The Boys 3: recensione della serie Amazon Prime Video

The Boys: Mexico

Dopo un’attesa che la pandemia ha reso più lunga del previsto, torniamo a parlare di una delle serie più irriverenti che ci offre Amazon Prime Video, con questa recensione di The Boys 3 senza spoiler.

La formula offerta dalla piattaforma è quella di tre puntate subito, dal 3 giugno, e le altre a cadenza settimanale, per un totale di otto episodi. Torniamo così al mondo ideato per i fumetti da Garth Ennis e Darick Robertson e portato in tv da Eric Kripke, un mondo di dei e ammazza-dei, un mondo scorretto e putrido, un mondo in cui sembra davvero difficile trovare qualcuno che sia completamente innocente. 

The Boys 3, la trama

Siamo a 12 mesi di distanza dagli avvenimenti della seconda stagione, dopo la scoperta che Stormfront era una simpatizzante nazista e che faceva parte del movimento dittatoriale in Europa (è molto più vecchia di quanto non sembri), e la morte di Becca per un tragico incidente. Il leader della squadra fuorilegge di ammazza-sup ha tenuto un profilo basso sempre però alla ricerca di un modo per ammazzare il suo acerrimo nemico, mentre Homelander, ce a differenza sua non può sparire dai radar, tenta disperatamente di non esplodere a causa di tutto ciò che ha dovuto gestire, non ultimo il fatto che ora viene accusato di aver avuto una storia d’amore con una nazista.

Questo tipo di pressioni spingono i vertici della Vought a rivedere la formazione dei Sette, considerando nuove candidature e cercando di capire come gestire al meglio gli eroi che vorrebbero tornare a bordo della squadra. Intanto, Starlight e Hughie sembrano vivere la loro vita di coppia con grande sintonia e felicità, con la prima che continua a acquisire maggiore consapevolezza anche trai Sette e il secondo che lavora a tempo pieno per la deputata Victoria Neuman che si occupa del monitoraggio dei super. Tutto normale se non fosse che lei stessa è una con poteri speciali, cosa che abbiamo scoperto alla fine della seconda stagione, e che non li usa certo per il bene comune. Le dinamiche sono estremamente precarie e l’equilibrio tra umani, supereroi, social media, opinione pubblica e interessi privati rischia di collassare da un momento all’altro. Chi sarà il coraggioso il cui intervento metterà le cose a posto?

Feroce satira e grande cuore

The Boys 3, terza stagione della serie The Boys, si conferma, almeno per i primi 6 episodi visti in anteprima dalla stampa, un prodotto estremamente furbo, capace di spingere sull’acceleratore del gore per attirare gli sguardi più pruriginosi, accostando all’exploitation una ironia feroce sul panorama contemporaneo. Nella serie, i supereroi sono degli influenzare veri e propri, usano i social, controllano il gradimento, fanno dichiarazioni, operano scelte anche private, costruiscono un’immagine di loro stessi molto artificiale e gestita proprio dalle richieste del pubblico, assurgendo a simboli e a modelli.

Kripke non risparmia nessun ambito della società, mettendo in ridicolo e criticando ferocemente, semplicemente con la rappresentazione, alcune delle più realtà della società statunitense, non iìultimo l’utilizzo delle armi: in una scena in cui Butcher cerca di compiere una missione, si introduce ad una fiera dedicata alle armi da fuoco, e lo spettacolo a cui assiste è talmente assurdo quanto realistico e riscontrabile nella realtà. A queste satira così acuta si associa poi una grande componente emotiva, che viene fuori man mano che ci si affeziona ai personaggi e alle loro peripezie, in maniera molto più massiccia rispetto alle prime stagioni.

Violenza fine a se stessa

Al netto di questi aspetti interessanti, The Boys 3, così come la sua controparte a fumetti, si sforza di calcare la mano sul cattivo gusto, sul gore, sulla violenza esibita, sui corpi e sul sesso, in maniera talvolta gratuita, e fine a se stessa, alla ricerca di uno shock nello spettatore che ormai dovrebbe essersi abituato ma che potrebbe anche rendersi conto, dai primi minuti della prima puntata, che forse si sta esagerando. E, attenzione, non si rivendica qui un oscurantismo, una censura o un modo sobrio di raccontare le storie, semplicemente si denuncia la gratuità di alcune scelte narrative che non aggiungono nulla allo spettacolo, se non sangue e budella non necessari. 

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
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