The Big Door Prize, recensione della nuova serie Apple Tv+

La serie fa il suo debutto su Apple TV+ il 29 marzo con i primi tre episodi, seguiti da un nuovo episodio settimanale ogni mercoledì, fino al 17 maggio.

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The Big Door Prize, la nuova serie dramedy prodotta da Apple TV+ e tratta dal romanzo omonimo di M.O. Walsh racconta di una piccola cittadina di nome Deerfield che sta tentando di riprendersi dalla tragedia di un incidente automobilistico in cui un uno dei giovani più amati del luogo, Kolton, ha perso la vita. A un certo punto nell’emporio della cittadina compare MORPHO, una misteriosa macchina in grado di predirre il futuro delle persone scrivendo una sola parola in un biglietto azzurro. Da quel momento il comportamento degli abitanti sembra cambiare radicalmente, e questo influisce in maniera determinante anche su Dusty (Chris O’Dowd), sua moglie Cass (Gabrielle Dennis) e sulla loro figlia adolscente Trina (Djouliet Amara), che era impegnata con Kolton al momento della sua morte.

 

The Big Door Prize, un’occasione persa

Alla fine della visione completa di The Big Door Prize (guarda il trailer) si può piuttosto chiaramente parlare di occasione persa. Non tanto per la qualità complessiva dello show quanto per la notevole differenza di spessore che possiamo riscontrare tra le prime puntate e la seconda parte della stagione. La serie infatti nei primi episodi sfrutta l’idea fantastica per raccontare in realtà quanto i personaggi in scena si trovino a dover fare i conti con i propri rimpianti, con le piccole frustrazioni di tutti i giorni, con la malinconia soffusa di una vita che, pur agiata e in superficie tranquilla, non è comunque quella che molti di loro avevano sognato da giovani.

Sotto questo punto di vista in particolar modo le prime tre puntate si sviluppano attraverso un mix di commedia gentile e tono dolceamaro che fanno davvero sperare per il meglio. In particolar modo il protagonista interpretato da un efficace Chris O’Dowd, il parroco Reuben e il giovane Jacob (fratello gemello di Kolton) si rivelano personaggi in chiaroscuro di spesso drammatico preciso ed emozionante. Intorno a loro The Big Door Prize si dipana come una serie che indaga e riflette su quanto possa essere complessa anche la vita delle persone più comuni, le quali devono affrontare sfide di tutti i giorni caricando sulle proprie spalle le responsabilità nei confronti del prossimo e della comunità.

the big door prize castUna premessa non mantenuta

Superate però le prime, efficaci puntate The Big Door Prize si assesta su dei toni che spingono maggiormente verso la commedia di situazione non riuscendo più a raccontare il lato malinconico dei protagonisti delle varie puntate. L’effetto creato all’inizio si perde dunque dentro un tono medio che, pur contenendo alcuni momenti di divertimento scoppiettante, non ritrova la profondità dell’inizio. Non avendo letto il testo letterario di partenza – cosa che la serie ci ha comunque incuriosito a fare – non sappiamo se l’idea di dedicare potenzialmente ogni episodio a un personaggio diverso sia un’idea dei creatori.

A nostro avviso mantenere maggiormente al centro del racconto le dinamiche familiari che portano Dusty, Cass e Trina a confrontarsi avrebbe regalato una compattezza diversa al prodotto. In questo modo invece The Big Door Prize perde un vero e proprio centro narrativo tentando di seguire figure anche figure di contorno che tutto sommato avrebbero potuto (e dovuto) rimanere tali. Probabilmente una maggiore compattezza a livello di storytelling avrebbe aumentato la forza emotiva del racconto. Rimangono comunque le buone prove di attori consumati quali Chris O’Dowd (il quale sta sviluppando un modo di recitare dolceamaro di discreta efficacia) e soprattutto Gabrielle Dennis. Da tenere d’occhio anche il giovane Sammy Fourias, il quale interpreta Jacob regalandogli il giusto mix tra commedia e dramma introspettivo.

Non ci si annoia vedendo The Big Door Prize, tutt’altro. Si tratta di un altro feel-good show prodotto da Apple TV+ che non arriva di certo ai livelli di Ted Lasso (qui la recensione), ma che comunque sa allietare il pubblico nella mezz’ora di durata di ogni puntata. La discrepanza tra l’idea di partenza, il modo in cui viene sfrutta all’inizio e quello in cui viene “dimenticata” nel corso degli episodi successivi lascia il dubbio che avrebbe potuto essere qualcosa di memorabile, ma il risultato complessivo è tutt’altro che deludente.

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