Hana-bi

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Hana-bi – Fiori di fuoco (in giapponese はなび Hana-bi) è un film del regista giapponese Takeshi Kitano. Il film è stato presentato in anteprima in Italia alla 54ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il 3 settembre 1997 (mentre in patria è uscito il 24 gennaio 1998), dove si è aggiudicato il Leone d’Oro. Un premio che ha dato visibilità internazionale al regista.

 

Nishi è un ex agente cinico e freddo nei modi, perseguitato dalla Yakuza a causa di un debito; come se ciò non bastasse, è afflitto da un doppio malessere latente: la moglie è afflitta da una leucemia ed è in fase terminale, mentre un ex collega è rimasto paralizzato in seguito ad una sparatoria e lui si sente responsabile per non essere stato lì con lui durante il conflitto a fuoco. Così cerca di allietare, nel limite dei suoi modi bruschi, gli ultimi giorni di vita che restano alla moglie, e decide di portarla fuori in vacanza; per fare ciò organizza una rapina utilizzando la sua vecchia divisa e truccando un auto rubata a mo’ di volante. Ma ciò gli porterà nuovi problemi e nuovi nemici: i suoi ex colleghi.

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Film intenso, che lascia “parlare” prevalentemente il suono potente e denso del silenzio. Tra il protagonista Nishi e la moglie, non c’è dialogo, ma è tutto un linguaggio di gesti, di sguardi e di giochi. Hana-bi in giapponese significa letteralmente “fiori di fuoco”, come a rappresentare i due elementi protagonisti della pellicola: i delicati fiori disegnati da un lato ed il violento fuoco delle pistole dall’altro. La storia si divide tutta fra estrema violenza ed estrema dolcezza. In realtà in giapponese Hana-Bi significa letteralmente “fiori di fuoco”, ma metaforicamente significa “fuochi d’artificio”. Casualmente, nello stesso periodo in cui il film è stato presentato in Italia, sul mercato italiano è uscito il film Fuochi d’artificio di Leonardo Pieraccioni, e si dice che questo sia uno dei motivi per cui in Italia il titolo del film sia rimasto quello originale, anche se in effetti il titolo del film di Kitano non è stato mai tradotto nei vari paesi europei in cui è stato presentato.

Già con il primo film Violent Cop, Kitano aveva gettato le basi narrative per questo lungometraggio (molti elementi della storia sono simili), ma mentre quello era semplicemente un classico “yakuza movie” – genere molto amato in Giappone e più volte ripreso da Kitano – in Hana-bi vi sono anche ampi spazi per i sentimenti. Tutto il film è cosparso sì da sangue, ma anche da immagini meravigliose e delicate, come i colori pastello dei quadri e dei paesaggi.

Tutti i quadri o i disegni presenti nel film sono opera di Kitano stesso, rendendo quindi quasi biografica la storia di Horibe che, una volta perso tutto nella vita, solo nel disegno troverà riscatto e voglia di vivere. Anche il regista infatti ha subìto nella realtà un violentissimo incidente in moto nell’agosto del 1994, e durante la convalescenza si è dilettato di disegno. Sono visibili sul suo volto i segni dell’accaduto.Due sono gli aspetti più interessanti che restano allo spettatore: la meravigliosa colonna sonora e lo splendido quanto cruento finale. La prima, frutto della quarta collaborazione tra Joe Hisaishi e Takeshi Kitano, consta di 11 brani e accompagna al meglio le scene del film. Quanto al secondo, che è giusto non anticipare, vede anche una bambina che gioca con l’aquilone sulla spiaggia, la quale in realtà è la figlia del regista, Shoko Kitano.

Proprio nella scena finale si può ascoltare e apprezzare la traccia musicale più bella e emozionante: “Thank You… for Everything”, che dura oltre 7 minuti. Anche grazie a essa, che la scena finale resta nella mente dello spettatore. Una sequenza delicata ma che al contempo si brucia nelle fiamme della rassegnazione e della sconfitta. Proprio come un fiore di fuoco.

Redazione
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