Regina Cleopatra recensione serie
Queen Cleopatra. Cr. Netflix © 2023

La curiosità che ruota attorno a Regina Cleopatra, nuovo docudrama targato Netflix in arrivo il prossimo 10 maggio e prodotto da Jada Pinkett Smith, è fin troppo alta. Molte sono le ragioni, e non tutte derivano dal fascino storico che l’ultima regina ellenica esercita ancora oggi, bensì dalle polemiche che ne hanno investito la produzione sin dalla diffusione del poster ufficiale. Le quali hanno smosso perfino il Consiglio Supremo delle antichità Egiziane, sulla cui opera hanno riversato accuse di blackwashing e falso storico.

 

Questa ondata di critiche ha alzato di gran lunga l’interesse per Regina Cleopatra, contribuendone paradossalmente all’attività di promozione. Le luci sul documentario, perciò, si sono accese e le domande che cercano risposta sono molte, fra queste il chiedersi come la serie spiegherà che la scelta dell’attrice Adele James, nera, la quale incarnerà la sovrana più potente che la storia tutta abbia mai avuto, sia giusta e fedele.

Regina Cleopatra, la trama

Queen Cleopatra. Cr. Netflix © 2023

Alessandria, 51 a.c. Cleopatra è in biblioteca, china sullo scrittoio, quando una delle sue ancelle l’avverte che “è il momento”. Il padre, Tolomeo XII, muore a causa di una malattia e per la figlia è arrivato il momento di salire al trono, sposandosi come da tradizione con il fratello Tolomeo XIII. Da allora, la vita di Cleopatra cambia radicalmente: le sorti dell’Egitto sono tutte sulle sue spalle e deve ingraziarsi Roma per poter fortificare il suo potere, soprattutto dopo l’ira di Giulio Cesare scatenata dall’uccisione di Pompeo su suolo egizio. La sovrana stringe un’alleanza proprio con quest’ultimo durante la sua reggenza, iniziando anche una storia amorosa che porta alla nascita del suo primo figlio. Ma è dal rapporto con Giulio Cesare che le cose prendono una piega diversa e Cleopatra si ritroverà ad affrontare, alla fine, un grande nemico, dal quale non potrà scappare.

Cleopatra, dea e regina

La figura di Cleopatra, pura incarnazione della dea Iside, è stata rappresentata sullo schermo molte meno volte di quanto si possa credere. Nell’immaginario cinematografico comune, la regina d’Egitto ha il volto di Elizabeth Taylor che, per il popolo africano, visto come stanno le cose, rimane forse la sua trasposizione più autentica. Anche nella più recente docuserie L’Impero Romano: Potere e sangue, Jessica Green si avvicina molto, a livello estetico, all’idea che alcuni studiosi (ed egiziani ovviamente!) si sono fatti di Cleopatra e della sua carnagione. Jada Pinkett Smith ha voluto però cambiare le carte in tavola, animare gli animi, e per farlo ha scelto una donna nera, portando nella sua docuserie egittologhe, autrici e storiche che potessero fornire una delucidazione riguardo la sua etnia. Cleopatra discendeva dai Tolomei, ellenici… greci.

E questo è un dato di fatto. Ma nessun documento o reperto storico è riuscito a risalire all’identità della madre. Che di conseguenza potrebbe essere egiziana e, come tale, avere un colore dell’epidermide più scuro. Regina Cleopatra si apre proprio con questa spiegazione, nell’intento di mettere subito le mani avanti per quello che si andrà poi a mostrare. Lecita e passabile, dunque, l’attrice Adele James. Chiarito l’arcano, Regina Cleopatra ripercorre la vita del Faraone (si chiamerà lei stessa così nel corso del suo regno) in quattro blocchi raffiguranti periodi diversi: la salita al trono, la conquista di Roma con Giulio Cesare, l’amore con Marco Antonio e la sua lotta per l’Egitto costatale la morte.

La glorificazione della sovrana

Cleopatra. Regina africana. Madre di una nazione di milioni di persone. Una dea egizia in carne e ossa. Temuta e adorata allo stesso tempo. Ma anche umana.”, è Jada Pinkett Smith, voce narrante, a dipingere il ritratto di una donna potente e indipendente, con un intero Paese nelle mani, la cui vita però non le è stata clemente. Guerriera fino alla fine, risoluta e sagace. Dotta e intelligente, persino quando si trattava di pianificare strategie di guerra al fianco del suo Marco Antonio. Non c’è un momento in cui la docuserie non ne esalti la donna e la sovrana che è stata, caricando la sua immagine di una grande simbologia.

Un processo alla sua glorificazione, potremmo dire, che si reitera in ogni episodio fino alla sua conclusione, sovrastando gli eventi storici – molto romanzati – che dovrebbero essere il fulcro e il motore della narrazione. La ricostruzione del periodo tolemaico in cui Cleopatra agì e lottò con tutte le sue forze costituisce infatti solo il margine della storia, seppur siano state proprio le cospirazioni e le rivolte di quel momento ad averla resa la monarca più autorevole della sua dinastia. La sua politica espansiva e accentratrice è stata abbondantemente silenziata ma, nell’affresco della sua storia, è la parte più interessante, l’unica che in qualche modo ne celebra davvero lo spirito divino e pragmatico.

Poca sostanza, molta romance

Queen Cleopatra. Cr. Netflix © 2023

Seppur, quindi, approfondirne la personalità sia chiave principale per comprendere meglio il personaggio storico, un occhio di riguardo su quel che è stato effettivamente il suo lascito avrebbe dato al prodotto un taglio più compiuto sul fronte storico-divulgativo. Molto è, come detto, accennato, alcuni passaggi si prendono un po’ più di spazio all’interno del rifacimento, ma a somme tirate alcuni punti cruciali che hanno dettato un cambio di rotta nella vita di Cleopatra sono stati messi da parte. Parliamo, ad esempio, della minaccia dei cortigiani, che volevano indebolire la regina da poco al trono e allontanarla da Alessandria. Cosa che accadde poi. Dell’importanza che ha avuto il secondo triumvirato, a cui è seguito l’avvicinamento a Marco Antonio.

Delle battaglie combattutesi fra Roma e l’Egitto. Non si va a fondo neppure nelle alleanze strette da Cleopatra con Giulio Cesare e, dopo, con Marco Antonio. Il contesto funge di conseguenza solo da sfondo. L’attenzione, oltre alla Cleopatra donna, è rivolta maggiormente alla parte romance, che capiamo faccia più gola al pubblico, traendone i suoi vantaggi sul lato commerciale. I flirt che la sovrana ebbe con il dittatore e il militare romano sono spalmati in tutte e quattro le puntate, diventando focus dell’intera docuserie. È l’amore a prendere le redini del racconto.

Un amore politico, ben studiato, in cui sotto c’era il bisogno di assicurarsi il potere e la continuazione della dinastia. A questa sovrabbondanza di sentimento (romanzare l’epica love story fra Marco Antonio e Cleopatra è stata una mossa astuta), scorre in parallelo una scarsità di scene bellicose. La scenografia è povera e c’è poco uso del digitale, indi per cui degli scontri (sia via terra che con le flotte navali) abbiamo purtroppo solo un assaggio. Ma forse questo è il pegno da pagare per un budget non proprio elevato.

Cleopatra, una donna contemporanea

Eppure Regina Cleopatra che, in conclusione, non svetta nella lista delle docuserie Netflix meglio fatte, non può concludersi di certo negativamente. Perché in realtà porta con sé un bellissimo messaggio sulle donne. Nell’antico Egitto, infatti, esse potevano detenere il potere, diventare regine, essere divinità. Potevano andare in guerra, gestire le finanze del popolo, escogitare strategie. Erano parte attiva della politica e dell’intero sistema economico e questo, proprio nell’opera, fa da contrasto all’idea che invece in occidente avevano i romani.

I quali, per tali ragioni, additarono Cleopatra come strega e manipolatrice, serbandole un odio fondato sulla convinzione che l’unico posto della donna era fra le quattro mura di casa. Madre e moglie, nulla di più. Una predisposizione misogina che si riversa nella figura di Ottaviano, nemico ultimo della regina, la quale proprio con la sua morte (il suicidio di Cleopatra non è uno spoiler) conferma la sua posizione di donna al potere, che non si genuflette davanti a nessuno. Che non si lascia comandare e sceglie lei come e quando morire. Una bella parabola, che fa di Cleopatra una donna moderna, adatta a vivere nell’oggi, che ne rispecchia l’emancipazione e i movimenti attivisti contemporanei. E nella quale, ognuna, può riflettersi. Sarà per questo che Cleopatra viene definita immortale? Noi crediamo di sì.

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RASSEGNA PANORAMICA
Voto di Valeria Maiolino
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Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano, inizia a muovere i primi passi nel mondo della critica cinematografica collaborando per il webzine DassCinemag, dopo aver seguito un laboratorio inerente. Successivamente comincia a collaborare con Edipress Srl, occupandosi della stesura di articoli e news per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda poi su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro con la Casa Editrice Albatros Il Filo intitolato “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”. Il cinema è la sua unica via di fuga quando ha bisogno di evadere dalla realtà. Scriverne è una terapia, oltre che un’immensa passione. Se potesse essere un film? Direbbe Sin City di Frank Miller e Robert Rodriguez.
cleopatraRegina Cleopatra segue a blocchi quattro periodi della vita della regina d'Egitto, dalla sua ascesa al potere fino alla morte. Ma se l'intento pare quello di raccontare l'impatto che l'ultima sovrana ellenica ha avuto a livello storico-politico ai tempi della Repubblica romana di Giulio Cesare, nella pratica la serie si ritrova a focalizzarsi sui flirt amorosi e sulla sua estrema glorificazione, depotenziando l'intera opera. L'unica, vera, nota positiva è il messaggio sulla forza e l'indipendenza delle donne che, neppure dinanzi alla morte come accade a Cleopatra, devono piegarsi al volere maschile.