Casablanca: recensione del film di Michael Curtiz

Casablanca

Casablanca è il film cult del 1942 diretto da Michael Curtiz e con protagonisti Humphrey Bogart e Ingrid Bergman. 

  • Regia: Michael Curtiz
  • Anno: 1942
  • Cast: Humphrey Bogart, Ingrid Bergman

Casablanca, la trama

Nell’Europa tormentata dai nazionalismi, il Portogallo era diventato un autentico balcone sul quale spiccare il volo verso la libera America. Per raggiungerlo però, bisognava effettuare un lungo giro al fine di eludere i controlli dei Nazisti – i quali ormai controllavano anche la Francia – e delle dittature clerico-fasciste che controllavano i paesi iberici.

L’unico modo per raggiungere Lisbona, era quello di arrivare a Casablanca, capitale del Marocco ancora colonia francese, e da lì prendere un volo che portasse nella capitale portoghese. Ad aiutare gli europei in fuga vi era anche Rick Blaine, americano gestore di un night (il Rick’s café) che era indifferente a quanto accadeva in Europa. Ma anch’egli, in fondo, aveva il sogno di ritornare nella sua patria.

I nazisti francesi effettuano sul suo locale un opprimente controllo. D’altronde si era trasformato in un autentico crocevia per la libertà di militanti politici e clandestini. Tra questi ultimi in fuga a chiedergli aiuto, gli capita una persona speciale: Ilsa Lund, con la quale ebbe una breve ma intensa storia d’amore nella romantica Parigi pre-Occupazione nazista. Di Ilsa aveva perso le tracce, e ormai è una donna sposata. Di fatti Rick non sa se vuole aiutarla davvero. Il passato e i ricordi in lui sono in fondo ancora vivi.

Casablanca, il cinema classico americano

Casablanca, un classico del Cinema americano. Da un punto di vista squisitamente tecnico, questo lungometraggio potrebbe essere relegato insieme ai tantissimi altri film ambientati nella seconda guerra mondiale, i quali magari non hanno lasciato il segno. Nella fattispecie, tra quelli che raccontano quel mondo occulto fatto di clandestinità e ideologismo politico che navigava “sott’acqua” per sovvertire le dittature. Basta ad esempio citare un film immediatamente successivo, molto simile per storia e ambientazione, Acque del sud, sempre con Bogart. Esso può essere perfino considerato nel complesso superiore.

CasablancaMa in Casablanca a fare la differenza sono i due attori protagonisti: il già citato Humphrey Bogart e Ingrid Bergman. Due nomi, due garanzie. Su tutte, una scena è rimasta indelebile nella storia del Cinema: la sequenza del piano, in cui il pianista Sam suona la magica As time goes by, e i due attori protagonisti sono avvolti da un’aurea generata dai ricordi e dalla nostalgia, che li consegna così alla mitologia del Hollywood. Una sequenza resa magica dal tocco del regista, che illumina il volto ricco di espressività dei protagonisti al momento opportuno.

Con la sua interpretazione, Humphrey Bogart è stato consacrato ad autentica icona di Hollywood. La sua inconfondibile postura, le sue immancabili sigarette, il suo cappello leggermente inclinato in avanti, e il suo voler apparire un cinico senza cuore, lo hanno reso una stella infinitamente lucente del cinema. Non a caso, in diversi film successivi, i personaggi cuciti addosso a Bogart avranno sempre quelle caratteristiche; trasformando diverse sceneggiature mediocri in film interessanti.

Poi c’è lei, Ingrid Bergman, con la sua classe e la sua inconfondibile espressività. Spalla perfetta per un Bogart al massimo della forma.

Ma Casablanca non è solo Bogart e Bergman. E’ anche e soprattutto un racconto ben costruito, che alterna sequenze con efferate sparatorie a scene di puro romanticismo. Che inserisce sapientemente una storia inventata e scritta inizialmente per il teatro, in quella che è stata una pagina triste della nostra storia contemporanea; ovvero la Prima guerra mondiale. Una ricostruzione storica credibile e attendibile, che fa da cornice a una storia d’amore interrottasi bruscamente.

Tutti ingredienti che lo hanno trasformato in un autentico film cult. Come vedremo, pozzo inesauribile a cui si sono “abbeverati” in seguito molti registi. Oltre che oggetto di innumerevoli citazioni.

E pensare che la sua fonte, Everybody comes to Rick’s, testo teatrale di Murray Burnett e Joan Allison, non era mai stata messa in scena. Ci pensarono i fratelli Epstein e Howard Koch ha riadattarne la scenografia per un’opera cinematografica.

Anche un film leggendario come Casablanca però è stato oggetto di censure. D’altronde, dati i diversi riferimenti al nazismo, non poteva essere altrimenti. Ecco qualche esempio. Nella versione italiana a Rick viene fatto notare che ha aiutato i cinesi in un non meglio precisato evento (presumibilmente la Seconda guerra sino-giapponese), mentre nella versione originale egli ha aiutato gli etiopi nella guerra contro gli italiani.

Nella versione originale compare in due scene il capitano Tondelli, un impacciato ufficiale italiano: la prima si svolge all’aeroporto, dove un militare nazista non presta molta attenzione alla presentazione dell’italiano che lo segue ossequioso; la seconda quando Tondelli, all’esterno del Rick’s café, ha un alterco con un ufficiale tedesco, e dove Renault rileva che italiani e tedeschi non potranno mai andare d’accordo. Entrambe le scene nella versione italiana sono state eliminate ma sono presenti, ridoppiate, dall’Edizione DVD in poi.

CasablancaNella versione italiana il signor Ferrari, personaggio ambiguo che comanda il mercato nero, viene rinominato “Ferrac”, oscurando la sua origine italiana.

Sono incalcolabili gli omaggi che il cinema ha dedicato a “Casablanca”. Tra le più spiritose e divertenti citazioni ricordiamo il film Ma papà ti manda sola? (1972) di Peter Bogdanovich, in cui una scatenata Barbra Streisand seduce l’ingenuo Ryan O’Neal sulle note di As Time Goes By. O ancora le discussioni tra Meg Ryan e Billy Crystal, in Harry ti presento Sally (1989) sui motivi delle scelte di Ingrid Bergman; come anche nel più recente Un amore di testimone (2008). E ovviamente, Provaci ancora, Sam, pellicola di Herbert Ross in cui un imbranato critico cinematografico (Woody Allen) sogna di rivivere la passione tra Bogart e la Bergman con la moglie di un amico (Diane Keaton). Lo stesso titolo originale del film scritto da Allen come commedia teatrale, “Play it again, Sam”, ricorda la famosa battuta della Bergman: “Suonala, Sam. Suona ‘Mentre il tempo passa”.

In Italia, Francesco Nuti ha intitolato un suo film Casablanca Casablanca, con qualche riferimento a questo lungometraggio, oltre che nel titolo, anche nell’ambientazione finale.

Quanto alle battute, tra le tante segnaliamo: “Louis, penso che questo sia l’inizio di una bella amicizia” citata nel finale del film “Gatto nero, gatto bianco” di Emir Kusturica. Anche il film comico Una pallottola spuntata 2½: l’odore della paura, richiama questo film: mentre i due protagonisti sono seduti a un tavolo di un locale per single, la ragazza chiede al pianista di colore, ovviamente Sam, di suonare la loro canzone; il pianista comincerà a cantare però una versione piuttosto allegra di Ding-Dong! The Witch Is Dead, canzone del film Il mago di Oz.

Anche il mondo dei fumetti ha reso omaggio al film: Giorgio Cavazzano ha realizzato testi e disegni per la parodia disneyana “Topolino, Minni in Casablanca”, appositamente realizzata in mezzatinta per ricreare le atmosfere del film. Nel corso della storia, la celebre frase “Suonala ancora, Sam” diventa un autentico tormentone per il pianista impersonato da Pippo. Un altro omaggio fumettistico lo troviamo nell’albo di Leo Ortolani, il creatore di Rat-Man, intitolato “La lunga notte dell’investigatore Merlo”.

Infine, anche il mondo della musica ha tratto ispirazione. Citando un esempio tutto italiano, nell’album Lambrusco coltelli rose & popcorn di Luciano Ligabue (anno 1990) è presente una traccia intitolata Ti chiamerò Sam (se suoni bene), in chiaro riferimento al pianista protagonista della celebre scena del film.

Tre invece i premi Oscar vinti: Miglior film alla Warner Bros, Migliore regia a Michael Curtiz; Migliore sceneggiatura non originale a Julius J. Epstein, Philip G. Epstein e Howard Koch. Nel 1989 è stato inserito fra i film preservati dal National Film Registry presso la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito al secondo posto della classifica dei cento migliori film americani di tutti i tempi e dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è sceso al terzo.

Che il film abbia lasciato il segno, ne è anche la riprova del fatto che ben 6 frasi della sceneggiatura sono entrate nella lista delle 100 frasi più citate del cinema.