HomeRubricheFilm RomanticiUn amore di testimone: recensione del film con Patrick Dempsey

Un amore di testimone: recensione del film con Patrick Dempsey

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Un amore di testimone è il film del 2008 diretto da Paul Weiland e con protagonisti Patrick Dempsey, Michelle Monaghan, Kevin McKidd, Sydney Pollack, Busy Philipps

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InUn amore di testimone un’amicizia nata tra le lenzuola ai tempi dell’università. Una stanza al buio, la scelta di una maschera sadomaso per rendere l’incontro off-limits e Tom (Patrick Dempsey) che finisce nel letto della ragazza sbagliata. Ovviamente quella notte andrà in bianco, ma da quel momento Anna (Michelle Monaghan), da comico errore di una notte decisamente troppo alcolica, diventerà la sua migliore amica. E dopo dieci anni nulla è cambiato. Tom è il solito casanova assetato di donne, e Anna la sua adorata e affezionata spalla, sua dama ai matrimoni nonché sua  confidente d’eccezione. Non c’è romanticismo tra i due, ma quando, in Scozia, Anna incontrerà il duca dei suoi sogni e con cui deciderà di convolare a nozze, Tom non potrà più nascondere i suoi sentimenti. E allora da “damigella d’onore”, in qualità di suo migliore amico, si trasformerà nel guastafeste di turno, ostinato a trovare nella vita edulcorata del lord scozzese scabrosi nei che possano far desistere Anna dallo sposarlo.

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Un amore di testimone, l’analisi

Un amore di testimone è una commedia anglo-americana realizzata dal creativo e regista (per lo più televisivo) britannico Paul Weiland, conosciuto soprattutto per aver ideato alcuni tra gli spot pubblicitari più premiati e per aver diretto Rowan Atkinson nella serie Mr Bean, padrona indiscussa del british humour da tubo catodico.

Non sempre un talento riesce a trovare il modo di esprimersi attraverso tutti i canali e linguaggi, quello che risulta creativo nella pubblicità o in televisione non è necessariamente originale al cinema così com’è valido il contrario. E parlando di Paul Weiland e del suo amore di testimone, non si può certo dire che il linguaggio cinematografico sia proprio nelle sue corde. Che fosse una commedia piena di cliché era chiaro sin dall’inizio, è bastata l’intro dell’errore di letto a dichiarare l’intento del film e la sua formula banale. Non era un mistero neanche che fosse una commedia assolutamente prevedibile e senza colpi di scena. Magagne su cui, tuttavia, avremmo potuto chiudere un occhio, considerando la fiacca e trita retorica che ormai regna nella maggior parte delle commedie rosa, come se il romanticismo  al cinema fosse l’equivalente di “storia frivola, inconsistente ed effimera, priva di qualunque  accortezza stilistica e sostanza narrativa”.

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Ma la nota veramente stonata della pellicola di Paul Weiland è la sua profonda inettitudine a stimolare anche la fantasia e il sogno d’amore della più romantica delle donne. Non genera alcuna piacevole immedesimazione, nessuna forma di tenera sublimazione, né tantomeno quella conviviale forma di abbandono che, di solito, si prova assistendo ad un accadimento già scritto. Alle volte, lasciarsi trasportare da storie presumibili, è garanzia di appagamento emotivo. E’ come vedere per l’ennesima volta la stessa scena o lo stesso episodio di una serie tv: sapere come va a finire ti consente di godere maggiormente dei dettagli della storia e di trovare rifugio nella sua certezza, gravida di inequivocabili punti fermi. Un amore di testimone è purtroppo non molto di più della brutta copia de Il matrimonio del mio miglior amico.

 

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