Homecoming – seconda stagione: la recensione della serie Amazon Prime Video

La serie ideata da Horowitz e Bloomberg prosegue il suo cammino nel suo territorio distopico, svelando vecchi misteri e arricchendosi di nuovi.

Homecoming 2 recensione serie tv

All’interno dell’industria dello spettacolo statunitense, i reduci di guerra sono da sempre uno dei soggetti privilegiati. Il loro reinserimento nella società è tutt’oggi una problematica mai realmente risolta, e la serie Amazon Prime Homecoming continua a riflettere a riguardo, confezionando il tutto in un contesto che a suo modo dialoga con la fantascienza. Ideata a partire dall’omonimo podcast degli autori Eli Horowitz e Micah Bloomberg, la serie è ora pronta a rivelare la sua seconda stagione, dopo quella con protagonista Julia Roberts, rilasciata nel 2018.

 

La Roberts non sarà tuttavia presente nei nuovi episodi, che si avvalgono invece di nuovi protagonisti, come gli attori Janelle Monáe Chris Cooper, alcuni personaggi già noti e lo stesso universo narrativo. Ciò non la rende propriamente una serie antologica, quanto invece un’evoluzione di quanto visto precedentemente. Se una storia legata al mondo mostratoci si è conclusa, ve ne sono altre da poter raccontare e che permettono di andare ancor più a fondo rispetto a quei misteri rimasti irrisolti.

Stavolta lo spettatore si troverà a seguire le vicende di una donna risvegliatasi improvvisamente all’interno di una barca in mezzo ad un lago. Questa non ricorda né chi è, né come sia finita lì. La sua ricerca la porterà però ad imbattersi nella nota Geist Group, compagnia impegnata nell’iniziativa Homecoming, destinata alla reintegro nella società dei reduci. Nel momento in cui il mistero si infittisce, pericolose rivelazioni verranno alla luce.

L’essenziale è il segreto

Nel dare un seguito a quanto narrato nella prima stagione, Homecoming dimostra di voler continuare a perseguire il detto secondo cui “meno è più”. Con i suoi episodi da circa trenta minuti l’uno, infatti, si concentra solamente su ciò che è essenziale alla storia e al suo mistero. Non vi è tempo per particolari sottotrame o ulteriori tematiche, che potrebbero invece far perdere il focus centrale. E nel trattarlo, si raccoglie quanto rimasto in sospeso nella precedente stagione per darvi qui uno sviluppo, il tutto mantenendo quel ritmo pacato che aveva caratterizzato gli episodi del 2018.

Al contrario, i due autori dimostrano di aver ulteriormente raddrizzato il tiro, eliminando tutte quelle particolarità estetiche che avevano finito con il rendersi di troppo nella prima stagione, rendendone faticosa la visione. Con questa ricerca per l’essenziale, tanto nella scrittura quanto nella messa in scena, è invece possibile concentrarsi sui grandi meccanismi che muovono la storia e le sue tematiche.

Al centro di tutto vi è nuovamente la manipolazione della mente, e l’uso che si potrebbe fare di tale capacità. Forze positive e negative si muovono nei confronti di tale conquista, e nel centellinare i propri indizi la serie si conferma come un affascinante thriller, dotato di elementi, se non fantascientifici, certamente distopici. L’ulteriore riduzione degli episodi, da dieci a sette, permette inoltre di vivere in modo più concentrato i pochi essenziali eventi che si manifestano, anche se in più occasioni questi si dimostrano essere piuttosto dimenticabili.

Homecoming Amazon

Homecoming è una serie complessa da catalogare

Come già avvenuto per la prima stagione, continua ad essere difficile ricondurre Homecoming a delle etichette prestabilite, e proprio questa sua complessità è certamente un gradito elemento, il quale contribuisce alla sua originalità. Aver rinnovato molto del suo volto, con nuovi protagonisti e vicende, inoltre, permette di aggiungere sfumature che dovrebbero rendere sempre più intrigante il mondo che i due autori vogliono narrare, cosa che però non sempre qui si verifica. Se, infatti, come accennato, da un punto di vista estetico questa seconda stagione dimostra uno sviluppo rispetto alla precedente, altrettanto non si può dire a livello narrativo.

Probabilmente è anche per via del discontinuo coinvolgimento che genera, che nel giungere alla sua conclusione Homecoming potrebbe risultare indigesta. Con un finale brusco, in linea con quello della precedente stagione, la serie sembra pronta a cambiare ancora, a portare i suoi spettatori su altre strade, lasciando però in sospeso dettagli che si spera possano trovare evoluzione con un’eventuale terza stagione.

Ad ogni modo, Homecoming va ad aggiungersi all’ampio catalogo di Amazon Prime Video, il quale nell’ultimo anno sembra aver puntato molto su serie dal sapore fantascientifico, come Tales of the Loop e Upload, quasi come se volesse dar vita ad un grande mosaico nel quale, al di là del genere, è possibile ritrovare le evoluzioni, naturali o meno, dell’essere umano contemporaneo. E di tale operazione, Homecoming è certamente un tassello degno di nota.

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RASSEGNA PANORAMICA
Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
homecoming-seconda-stagioneCome già avvenuto per la prima stagione, continua ad essere difficile ricondurre Homecoming a delle etichette prestabilite, e proprio questa sua complessità è certamente un gradito elemento, il quale contribuisce alla sua originalità.