Ted Lasso: recensione della terza stagione della serie Apple TV+

La terza e conclusiva stagione al via su Apple TV+

Ted Lasso terza stagione

Avete presenti quegli amici che magari incontrate una, due volte l’anno per una birra e quando vi sedete intorno al tavolo è come se l’universo si allineasse? Conoscete quella sensazione che soltanto certe persone speciali sanno darvi, ovvero che nonostante le avversità ci sarà sempre la possibilità di un sorriso rilassato e una chiacchierata in armonia? Ebbene, questo è Ted Lasso per la serialità contemporanea.

 

È difficile parlare di stagioni, dividere in prima, seconda o terza riguardo lo show: si tratta infatti di un lungo, fluido ed appagante discorso su cosa significhi essere un essere umano. Ted Lasso è la rappresentazione di quel tipo di dignità che deriva dal rispettare il prossimo ed essere aperto all’ascolto, un qualcosa che quasi trascende il condizionamento sociale e certamente supera altri tipi di barriere come quella culturale, religiosa, economica ecc.

Ted Lasso, un amico nella serialità contemporanea

Non aspettatevi dunque grandi novità rispetto agli episodi già trasmessi, poiché la serie prodotta per Apple TV+ non intende affatto innovare quanto invece continuare con coerenza il discorso portato avanti in precedenza. Ci sono ovviamente alcuni sviluppi di trama nelle nuove puntate, i quali riguardano principalmente il duello a distanza con i rivali del West Ham e l’entrata in scena di un campione di calcio dal’ego spropositato – il riferimento a un calciatore contemporaneo è più che esplicito, vi evitiamo lo spoiler! – ma il tono della serie e le dinamiche narrative rimangono praticamente le stesse.

Ted Lasso continua ad essere intessuto di figure che devono fare i conti con la propria perfettibilità, che cercano una via d’uscita all’infelicità, alle piccole grandi frustrazioni che la vita sa offrire, e gioiscono delle vittorie aggrappandosi a momenti di empatia condivisa. La gioventù è un’età complessa così come la maturità, non ci sono distinzioni o gerarchie sotto questo punto di vista: ci si può commuovere seguendo l’arco narrativo di una donna che vive il rammarico di non aver avuto figli così come quello di un giovane manager in rampa di lancio che però ha ancora aperta la ferita di una separazione burrascosa.

Ted Lasso, una statura tragica che rimane dolceamara

Non ci sono personaggi scontati in Ted Lasso, ognuno viene delineato con sincerità e precisione dentro i canoni della commedia. Ci troviamo di fronte a un feel-good product? Senz’ombra di dubbio. Ma questo non significa affatto che lo show scada in alcun modo nello spettacolo conciliatorio, o ancor peggio buonista. Le nuove puntate al contrario spingono ancor più a fondo nella rappresentazione di due idee portanti, sia nello sviluppo sia delle psicologie che delle dinamiche tra i personaggi: la prima consiste nel fatto che nella stragrande maggioranza dei casi il conflitto con altre persone dipende dal non essere riusciti a risolvere i propri dilemmi interiori, qualsiasi essi siano. L’altra – e qui la figura di Ted Lasso (Jason Sudeikis) si eleva a una statura quasi tragica pur rimanendo soavemente dolceamara – racconta che aiutare, capire e valorizzare il prossimo non significa necessariamente essere capaci di farlo anche con se stessi. Piccoli tocchi di verità quotidiana che rendono questo show diverso, emozionante, intimo nella gentilezza del suo approccio.

Ted Lasso - Terza stagioneIl massimo dei voti tributati a Ted Lasso non si rivolge soltanto a questa terza stagione – nel momento in cui scriviamo ci è stato concesso di vedere quattro puntate, due delle quali gonfiate a cinquanta minuti invece dei soliti trenta – perché come scritto all’inizio è quasi impossibile vedere la scissione in un continuum narrativo ma soprattutto emotivo di indubbio impatto.

Questa serie è la “coperta calda” che adoperiamo quando vogliamo coccolarci un po’, un prodotto che sa arrivare la cuore dello spettatore sfidandolo a lasciarsi andare, a vivere la dimensione emozionale prima di quella intellettuale riguardo ciò che sta vedendo. È un gioco molto più variegato e soddisfacente di quello su cui si basa la serie. Se davvero il mondo del calcio fosse quello di Ted Lasso e del Richmond Football Club, la partita allo stadio diventerebbe un momento di vera, importante aggregazione sociale. Il lato migliore dello sport dovrebbero essere gli uomini che lo praticano…

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