Una Lunga domenica di Passione: recensione del film di Jean-Pierre Jenuet

Una Lunga domenica di Passione

Una Lunga domenica di Passione, è il film del 2004 diretto da Jean-Pierre Jenuet e con protagonisti nel cast Audrey Tautou, Gaspard Ulliel, Dominique Pinon, Clovis Cornillac, Jérôme Kircher, Chantal Neuwirth, Albert Dupontel, Denis Lavant, Jean-Pierre Becker, Dominique Bettenfeld, Jean-Pierre Darroussin, Marion Cotillard, André Dussollier, Ticky Holgado, Jodie Foster, Julie Depardieu.

 

Una Lunga domenica di Passione, la Trama: Cinque soldati, accusati di automutilazione, stanno per essere giustiziati. La loro pena di morte sarà uscire allo scoperto dalle trincee e resistere sotto il fuoco nemico giorno e notte. Da qui tutto ha inizio. La loro morte o la loro sopravvivenza è avvolta nel mistero. Uno di questi è Manech, un giovane di poco più di vent’anni che a casa ha lasciato la ragazza Mathilde. Sarà proprio lei, con il suo istinto, a non arrendersi di fronte alla notizia della morte del ragazzo e, con ostinazione, indagherà sugli accaduti che hanno caratterizzato la vita precedente dei cinque soldati.

Una Lunga domenica di Passione, l’analisi

Jean-Pierre Jenuet mette la firma a un altro capolavoro dopo Il favoloso mondo di Amélie e si conferma essere un regista di grande talento. Dopo aver sfiorato undici Oscar, il regista non si perde d’animo e ci stupisce con un film tratto dall’omonimo romanzo di Sébastien Japrisot.

Lo stile di Jenuet s’intuisce sin dall’inizio, dove la voce narrante, che ci ricorda quella di Amélie, permette di addentrarci nelle vite dei cinque soldati. Immediatamente cinque sconosciuti saranno gli abitanti di un piccolo mondo che, col proseguire dell’indagine di Mathilde, diventeranno familiari nonostante l’intreccio di nomi e storie.

Una Lunga domenica di PassioneMathilde è ostinata, fa scommesse con se stessa (“Se arrivo alla curva prima della macchina, Manech ritornerà vivo”), il suo istinto non riesce a convincersi che l’amato è morto e, a partire dal ritrovamento delle lettere e dei ricordi dei condannati, anche il pubblico si farà coinvolgere sempre più nella ricerca. Il film inizialmente ha un ritmo incalzante ma, man mano che l’indagine va avanti, si fa strada la stessa angoscia che prende Mathilde tra speranze e false piste.

Al racconto della storia d’amore si affianca l’onnipresente dramma della prima guerra mondiale, ritratta in modo così realistico da farci sporcare con il fango delle trincee, affondare nelle buche delle granate, rasentare la follia dei soldati. Ad aiutarci c’è una mirabile fotografia dai toni freddi e bui del campo di battaglia a quelli caldi e accoglienti nella Parigi degli anni Venti.

Come ne Il famoso mondo di Amèlie, alla sceneggiatura il regista è affiancato da Guillaume Laurant e insieme ricostruiscono al meglio le atmosfere letterarie, come se il libro fosse stato cucito attorno ai personaggi.

Audrey Tatoun, che interpreta Mathilde, torna in un ruolo simile a quello che aveva interpretato nel precedente film: investigare sulle vite degli altri, questa volta per ricomporre l’intricato puzzle e ritrovare l’amato Manech (Gaspard Ulliel). Allo stesso modo, l’intrigante Tina Lombardi (Marion Cotillard) compagna di uno dei condannati, con i mezzi della seduzione intraprenderà la stessa ricerca di Mathilde. Due donne apparentemente uguali, accomunate dalla voglia di perseguire la verità, con l’unica differenza che a muovere la seconda è la vendetta.

Colpi di scena, nuovi personaggi, momenti d’ilarità alternati a quelli drammatici, fanno di Una Lunga domenica di Passione una combinazione di generi che spazia dal drammatico al romantico senza che uno dei due prevalga sull’altro. Un’altra pellicola di Jean-Pierre Jenuet che non ci delude.

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