Ambizione 2: recensione della seconda stagione della serie turca su Netflix

Diretta da Koray Kerimoglu, la seconda season vede tornare alla carica i bravissimi Birce Akalay, Miray Daner e Ibrahim Celikkol, rispettivamente nei panni di Lale, Asli e Kenan

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Il leone è il re della savana. Domina dalla terra e il suo trono è spesso soggetto a numerosi attacchi. C’è chi lo teme e chi è fiero di potergli stare accanto. Il falco sembra più fragile, ma il suo punto di forza è il cielo, da dove ha una visuale ottimale: osserva dall’alto e studia attentamente, fino a scendere in picchiata, grazie alla sua velocità, e fare stragi. Ma per quanto sia agile, il falco non può essere come il leone. Non ne possiede la fierezza e la saggezza, eppure sembra essersi cucito addosso un abito che gli somigli, spodestandolo. È la parabola di Ambizione 2, seconda stagione della serie turca creata da Meric Acemi e diretta da Koray Kerimoglu.

 

Al centro una guerra fra titani iniziata con la prima season, la generazione X e Z, rappresentata da Lale e Asli, due donne ambiziose con una visione diversa della vita e del lavoro. La prima è il leone: territoriale, determinata, avveduta. La seconda è il falco: furba, manipolatrice, velocissima, e segnata dal passato. Entrambe con molti scheletri nell’armadio. Ambizione 2 torna sulla piattaforma Netflix dal 14 dicembre, e segna anche il come back delle sue stelle: Birce Akalay (Lale), Miray Daner (Asli) e Ibrahim Celikkol (Kenan), da noi conosciuto ad oggi soprattutto per il ruolo di Mehdi, protagonista della dizi My Home My Destiny, in onda su Mediaset Infinity.

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Ambizione 2, la trama: cosa è successo al leone?

La vita di Lale è cambiata completamente da quando la sua assistente, Asli, è riuscita a de-tronizzarla. Il newtork per cui lavorava l’ha lincenziata, e ora il programma di informazione giornaliero, Dall’altra parte, è nelle mani della giovane ragazza dal cuore duro. Il finale della prima stagione sembrava essere incisivo: abbiamo visto Lale lasciare la redazione dove per anni ha dato anima, corpo e sudore, con un sentito e caloroso applauso di tutti i colleghi, e ora, con l’inizio della seconda season, questo è condotto da qualcuno che dà notizie agli spettatori aggrappandosi alle tendenze sul web. Dove sono finite le vere notizie? Dov’è il giornalismo, quello puro e sincero? Fonte di assoluta verità?

Asli ha giocato le sue carte in maniera scorretta, amorale e anti etica, e ricorrendo a ciò che è virale ogni giorno sui social agisce secondo una comunicazione e dei linguaggi totalmente sballati, che se prima la portano in alto, l’attimo dopo la scaraventano giù. Nonostante abbia ottenuto ciò che vuole, Asli non sembra felice lo stesso. Pensa ancora a Lale, è ossessionata. Nel frattempo, Lale prova ad andare avanti come può, e l’occasione la raggiunge presto: il suo fidato Kenan lavora per un’altra azienda, e le propone di tornare in pista, più forti di prima, insieme. Ma ci sono troppi demoni all’orizzonte… e anche dietro. Quanto sarà alto il prezzo da pagare per tentare di nuovo il successo? E quanto si spingerà invece Asli per rimanere sul trono e non lasciarsi condizionare dai media e dalla figura, pur lontana, della sua più acerrima nemica?

Ambizione 2

Il problema sono i social media

La seconda stagione di Ambizione prosegue dritta nel suo discorso intrapreso nel 2022, e continua a fotografare alcune realtà – in primis quella lavorativa – in cui è presente, letteralmente, tutta quella melma che dall’esterno risulta (quasi) invisibile. Attraverso la metafora della savana, del leone e del falco, rappresentante come dicevamo lo scontro fra Lale e Asli, dove sono ancora le due generazioni – quella X e quella Z – a confrontarsi e affrontarsi, lo show affonda ancora più le sue radici nel terreno fertilissimo, andando ad approfondire tutte le tematiche lasciate in sospeso: le varie facce dei social media, gli ambienti aziendali nocivi, le sfumature aberranti che dominano l’essere umano. Se nella prima stagione era solo stato evidenziato quanto effettivamente l’uso che si faccia dei social sia spesso sbagliato, o di quanto ad oggi il giornalismo stia sempre più perdendo di credibilità per cedere il passo alla disinformazione e alle fake news, in Ambizione 2 vengono messi in risalto tutti i danni collaterali che ne derivano, e che contribuiscono a rendere malsana la nostra società.

Lo fa puntando ancora la luce sull’ambizione di Asli, la sua invidia e ossessione verso Lale, che le consumano l’anima e la portano a odiare tutti quelli che la circondano, impedendole di vivere. Questo dipende in primis dalla sua insicurezza, alimentata e derivante dall’impossibilità dei giovani di fare carriera, poiché intralciati dai “veterani” che neppure li guardano in faccia e non li credono all’altezza (seppur qui venga estremizzata). In secondo luogo dal fatto che le generazioni di oggi cercano di condurre la patinata vita che vedono filtrata dagli influencer sui social, ma quando provano a riprodurla nella loro realtà si accorgono non essere così semplice o veritiera, soccombendo alla frustrazione.

In questo contesto, Asli cerca di rimanere in pista svolgendo il suo lavoro da giornalista al network senza un minimo di etica e moralità, non dando il giusto valore alle notizie ma anzi cavalcando l’onda delle tendenze su twitter o instagram, e sugli hashtag circolanti, perché crede che solo così possa rimanere a galla. Venendo adulata o denigrata dall’audience o dai famosi “leoni da tastiera” in base poi a come arriva loro un determinato messaggio, che codificano e giudicano in base a ciò che è più virale in quel frangente. Ed è qui che la serie ci dimostra quanto il web possa essere fuorviante, uno strumento a doppio taglio volto a deformare la realtà con un clic, portando le persone a cambiare idea ogni secondo, alimentando modelli – o in tal caso news – inesistenti o inattendibili, fino a che queste non si lasciano assuefare dalle mode e dai trend.

Lasciarsi condizionare dal web

“La gente scrive solo quello che vuole dire in quel momento, e non quello che pensa nella realtà”, dirà Lale ad un certo punto ad Asli, in un confronto a maschere cadute fra le due, in una delle scene più potenti e struggenti. Sì, perché oltre il pericolo sull’abuso dei social media, lo show mette in guardia anche sull’influenza che questi hanno nella nostra vita. Con dialoghi pungenti, studiati al millimetro e mai fuori luogo e contesto, Ambizione 2 ne fa una netta e chiara denuncia. I social condizionano, anche quando non sembra. Modifichiamo la nostra intera esistenza e visione delle cose in base a quello che gli utenti digitano, e ci trasformiamo a seconda di ciò che pensano di noi. Siamo nelle mani delle app, eppure non ce ne rendiamo conto. E se sei un personaggio pubblico, come Lale o Asli, e non sai gestire l’ondata, possono distruggere.

Il pubblico dà e il pubblico toglie, e il consiglio è quello di dargli il giusto peso, non rendendolo la nostra realtà o l’unica fonte delle nostre soddisfazioni, ma sfruttandolo in maniera sana, attingendo da esso quando necessario e poi prendendo le giuste distanze. L’affidare a Lale tali parole ha uno scopo ben preciso: farci capire quanto le diverse generazioni non sono agli antipodi e non vanno incapsulate in una specifica definizione. La generazione X non è demodè o antiquata e quella Z non è frivola, superificiale o incapace; sono due mondi differenti, sì, ma possono essere intrinsechi. La prima può insegnare alla seconda attraverso la lucidità e l’esperienza il mestiere, e la seconda può insegnare alla prima tecniche e segreti dell’era dei social. Non costituiscono perciò l’una l’antitesi dell’altra, come spesso ci viene fatto credere, ma anzi l’una può essere d’aiuto all’altra, e Ambizione 2, in un’operazione chirurgica, ce ne dà prova con un racconto credibile e personaggi realistici.

Ambizione 2 -

Personaggi stratificati

E in fondo sono proprio i protagonisti a funzionare. Efficaci, autentici e tridimensionali. Aggiungono spessore e profondità alla storia, solida e ben costruita, e pur con qualche eccesso non sono né stereotipati né fittizi. Ognuno di loro incarna sia il bene che il male, mostrandoci i loro chiaroscuri, là dove la luce e l’oscurità non sempre sono in equilibrio. Sono individui stratificati, come lo siamo tutti, con debolezze, insicurezze, traumi, ossessioni, sogni e desideri, che cercano di andare avanti come possono, combattendo persino contro se stessi, e nel farlo ci mostrano tutti i colori dell’essere umano, sia quelli grigi che quelli sgargianti.

Ad attribuire valore ad ognuno di loro un cast di bravissimi attori dalla grande presenza scenica: Birce Akalay, Miray Daner e Ibrahim Celikkol incarnano deliziosamente Lale, Asli e Kenan, personaggi ambigui, dalle mille sfumature caratteriali, e a volte amorali. Le loro interpretazioni sono calibrate, enfatizzate al punto giusto e mai istrioniche, in grado di restituire allo spettatore i loro diversi punti di vista, affinché dall’altra parte si sviluppi un’empatia totale con ognuno di essi. Ambizione 2 si conferma perciò, nel panorama seriale turco, ma anche sulla piattaforma Netflix, un prodotto di valore, ben lavorato e per nulla scontato. Che aveva urgenza di parlarci di un male che si annida nella nostra società nella maniera più cruda e schietta possibile, e non poteva proprio aspettare.

Sommario

Ambizione 2 si conferma, nel panorama seriale turco, ma anche sulla piattaforma Netflix, un prodotto di valore, proprio come lo era la prima stagione, ben lavorato e per nulla scontato. Che aveva urgenza di parlarci di un male che si annida nella nostra società – i social - nella maniera più cruda e schietta possibile, e non poteva proprio aspettare.
Valeria Maiolino
Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano. Articolista su Edipress Srl, per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”.

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