Dopo anni di cinema e vari annunci di ritiro, Steven Soderbergh torna dietro la macchina da presa con The Knick, serie televisiva period drama creata da Jack Amiel e Michael Begler, prodotta da Cinemax e in arrivo in Italia su Sky Atlantic dall’11 novembre 2014. Presentata in anteprima mondiale con il protagonista Clive Owen al Festival di Roma, la serie segna una delle incursioni più ambiziose di un regista cinematografico nel mondo della serialità contemporanea.
Soderbergh – che ha sempre dichiarato di essere affascinato dalla libertà creativa della televisione – firma qui un’opera di straordinaria compattezza estetica e narrativa. Con The Knick, abbandona il glamour di Ocean’s Eleven e la coralità di Traffic per immergersi in un racconto oscuro, chirurgico e visionario sul progresso scientifico e sull’ipocrisia morale dell’America di inizio Novecento.
Tra scienza e abisso: la doppia natura di The Knick
Ambientata nella New York del 1900, la serie racconta le vicende del dottor John Thackery (Clive Owen), brillante chirurgo del Knickerbocker Hospital, costretto a prendere il posto del suo mentore dopo il suo suicidio. Thackery è un genio ossessionato dall’innovazione medica, ma anche un uomo divorato da una dipendenza devastante dalla cocaina. Sotto la sua guida, l’ospedale – finanziato dalla famiglia Robertson e in crisi economica – tenta di sopravvivere tra debiti, rivalità interne e sfide etiche. L’arrivo del dottor Algernon Edwards, un medico afroamericano formato in Europa, innesca un conflitto profondo con Thackery, che riflette le tensioni razziali e sociali dell’America del tempo.
A prima vista, The Knick potrebbe sembrare un medical drama in costume. In realtà, Soderbergh lo trasforma in qualcosa di completamente diverso: una radiografia morale dell’essere umano di fronte al progresso. La serie si muove su due binari paralleli – quello scientifico e quello psicologico – mantenendo un equilibrio raro tra il fascino della scoperta e l’orrore del corpo. Da un lato, assistiamo a operazioni chirurgiche pionieristiche, eseguite con strumenti rudimentali ma con l’entusiasmo di chi sta riscrivendo la medicina moderna. Dall’altro, emerge la vulnerabilità dei protagonisti: uomini e donne che, dietro la maschera del dovere, nascondono debolezze, dipendenze e contraddizioni.
Soderbergh filma la medicina come un campo di battaglia, in cui il sangue e la genialità si confondono. Ogni intervento diventa una metafora del tentativo umano di dominare la vita e la morte. La chirurgia, per Thackery, è un atto di fede e di hybris insieme: salvare i corpi significa anche violarli, sperimentare, fallire. E in questa tensione fra etica e ambizione si misura tutta la forza drammatica della serie.
Regia, estetica e visione autoriale

Dal punto di vista visivo, The Knick è un’opera di rara coerenza stilistica. Soderbergh – che firma personalmente regia, fotografia e montaggio con gli pseudonimi Peter Andrews e Mary Ann Bernard – costruisce un universo visivo gelido, dominato da tonalità seppia e luci naturali, che restituiscono una New York lontana dal romanticismo e più vicina all’incubo industriale. Ogni episodio sembra un film d’autore: le inquadrature sono rigorose, la macchina da presa scivola tra i corridoi dell’ospedale come un bisturi che incide la carne della società.
La messa in scena è chirurgica anche nel ritmo. L’uso della luce elettrica, allora ancora una novità, diventa metafora del progresso che rischiara e acceca allo stesso tempo. Soderbergh alterna lunghe sequenze dialogate a momenti di forte intensità visiva, spesso accompagnati da una colonna sonora elettronica firmata da Cliff Martinez – un contrasto audace tra passato e modernità, che dà alla serie un’identità sonora unica. Le operazioni chirurgiche, filmate con un realismo impressionante, non sono mai puro shock: diventano invece coreografie crude e ipnotiche, simbolo di un mondo che cerca disperatamente di curarsi, ma continua a infettarsi di ingiustizia e corruzione.
Clive Owen, un protagonista magnetico
Nel ruolo di John Thackery, Clive Owen offre una delle interpretazioni più intense della sua carriera. Il suo medico-genio è arrogante e fragile, brillante e autodistruttivo, vittima di un delirio di onnipotenza che lo porta a confondere la scienza con la salvezza personale. Owen restituisce un personaggio complesso, attraversato da un’ironia disperata e da una malinconia quasi shakespeariana. La sua dipendenza dalla cocaina non è solo un vizio: è il sintomo di una mente incapace di fermarsi, di un uomo che vuole oltrepassare ogni limite pur di non sentirsi impotente.
Accanto a lui, si distinguono Andre Holland (Algernon Edwards), che porta sullo schermo un personaggio carismatico e dolorosamente lucido, e Juliet Rylance nel ruolo di Cornelia Robertson, simbolo di una femminilità moderna che tenta di farsi spazio in un mondo maschile e classista. Le loro interazioni, complesse e stratificate, arricchiscono una narrazione che non si accontenta di intrattenere, ma cerca di interrogare il rapporto tra potere, scienza e morale.
Un medical drama reinventato
The Knick ridefinisce il concetto stesso di medical drama. Non c’è eroismo né sentimentalismo, ma una lucida analisi del progresso e dei suoi costi. La medicina, qui, non è redenzione ma ossessione; la conoscenza non libera, ma imprigiona. Soderbergh, come in Traffic o Contagion, usa il racconto corale per riflettere sulla società, ma questa volta lo fa con un’intimità disarmante, entrando letteralmente nel corpo umano per esplorare il lato oscuro della civiltà.
Anche gli aspetti più macabri – amputazioni, infezioni, deformità – non sono mai gratuiti: fanno parte di un discorso più ampio sulla vulnerabilità della carne e sulla crudeltà della storia. È un viaggio nel tempo che diventa riflessione contemporanea, un racconto di progresso e di decadenza che, nella sua estetica elegante e disturbante, mostra l’anima contraddittoria di Soderbergh.
The Knick
Sommario
Un capolavoro visivo e narrativo che trasforma il medical drama in un’esperienza sensoriale e filosofica. Soderbergh dirige con precisione chirurgica, Clive Owen regala una prova magnetica e disturbante.
