Lei: l’amore secondo Spike Jonze nell’era della tecnologia

Festival-di-Roma-2013-her-Ci si può innamorare con un solo senso? Verrebbe subito da pensare alla vista. Quante volte capita di infatuarsi al primo sguardo? Ma quante volte, invece, capita di avere una conversazione al telefono con un perfetto sconosciuto e innamorarsi della sua voce, incorporeo suono che lascia spazio all’immaginazione?

 

E’ quello che sembra succeda a Theodore (Joaquin Phoenix),il protagonista di Lei (Her), l’ultimo lungometraggio di Spike Jonze (Essere John Malkovich, Nel Paese delle Creature Selvagge), che inizia una singolare relazione con un sistema operativo di nome Samantha, interpretata dalla splendida Scarlett Johansson. Un soggetto perfettamente attuale, quello che Jonze trasferisce sul grande schermo e che, tra le altre cose, fa (involontariamente?) un’interessante operazione: la Johansson che, da sempre, ha tratto giustamente beneficio dalla sua immagine, in questo film viene negata all’occhio dello spettatore che ne può afferrare solo la voce e riesce anche a vincere il premio come miglior attrice al Festival Internazionale del film di Roma, dove Her è stato presentato.

Una voce che, nella versione italiana, sarà sostituita da quella dell’attrice romana Micaela Ramazzotti. Considerando l’importanza che ha la voce in quanto unico mezzo recitativo permesso all’interprete originale, scelta sicuramente con particolare cura per quello specifico e singolarissimo ruolo, non si può fare a meno di pensare, per un attimo, che il doppiaggio di questo film possa costituire, già di per sé, un atto vagamente irrispettoso non solo nei confronti di chi ha prodotto il film, ma anche di chi lo fruirà in maniera molto diversa da come avrebbe dovuto negli intenti di chi lo ha creato.Per la Ramazzotti, d’altronde, non sarebbe la prima esperienza di doppiaggio: nel 2013 è stata infatti la voce di Azzurra, nel film d’animazione Disney, Planes.

lei-joaquin-phoenixL’idea, attualissima, è venuta in mente a Jonze dieci anni fa, leggendo un articolo sull’instant messaging con l’intelligenza artificiale. Una possibilità che oggi è divenuta (inquietantemente?) realtà e che dà affascinanti spunti che, quasi profeticamente, Jonze colse quando l’idea era ancora in embrione e che ci presenta oggi, con un film che ha trionfato ai WGA Awards, i premi dell’associazione degli sceneggiatori Hollywoodiani, per la miglior sceneggiatura originale; che ha portato a casa un Golden Globe e che su ben 5 nomination agli Oscar, ha portato a casa la statuetta per la migliore sceneggiatura.

Per la colonna sonora, il regista ha deciso di affidarsi ad artisti con i quali intrattiene già rapporti lavorativi di successo: gli Arcade Fire per i quali ha diretto il videoclip di The Suburb e Karen O., frontwoman degli The Yeah Yeah Yeahs, con cui aveva già collaborato ne Nel Paese delle Creature Selvagge. Lei, che ha già ispirato qualche parodia e il documentario di Lance Bangs, dal titolo Her: Love in the modern age, è ormai attesissimo in Italia, dove sarà disponibile nelle sale a partire da giovedì 13 marzo.

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