Festival di Roma 2014: #ScrivimiAncora conferenza stampa con Sam Claflin e Lily Collins

#ScrivimiAncora è il film di Christian Ditter presentato nella sezione Gala del Festival di Roma, alla conferenza hanno partecipato gli attori Lily CollinsSam Claflin ed il produttore Martin Mosszkowick.

 

Una delle cose che veramente funziona nel film è questo rapporto incredibilmente credibile tra di voi è c’è un senso di armonia tra i due, come avete creato questo rapporto?

Lily Collins: la prima volta che io e Sam ci siamo incontrati è stato con Cris in un albergo. E ci ha fatto sedere così vicini e dovevamo dire qualcosa l’uno dell’altra che ci ha costretto ad abbattere qualunque confine scomodo perché è stato veramente imbarazzante per due persone che non si sono mai conosciute, così faccia a faccia, condividere delle cose l’uno sull’altra. Questa è stata un’esperienza che abbiano condiviso, avevamo già una base, una storia, un vissuto era impossibile creare una scena migliore, è venuto tutto così solo perché avevo lui e l’impressione è stata quella che ci conoscessimo da tanto ed è una cosa molto rara. Si può cercare di ricreare una cosa del genere ma nel nostro caso non è servito.

Sam Claflin: Prima di iniziare a girare abbiamo fatto colazione insieme, siamo stati insieme e abbiamo capito che il nostro senso dell’umorismo era simile e che ci piaceva divertirci insieme…scherzo! Ma essenzialmente abbiamo trascorso molto tempo insieme, senza rendercene conto abbiamo imparato a conoscerci, non ci siamo messi a tavoli e dire “allora cosa facevi ad undici anni?” “qual è il tuo colore preferito?” no in realtà è stato molto più facile dall’inizio. Essenzialmente il film lo abbiamo trascorso uno a fianco all’altra, lo abbiamo sempre insieme e quindi questo è un rapporto che è cresciuto in maniera molto naturale ed organico e perciò ti affezioni, un discorso che si applica a tutto il cast artistico e tecnico, data la natura intima di questo film. Quindi diciamo che è stato una situazione N.A.R. “Not acting required” – non serve recitare -.

Quale aspetto conta di più per produrre un film adolescenziale?
Martin Mosszkowick
: Quello che contava era il materiale e il cast, la chimica che vediamo sullo schermo è incredibile ed è questo che rende possibile i film a prescindere se nella storia ci sono adolescenti, adulti o bambini. Quello che conta è che la storia sia appassionante e la recitazione che sia credibile.

Quanto spazio vi siete presi per creare i personaggi e quanto invece siete stati fedeli ai personaggi del libro?
L.C.:
Io non ho letto il libro prima di iniziare a girare, ho già preso parte ad alcuni film che erano tratti dai libri e a volte può essere difficile quando hai una sceneggiatura definita e i libri hanno più pagine o sono una saga. Quindi la situazione diventa complessa se si cerca di passare dal libro alla sceneggiatura di continuo, avere Cecilia con noi sul set ed avere la sua approvazione per noi è stato più importate che riferirmi al libro. Ed è perfetto quando l’autore del libro è lì per dare sostegno e la sua approvazione. Per quanto riguarda questa sceneggiatura mi sono identificata subito con Rosie, c’erano tanti Rosismi che si fondevano con i LiLismi e quindi mi sono ritrovata naturalmente nel personaggio. Io volevo mostrare l’essenza di Rosie ma era così simile alla mia che in realtà era come vivere quello che leggevo nella sceneggiatura.

S.C.: Il libro io lo avevo letto prima di iniziare a girare il film, ma non prima di leggere la sceneggiatura la prima volta. Per ovvi motivi l’interpretazione della sceneggiatura è leggermente diversa e di conseguenza anche i personaggi devono modificarsi leggermente però al tempo stesso non vi è stata un’esclusione di caratteristiche essenziali né di aggiungerne altre. Come ha detto Lily, sul fatto che si sentiva molto vicina a Rosie, io non posso dire di essermi sentito come Alex, ero Alex, non nel senso del metodo, non sono andato a vivere come Alex a Boston e frequentare la facoltà di medicina. Ma le nostre caratteristiche sono identiche, le sue scelte le avrei fatte anch’io, giuste o sbagliate, quindi è facile affrontare una sceneggiatura in questo modo.

Il film non sembra rapportarsi con il destino ma con le scelte, giuste e sbagliate, se si fanno quelle sbagliate ad un certo punto nella vita c’è il rischio che non si riesca ad aggiungere la felicità e questa si rimanda di continuo.
L.C.: “Tutto accade per un motivo” questo è il mio motto da sempre, la decisione la prendiamo per noi stessi in quel momento, non credo che la decisione possa considerarsi giusta o sbagliata sono decisioni che vengono prese in un certo momento, poi magari le cose non vanno come avremmo sperato anche se non si capisce, bisogna crede che avverrà qualcosa di buono o cattivo, ma poi il modo in cui affronti questa situazione ti definisce. Si parla sempre che quello che conta è “il viaggio e non la destinazione” così Rosie ed Alex conoscono tanto di loro stessi che le decisioni sono solo dei catalizzatori che permettono di avviare questo viaggio e quindi dobbiamo pensare che il loro destino dipende da questo.

S.C.: Per me il film come il romanzo, non tratta solamente delle scelte giuste o sbagliate, quello che conta è la tempistica cioè il tempo per esplorare altre cose per avere esperienze e se il personaggio avesse voluto veramente evitare questo stravolgimento lo avrebbe potuto fare. C’è sempre un motivo per cui accadono certe cose, si può parlare di destino, di fato ma comunque sia c’è un motivo che ti accade una certa cosa. “Io non ho mai rimpianti” questo è il mio motto altrimenti non sarei qui se avessi cambiato qualche decisione o fatto.

Christian Ditter: Per me nei film in genere ci sono delle situazioni in cui se ci fosse un consulente lì direbbe “sei proprio stupido questa è la scelta sbagliata” ma in quel momento quelle sembravano le scelte giuste del personaggio, forse questo è il messaggio nascosto del film, se si fa quello che riteniamo siamo giusto e non quello che si aspettano gli altri, forse gli altri potrebbero considerarlo un errore, anche il pubblico in quel momento potrebbe pensare che è un errore.

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