Con le proiezioni dei film vincitori, che si stanno tenendo oggi, si può considerare davvero finita la IV edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. E’ tempo di bilanci dunque, non solo quelli dei numeri, che la Fondazione ha reso pubblici già ieri in serata, ma anche quelli di gradimento verso un evento che tanto coinvolge la città e il pubblico.
Cominciamo quindi dai numeri. A partire dal budget complessivo di quest’anno 12.5 mln rispetto ai 15.5 della scorsa edizione e dal numero degli accreditati (7.720 quest’anno, 7.558 nel 2008) si possono tirare già le prime somme ‘economiche’ di un evento che, stando ai dati resi noti, è andato abbastanza bene.
Dal punto di vista per così dire artistico, il Festival di quest’anno ha riservato diverse sorprese, per una qualità complessiva decisamente superiore rispetto al 2008. Ricordando però che lo scorso anno il Festival era stato aperto da L’Uomo che Ama della Tognazzi, era difficile fare peggio, infatti la serata di apertura con Triage è stata senza dubbio più interessante e di qualità notevolmente superiore. Piccoli e grandi gioielli hanno illuminato gli schermi dell’Auditorium e delle due tendostrutture della città del cinema (Sala Cinema Lotto e IKEA), trai tanti ricordiamo Last Ride, film duro e impegnato premiato dalla giuria di Alice nella città, Le Concert, splendido film Fuori Concorso, ma ancora il vincitore Brotherhood e i documentari di Extra come Sons of Cuba e Severe Clear.
Pochi i grossi nomi internazionali, ma tra questi grandi artisti come Richard Gere, George Clooney e la vincitrice del Marco Aurelio alla carriera Meryl Streep, la più grande attrice vivente a detta di chiunque, passando ancora per la splendida Helen Mirren, Terry Giliam e ovviamente tanta Italia: Castellitto, Cucinotta, Solarino e tanti altri che hanno sfidato il freddo sul red carpet.
Tuttavia ogni rosa ha le sue spine e quest’anno il Festival a avuto le sue, belle appuntite, che hanno reso la settimana del cinema meno gradevole soprattutto agli accreditati. La scomoda (anche se utile) regola di ritirare i biglietti per ogni proiezione la mattina presto, quest’anno è stata abolita, a favore della più pratica (in teoria) rush line. Ma anche le migliori intenzioni diventano negative se l’organizzazione fa acqua da tutte le parti, ed ecco che le code si sono trasformate in vere e proprie bolge dove il comune senso civico andava in vacanza e il peggio delle persone, esasperate dalle lunghe attese, veniva fuori.
Molti accreditati non hanno avuto accesso all’incontro più atteso, quello con Meryl Streep, né tantomeno sono stati avvertiti che i posti in sala a loro riservati erano terminati, conseguenza di ciò è stata che i malcapitati hanno continuato a fare la fila per almeno un’ora, quando la speranza di entrare in sala era rimasta tale. Oltre a ciò si è assistito ad uno spiacevole e frequente passaggio di biglietti sottobanco che i responsabili dell’ufficio stampa consegnavano a chi più aggradava loro, sotto gli occhi degli accreditati in fila; ma è capitata anche, come nel caso della conferenza stampa di Clooney che agli accreditati venisse permesso di entrare ad evento già cominciato, constatando poi che i posti in sala c’erano eccome anche se era stato detto loro il contrario. Qui non si vuole parlare a tutti i costi in mala fede, ma chedo sia concesso un forte dubbio sull’efficienza dell’organizzazione. Mettersi in coda due ore prima dell’evento senza la certezza di potervi assistere non è di certo quello a cui si aspira durante questa bella manifestazione, per cui, perché non strutturare meglio l’organizzazione? Perchè non tornare ai biglietti rilasciati agli accreditati per tutte le proiezioni? Perché le serate finali non si sono svolte alla Santa Cecilia, che è ben più grande della Sala Sinopoli? Perché non insegnare agli addetti alla security a tenere in ordine una fila di accreditati impazienti?
Sono tutte domande che rendono amaro il sapore di un Festival appena trascorso, un ricordo che per tutti gli amanti della manifestazione, come noi di Cine-filos.com, avrebbe dovuto essere senza dubbio migliore. Un vero peccato anche perché proprio l’organizzazione carente spingerà probabilmente alcuni accreditati a non rinnovare la richiesta per il prossimo anno, considerando il trattamento riservato ai fedelissimi.
Si spera dunque che molte lamentele arrivino a chi di dovere, non per il gusto di parlar male, ma proprio per l’amore che ci lega al Festival, in modo tale da segnalare che evidentemente l’impegno preso con il pubblico, con gli addetti ai lavori e con gli appassionati tutti non è stato sufficiente.
Si spera in una prossima edizione migliore, fiduciosi del fatto che le critiche aiutino a costruire e ad organizzare un Festival 2010 migliore.
Arrivederci a Ottobre.