Penny Dreadful 1x02
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In Penny Dreadful 1×02, secondo appuntamento per la nuova serie targata Showtime con Eva Green, Timothy Dalton e Josh Hartnett e per la seconda volta ci si trova di fronte ad una regia di J.A.Bayona. Cominciano a venir fuori dettagli sovrannaturali dietro alla sparizione della figlia di Sir Malcolm, ma la storia principale è continuamente interrotta dall’entrata di due personaggi: il mostro creato dal Dott.Frankenstein, apparso solo di sfuggita in chiusura di primo episodio; e Dorian Gray, che inizia ad intrecciarsi con il personaggio della Green, Vanessa Ives.

 
 

Penny Dreadful 1×02, questo secondo episodio, al di là dell’inserimento dei nuovi personaggi, introduce un maggior numero di elementi horror ed erotici, aspetti ampiamente pubblicizzati prima della messa in onda della serie. Sono però elementi che puntano ad un’esplicita carnalità, alla mostrazione del corpo, invece che all’impatto emotivo e, se pur diretti bene, non lasciano il segno.

La costruzione narrativa inizia a impregnarsi della mano di uno sceneggiatore veterano come John Logan, creatore della serie, che mette la sua esperienza al servizio della narrazione, lasciando intendere come tutti i piccoli dettagli che sembrano insignificanti, da un incontro di personaggi, fino ad un frase appena accennata, torneranno utili nel corso della serie.

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Il personaggio di Dorian Gray irrompe nella storia quasi dal nulla e si fa portavoce di un problema attribuibile a Penny Dreadful, sul modello di quello che è accaduto a Midnight in Paris di Woody Allen, ad esempio: l’introduzione di una molteplicità di personaggi presi dal mondo dell’arte, che suscitano stupore e meraviglia soltanto quando entrano in scena perché spesso inaspettati, ma che se non incastrati nell’intreccio della storia, restano fini a loro stessi e capaci solo di arricchire una fredda lista di nomi.

Qualche suggestione visiva maggiore ed un inserimento appena più esplicito dell’horror e dell’erotismo, rendono questo secondo episodio di Penny Dreadful un gradino sopra al precedente. Resta però un’occasione mancata, dove l’ambientazione della Londra di fine ottocento non riesce a prendere il sopravvento e i personaggi risultano troppo simili l’uno con l’altro. Stesso discorso per i dialoghi, fintamente brillanti e presentati tutti allo stesso modo. Da segnalare comunque le sequenze dove Eva Green è protagonista di una sorta di seduta spiritica e quelle dove la creatura del Dott. Frankeinstein scopre il mondo esterno. Guadagna una mezza possibilità in più, ma la strada è ancora lunga.

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