La sposa cadavere: recensione del film di Tim Burton e Mike Johnson

La sposa cadavere

La recensione del film d’animazione La sposa cadavere diretto da Tim Burton, Mike Johnson. Voci originali: Johnny Depp (Victor Van Dort), Helena Bonham Carter (Emily, la sposa cadavere), Emily Watson (Victoria Everglot), Albert Finney (Finnis Everglot), Richard E. Grant (Barkis Bittern), Tracey Ullman (Nell Van Dort/Hildegarde), Paul Whitehouse (William Van Dort/Mayhew/Paul, il cameriere-testa), Michael Gough (Saggio Gutknecht), Christopher Lee (Pastore Galswells), Jane Horrocks (Ragno/Mrs. Plum), Enn Reitel (Maggot), Deep Roy (Generale Bonesapart), Danny Elfman (Bonejangles).

 

La Trama

I coniugi William e Nell Van Dort Victor sperano di risollevare le loro sorti economiche attraverso il matrimonio combinato tra il figlio, Victor, e la giovane Victoria Everglot. Tuttavia il ragazzo è fin troppo impacciato tanto da rischiare di mandare all’aria la cerimonia. Proprio quando formulerà il giuramento di matrimonio in un lugubre bosco, infilerà l’anello in un districato ramo e si ritroverà ad essere il marito di Emily, la sposa cadavere. Victor conoscerà il mondo dei defunti, ma avrà l’ardente desiderio di ritornare sulla terra dei vivi per sposare la donna amata. Ad ostacolare l’impresa non ci sarà solo la novella sposa cadavere, ma che un misterioso uomo che cercherà di sottrargli Victoria.

La Sposa CadavereIn un cinema dove il 3D e gli effetti speciali sono il pane quotidiano dei film, Tim Burton non rinuncia alla tecnica di animazione della stop-motion, opportunamente affiancato da una squadra di fedeli esperti.

Lo stesso Mike Johnson era già stato nel cast tecnico di Nightmare Before Christmas. Danny Elfman ha composto le colonne sonore per ben 12 film di Burton e ne La sposa cadavere le musiche, alternate a spezzoni di musical, ricordano lo stile Disney simpaticamente ripreso con la jam session degli scheletri, che ci riporta a La danza degli Scheletri (Skeleton Dance del 1929).

La sposa cadavere è una mortifera storia d’amore piena di colori

Per la sceneggiatura il regista si serve ancora di John August (la sua è la terza collaborazione con Burton) e Caroline Thompson (dopo aver sceneggiato Nightmare Before Christmas e Edward mani di forbice), nonché di Pamela Pettler (che ha collaborato anche per 9). Insieme queste tre menti conferiscono ai personaggi una spontanea comicità, in grado di reggere anche scene più ponderate.

Il grosso del lavoro si deve anche a McKinnon e Saunders, i creatori dei pupazzi, che sono stati in grado di dotarli di una notevole espressività facciale.

La sposa cadavere

Il cerchio viene chiuso da Tim Burton e dalle sue incredibili idee immaginifiche. Egli ha tratto la storia da una favola russa, rimanendone affascinato non solo per il contatto tra il mondo dei vivi e quello dei morti, ma anche perché rispetta la considerazione che il popolo russo ha dei defunti. Di suo ci mette le atmosfere dark-gotiche che in produzioni precedenti (Edward mani di forbice, Nightmare Before Christmas) fanno da cornice a personaggi spesso emarginati. E così, i lineamenti dello smilzo Victor ci ricordano Vincent, il bambino protagonista del cortometraggio di Burtun del 1982. O ancora, Emily, sposa cadavere, somiglia  alla bambola di pezza di Nightmare Before Christmas. Potremo trovare altre similitudini, ma è chiaro che il regista è affezionato ai suoi personaggi e alla stessa tecnica della stop-motion, tanto da affermare: “C’è qualcosa di meraviglioso nell’essere in grado ti toccare fisicamente i personaggi e farli muovere, e vedere esistere il loro mondo”.

La sposa cadavere non è la solita storia d’amore come può farci inizialmente credere, ma è la storia parallela di Victor ed Emily. Il primo intende superare l’antica tradizione del matrimonio combinato e sposare la donna che ama veramente. La seconda è emarginata dallo stesso Victor, illudendosi di poter credere in un’unione così povera di sentimento. Ma i personaggi che popolano il mondo dei morti, per quanto grotteschi, appaiono goffi e bizzarri, più spensierati durante la morte rispetto a quando erano in vita, in un mondo scandito da azioni e tradizioni meccaniche mai sentite vicine sentimentalmente.

È divertente notare come l’atmosfera del film sia grigia e cupa quando è ambientata nel mondo dei vivi, mentre è animata da colori più accesi nell’oltretomba. Che sia una visione di Tim Burton destinata a entrare nella nostro immaginario?

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