12 CitizensIn una scuola di legge viene messo in scena un processo in stile americano, con quindi una giuria popolare formata da 12 persone tra loro sconosciute e di diversa estrazione sociale. Il gruppo deve decidere su di un caso di parricidio, ma la quasi unanimità iniziale verrà messa in crisi da un giurato che spiegherà le sue ragioni.

 

La Cina è un paese in veloce cambiamento e nonostante quello che appare è destinata così come tutte le culture a mettere in discussione i suoi principi di millenaria tradizione per mescolarli alla globalizzazione che ormai è un dato di fatto. Aprire le porte al forestiero e ad altre culture.

Ang Xu, giovane regista proveniente dalla scuola del teatro di Pechino, mette in scena 12 Citizens, un classico del teatro americano e del cinema hollywoodiano: La parola ai giurati – 12 angry men che Sidney Lumet realizzò nel 1957 con protagonista Henry Fonda.

Qui, a ricoprire il ruolo del giurato dissidente che mette in crisi quella che sembrava una decisione già presa è Bing He, esponente del nuovo teatro cinese.

La messa in scena è interessante soprattutto perchè è attenta a mostrare 12 aspetti diversi della vecchia e nuova Cina, alcuni stereotipati altri assolutamente nuovi.

A dimostrare il cambiamento, c’è un riferimento quasi continuo ai media e soprattutto ai social media che diventano così come succede in Occidente un involontario patibolo o luogo di salvazione, a seconda delle opinioni prominenti.

Anche questo film si allinea al filo rosso di buona parte della selezione di questo festival: i protagonisti giovani, a muovere questa storia è infatti un ragazzo viziato e ricco sospettato di aver ucciso il disastrato padre biologico, l’apparenza e la comunicazione tramite i nuovi mezzi, internet e i social media.

Quello che emerge, è che dopo tanto discutere, i principi di vita di morte e di rispetto reciproco travalicano anche le culture diverse.

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