÜHLE di Alexander Kluge (La forza dei sentimenti, Germania, 1983, video, 112’)

La forza dei sentimenti è un collage di forme e aforismi, un’enigmatica esplosione di emozioni che culmina nel Rigoletto verdiano.

Pochi anni prima della caduta del Muro di Berlino, il maestro del cinema tedesco (La ragazza senza storiaArtisti sotto la tenda del circo: perplessi, Germania in autunno…) costruisce un film indecifrabile, che attraversa i generi cinematografici, raccontando un’Europa che già sta perdendo la direzione utopica del Dopoguerra e di un capitalismo capace di uccidere il sentimento per trasformalo in sentimentalismo.

VIVE LA BALEINE di Chris Marker e Mario Ruspoli (Francia, 1972, DCP, 17’)

«Oggi gli uomini e le balene si trovano nello stesso schieramento. Ogni balena che muore ci trasmette come una profezia, l’immagine della nostra propria morte». «Balene, vi amo!». La caccia industriale e capitalista della balena diventa il simbolo dello sfruttamento apocalittico del pianeta: “ogni balena che muore ci trasmette, come una profezia, l’immagine della nostra propria morte” (Chris Marker).

ATLANTIS di Ben Russell (USA/Malta, 2014, DCP, 24’)

Una canzone folk e un rito pagano, una marcia religiosa e un tempio riflesso. Il blu del mare ci avvolge, siamo felici, nonostante stiamo tutti per sprofondare lentamente. «We Utopians are happy / This will last forever». Ben Russel – vincitore due volte del concorso internazionale.doc al TFF con Let Each One Go Were He May (2010) e con A Spell to Ward Off the Darkeness (2013) co-diretto con Ben Rivers – si lascia ispirare dalle antiche storie maltesi per immaginare spazi utopici.

HYDRA DECAPITA di The Otolith Group (UK, 2010, DCP, 31’)

Drexciya è una colonia sottomarina creata dai bambini mai nati delle donne incinte che venivano buttate a mare dagli schiavisti durante la traversata dell’Atlantico.

Film che nasce dalla collaborazione tra il collettivo londinese The Otholit Group (Anjalika Sagar e Kodwo Eshun) i cui lavori attraversano video, cinema, filosofia e il duo techno di Detroit, Drexciya, la cui musica accompagna una riflessione su globalizzazione, colonialismo, capitalismo, mutamenti climatici e speranza di mondi nuovi.

LES OMBRES AQUATIQUES di Philippe Cote (Francia, 2016, DCP, 11’)

Immersioni e pozzi di luce. C’è poesia nel ballo silenzioso dell’acqua e del suo popolo, mentre dall’altra parte del vetro, delle ombre osservano.

Philippe Cote è un cineasta francese, mancato prematuramente nel 2016, dalla radicale sensibilità che, lavorando sempre con pellicole super 8 e 16mm, e sempre artigianalmente ha saputo usare la luce (e l’ombra) come se la pellicola fosse una tela su cui dipingere.

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