
E’ impossibile sopravvalutare l’importanza dei Beatles nella musica e cultura pop; il quartetto di Liverpool è stato insieme per meno di un decennio ma ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica.
Il documentario di Peter Jackson The Beatles: Get Back, disponibile su Disney+, offre ai fan della band uno sguardo inedito sulla carriera dei Fab Four, con più di 60 ore di filmati rielaborati e mai visti prima, condensati in un documentario suddiviso in tre parti. Ecco 10 cose che quest’opera titanica ci ha insegnato!
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Cambiare scopo
Quando i
Beatles iniziarono l’impresa che alla fine avrebbe
portato a
The Beatles: Get Back, originariamente
intendevano registrare un nuovo album e girare uno speciale
televisivo. Tuttavia, mentre le prove procedevano ai
Twickenham Studios, divenne ovvio che la band non
riusciva a mettersi d’accordo su come procedere.
Alla fine, optarono per la produzione di un solo album e a regalare ai fan un’unica performance dal vivo che sarebbe stata registrata. Tutti i filmati del dietro le quinte che erano stati girati fino a quel momento furono inizialmente rielaborati nel lungometraggio Let It Be – Un giorno con i Beatles.
Billy Preston, musicista della band

Per un capriccio, gli fu chiesto di unirsi alla band durante le sessioni, per suonare la tastiera ed aggiungere un po’ di verve alle nuove canzoni. Alla fine, la band fu talmente soddisfatta del suo contributo che gli fu chiesto di rimanere per tutta la sessione e lo stesso accadde per l’album Let It Be.
Registrazioni segrete

Nel documentario viene rivelato che la troupe che registrava le prove riusciva anche a filmare segretamente le conversazioni private tra i membri della band. Anche se l’etica è discutibile, non c’è dubbio che si tratta di una rivelazione assolutamente inedita, dato che ai fan non era mai stato concesso di accedere a conversazioni così intime tra i membri della band.
George Harrison se ne va

Quello che il documentario rivela è che George Harrison, stufo delle personalità dominanti di Lennon e McCartney, se ne andò dalle prove e dovette essere convinto a tornare qualche giorno dopo. Anche se McCartney e Lennon scrissero la maggior parte delle canzoni più celebri, il contributo di George Harrison alla band fu innegabile.
Il regista Michael Lindsay-Hogg

Lindsay-Hogg si era già fatto un nome come regista per i Rolling Stones e sarebbe diventato anche un famoso regista di video musicali. Anche se il film Let It Be di Lindsay-Hogg del 1970 è in qualche modo messo in ombra dal nuovo documentario Get Back, il suo contributo al progetto è innegabile.
Dal teatro di Sabratha al concerto sul tetto
Per tutta la durata di The Beatles: Get Back una domanda fondamentale aleggia sullo spirito delle prove: dove si esibirà la band? Era ben noto che i Beatles avevano smesso di esibirsi dal vivo nel 1966 per concentrarsi sulla registrazione dell’album Let it be, quindi il loro ritorno in scena venne accolto con enorme entusiasmo.
Il piano è sempre stato quello di scrivere nuove canzoni ed eseguirle dal vivo nella speranza che la registrazione di quella performance venisse trasformata in un album. I pareri sulla location da scegliere, però, erano discordi: alcuni volevano addirittura che la band andasse in Libia e si esibisse nell’antico teatro di Sabratha. Alla fine la band si esibì semplicemente sul tetto degli Apple Studios di Londra.
“Keeping it simple”

Tuttavia, quando tornarono a produrre gli album che sarebbero stati al centro di Get Back, erano ormai esausti dal procedimento troppo complesso di incisione dei brani e speravano di riuscire a ridimensionare queste dinamiche. Cominciarono ad incidere registrando il suono dal vivo, senza l’uso di sovra incisioni di brani. Speravano che il ritrovarsi a suonare assieme, in gruppo, li avrebbe riportati a sonorità più semplice e non artefatte.
L’ingegnere del suono Alan Parsons

Oltre a produrre alcune delle aggiunte musicalmente più rilevanti dell’epoca, Parsons fu il leader della sua band, che divenne molto conosciuta tra gli amanti del genere rock progressivo. The Beatles: Get Back offre agli spettatori uno sguardo sorprendente all’interno dell’industria musicale, introducendo molte delle figure importanti dietro le quinte.
Dal tetto

Sorprendentemente, però, molte delle canzoni che sarebbero finite su Let It Be, il loro album finale, furono registrate dal concerto sul tetto. Brani ormai celeberrimi come Get Back e I’ve Got a Feeling derivano infatti dalla performance sul tetto e sono state rimasterizzate per l’album.
Assurdità o politica?

Il film mostra la band lavorare sui testi che inizialmente appaiono assurdi o incomprensibili ma poi si evolvono in vere e proprie dichiarazioni, ad esempio contro le politiche anti-immigrazione della Gran Bretagna in quel momento.

