Dopo la lunga
carrellata di commedie, horror e film-scandalo che di recente hanno
popolato il grande schermo, torna attesissimo il genere
fantascientifico. E in forma “ibrida”: sì perché con
Ender’s Game, nelle nostre sale dal 30
ottobre, la sci-fiction si intreccia con l’avventura e l’action
movie, per dare vita ad un mix che – diciamocelo – piace sempre un
po’ a tutti.
Lo sa bene la Summit Entertainment, lo studio cinematografico indipendente che nel 2011 decise di acquistare i diritti del film e della sua distribuzione, confidando nelle origini letterarie del prodotto. Tratto infatti dall’omonimo romanzo di successo pubblicato nel 1985 e firmato dall’americano Orson Scott Card, Ender’s Game ha inoltre potuto contare sul contributo dello stesso scrittore, qui autore del soggetto nonché produttore. Per la regia è stato scelto il sudafricano Gavin Hood, che molti ricorderanno per Il suo nome è Tsotsi (che nel 2005 gli valse l’Oscar come miglior film straniero), ma anche per Rendition – Detenzione illegale, presentato alla 2° edizione del Festival del Cinema di Roma nel 2007.
Il risultato è uno
script, inutile negarlo, assolutamente accattivante, protagonista
un brillante 12enne che – in un futuro imprecisato – viene
addestrato per diventare il prossimo Capo militare della Terra,
prendendo così il posto dell’eroico Mazer Rackham (Ben
Kingsley), Comandante della Flotta Internazionale. Questo
anni prima era riuscito a sventare un terribile attacco degli
Scorpioni, alieni simili ad insetti che minacciavano di conquistare
la Terra: da allora, il Colonnello Hyrum Graff (Harrison
Ford) ha reclutato i migliori combattenti del pianeta,
preparandosi all’imminente ritorno del nemico.
Tra i giovani si distingue, appunto, Ender Wiggin (interpretato da Asa Butterfield), un ragazzo timido ma intelligente che viene inserito nella “Scuola di Guerra”, dimostrandosi superiore ai compagni in classe come nella “Battle Room”, un campo gioco privo di gravità dove gli allievi di Graff mettono a frutto le loro abilità di combattenti.
C’e da dire che la Summit, oltre a puntare su un genere di sicuro impatto, ha voluto un cast di prim’ordine: accanto ai già citati Ford e Kingsley, troviamo infatti un tris di donne nominate all’Oscar: la Viola Davis nominata per The Help di Tate Taylor, la prossima Giulietta cinematografica Hailee Steinfel, che ha ricevuto la preziosa nomination al suo esordio con i Fratelli Coen con Il Grinta e la talentuosa Abgail Breslin, bambina-rivelazione nel 2006 con Little Miss Sunshine, anche lei nominata, per quel delizioso ruolo, al suo debutto al cinema.
Senza contare il leitmotiv che guida l’intera storia – ossia la ricerca della leadership, il tentativo di essere un “vincente”, tema assai caro al mondo americano e profondamente radicato nella sua cultura: e non stupisce, in fondo, che l’opera di Card sia stata scelta in un’Università della Virginia come libro di testo sulla psicologia della leadership.
Insomma, le carte che regia e produzione si sono giocate per Ender’s Game sono ottime, aspettiamo fiduciosi la prossima uscita del film nelle sale, con la speranza che gli scivoloni retorici – per così dire, “all’americana” – siano stati evitati il più possibile.