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Salutare una serie che hai amato e seguito per tanti anni fa sempre un po’ male al cuore: inizi l’episodio pilota avvicinandoti ai personaggi con la diffidenza di chi stringe la mano a qualcuno per la prima volta, cerchi di capire se riuscirete a diventare amici e se la distanza reciproca potrà essere colmata da un’assidua frequentazione, inizi ad affezionarti anche se spesso ti ritrovi a sbraitare contro lo schermo per tutte le scelte sbagliate a cui sei costretto ad assistere e che innescano il dramma, impari a voler bene a tutti i protagonisti nel bene e nel male e a considerarli quasi come una seconda famiglia, pronta a tornare ogni anno per farti compagnia e condividere con te gioie e dolori di vite non tue. Nel caso di Downton Abbey, la serie interamente scritta dal Premio Oscar Julian Fellowes e andata in onda su ITV One a partire dal 2010, sarà difficile trovare un fan insensibile a tali sensazioni: dopo una lunga corsa costellata di premi, riconoscimenti e grande successo di pubblico, la secolare residenza del Conte e della Contessa di Grantham chiuderà i battenti alla sesta stagione, dignitosamente e speriamo a lieto fine, senza stiracchiare oltre il necessario le vicende di nobili e servitori; un addio annunciato con la consapevolezza di un congedo giunto al momento giusto e non snaturando il valore di un prodotto che fra alti e bassi ha saputo farci sorridere, commuovere e deliziare del ritratto di un mondo romanticamente remoto ma allo stesso tempo ricco di crepe e imperfezioni, spinto alle soglie del baratro dal Primo Conflitto Mondiale e dall’avanzare a grandi passi della travolgente modernità dei Roaring Twenties.

 
 

L’impossibilità di fermare il Tempo e il progresso, destinati inevitabilmente a seppellire l’antico retaggio nobiliare per lasciare spazio a una nuova classe di commoners intraprendenti e caparbi, sembra essere il leitmotiv di quest’ultima stagione, coperta dal massimo riserbo come spesso accade per le produzioni britanniche: dalle prime immagini dell’unico trailer reso disponibile in rete, accompagnato dalle note di una nuova versione della celeberrima Time to say goodbye, è evidente che ogni personaggio si ritroverà a fare i conti per l’ultima volta coi propri demoni e le proprie debolezze, nell’affannoso tentativo di trovare la felicità da tempo inseguita e non ancora conquistata.

Mentre non sembrano esserci dubbi sulla celebrazione dell’atteso matrimonio fra Mrs Hughes e Mr Carson, la vista di una Edith felice e accompagnata da un misterioso corteggiatore ci lascia subito interdetti e preoccupati: la ragazza ha finalmente ritrovato un po’ di serenità dopo aver riabbracciato la figlioletta Marigold e nell’ultimo Christmas Special non ci è di certo sfuggita la sua sintonia con Bertie Pelham (il nuovo arrivo Harry Hadden-Paton), introdotto alla famiglia insieme all’amico Henry Talbot; purtroppo sappiamo molto bene quanto Fellowes ami ricoprire di sventure la figlia mezzana dei Crawley e non ci sono dubbi sul fatto che il segreto che Edith ha cercato di nascondere al mondo con tanta cura tornerà presto a perseguitarla.

Anche Mary avrà a quanto pare una stagione non facile e turbolenta: rimasta sola dopo la partenza di Tom Branson per gli Stati Uniti e perennemente in rotta con la sorella, la vedova Crawley non sembra intenzionata almeno per il momento a cercare con Edith alcuna tregua (si parla di uno scontro piuttosto intenso e definitivo fra le due che speriamo non seppellisca per sempre le nostre speranze in un riavvicinamento).

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Altre questioni spinose l’attenderanno però presto al varco; in stand by fra un pretendente e l’altro nelle ultime due stagioni e finalmente libera di tornare ad essere un personaggio completo e maggiormente sfaccettato come era stata nelle prime tre annate, Mary dovrà capire se un futuro con il bell’appassionato di auto da corsa Henry Talbot (interpretato dall’attesissimo Matthew Goode, che confidiamo possa essere un partner interessante e all’altezza del compianto Matthew) sia effettivamente possibile, impegnarsi per salvare la tenuta dalla crisi economica impellente (è il 1925 e iniziamo ad avvicinarci pericolosamente agli anni della Depressione) e fare i conti con un oscuro segreto che tornerà a disturbare il suo sonno. Che il vecchio scandalo Pamuk sia pronto per essere opportunamente riesumato?

L’annosa questione giudiziaria che da tempo immemore non dà tregua ai Bates dovrebbe invece chiudersi e risolversi per sempre, anche se non ci è dato sapere se tutto volgerà al meglio per la coppia più sfortunata fra le file della servitù; piuttosto felici sembrano invece le prospettive di Daisy, forse finalmente pronta a staccarsi dalle cucine di Downton e a intraprendere una strada tutta sua con l’imperituro appoggio del suocero e padre adottivo Mr Mason.

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Le voci insistenti che parlavano di un funerale sul set continuano nel frattempo a destare parecchie preoccupazioni per le condizioni di salute della Contessa Vedova, quella Lady Violet che è sempre stata la colonna portante di Downton Abbey: Maggie Smith in persona ha scherzato dicendo di non essere neppure certa di quanti anni abbia il suo personaggio, ma non vorremmo mai che il sipario calasse drammaticamente su uno dei personaggi più universalmente amati della serie.

Mentre aspettiamo che le porte si aprano un’ultima volta per accoglierci come ospiti del massimo riguardo, non possiamo che guardare con malinconia alla foto promozionale che come sempre ritrae tutti i protagonisti principali della serie per questa stagione: il tramonto dell’aristocrazia inglese si avvicina, e con esso il momento dell’addio a quella famiglia allargata di servi e padroni che con tanta grazia e delicatezza ha saputo farci sentire a casa, mentre davanti allo schermo preparavamo felici il nostro tè caldo coi biscotti, sognando tempi migliori ed epoche lontane.

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Alessia Carmicino
Nata a Palermo nel 1986 , a 13 anni scrive la sua prima recensione per il cineforum di classe su "tempi moderni": da quel giorno è sempre stata affetta da cinefilia inguaribile . Divora soprattutto film in costume e period drama ma può amare incondizionatamente una pellicola qualunque sia il genere . Studentessa di giurisprudenza , sogna una tesi su “ il verdetto “ di Sidney Lumet e si divide quotidianamente fra il mondo giuridico e quello cinematografico , al quale dedica pensieri e parole nel suo blog personale (http://firstimpressions86.blogspot.com/); dopo alcune collaborazioni e una pubblicazione su “ciak” con una recensione sul mitico “inception” , inizia la sua collaborazione con Cinefilos e guarda con fiducia a un futuro tutto da scrivere .