Cabiria: 100 anni del kolossal diretto da Giovanni Pastrone

La storia del cinema è costellata di pietre miliari che, durante la sua evoluzione ormai secolare, hanno contribuito a renderla la Settima Arte per eccellenza. Il cinema di finzione ha infatti subito nel corso del tempo una straordinaria evoluzione, grazie anche ad alcuni fattori, come le innovazioni scenografiche e lo sviluppo impressionante della computer grafica, che oggi ritroviamo quotidianamente nelle nostre pellicole e che diamo ormai per scontanti, soprattutto in un certo cinema spettacolare.

 

Ma riavvolgendo velocemente il lungo nastro dei ricordi di celluloide, balzando indietro di esattamente un secolo, ci ritroviamo in un ormai nebuloso ed arcaico 1914, anno fondamentale non solo per il tragico avvento del primo conflitto mondiale, ma cinematograficamente determinante per le sorti dei film così come noi oggi li conosciamo. È proprio in questa data infatti che, in un periodo in cui il cinema stava ancora muovendo i suoi primi passi e dove di norma le proiezioni non duravano più di qualche decina di minuti (appena 2/3 rulli), un’importante casa produttrice di Torino, l’Itala Film, sotto la guida del regista Giovanni Pastrone riuscì a compiere un’impresa fino a quel momento impensabile; realizzare una pellicola di oltre tre ore che permise all’Italia di inaugurare uno dei primi lungometraggi della storia del cinema.

Il film in questione, intitolato Cabiria, apparteneva al filone storico-mitologico, genere già molto in voga in Italia durante i primordi del cinema (basti vedere opere come Gli ultimi giorni di Pompei del 1913 o La caduta di Troia del 1911) e che sarebbe diventato a breve una delle forme cinematografiche più imitate di sempre a livello internazionale, soprattutto con i peplum anni ’50. La storia, ambientata durante il periodo della seconda Guerra Punica, segue le vicende della piccola Cabiria, bambina catanese rapita durante l’eruzione dell’Etna da un gruppo di pirati per essere sacrificata a Cartagine, inseguita e vittoriosamente salvata dal romano Fulvio Axilla e il suo forzuto servo Maciste. Per realizzare questo incredibile progetto, L’Itala film e Pastrone si avvalsero di un cast tecnico ed artistico di prim’ordine, tra cui moltissimi attrezzisti e scenografi partenopei che creano set spettacolari a grandezza naturale (tra cui spicca la spaventosa e famosissima statua del dio Moloch) e operatori francesi come il celebre Segundo de Chomon, padre del cinema di animazione in stop-motion.

Per l’occasione Patrone, rompendo con un cinema ancora per lo più all’insegna di inquadrature fisse, riuscì a realizzare un primitivo esempio di movimento di macchina a carrellata, usando il sistema di rotaie in voga per trasportare il carbone nelle miniere, inaugurando quella che sarebbe passata alla storia come la “carrellata alla Cabiria”. Non essendo ancora presente il sonoro poi, la realizzazione delle didascalie venne affidata nientemeno che al vate Gabriele d’Annunzio, il quale usò il suo stile aulico per impreziosire un’opera che all’epoca venne considerata per l’appunto arte pura. Inoltre per quell’occasione il celebre compositore Ildebrando Pizzetti venne chiamato a comporre la partitura della celebre Sinfonia del Fuco che accompagna la drammatica ed elaboratissima sequenza dell’eruzione, realizzata con procedimenti per l’epoca sensazionali e che comprendevano tra l’altro sovraimpressioni, colorazioni multiple della pellicola e impressionanti impianti scenografici.

Cabiria 1Tra le famose star dell’epoca che parteciparono al film vanno ricordate Italia Almirante Manzini (all’epoca amante di d’Annunzio) nel ruolo di Sofonisba, Umberto Mozzato alias Fulvio Axilla e una giovanissima Lidia Quaranta nei panni di Cabiria, senza poi dimenticare uno sconosciuto camallo del porto di Genova di nome Bartolome Pagano che divenne una star internazionale nei panni di Maciste, dando il via al famoso filone dei forzuti cinematografici di cui i vari Charlton Heston, Kirk Duglas e Sylvester Stallone sarebbero stati gli eredi.

Cabiria costituisce dunque uno snodo fondamentale non solo per il cinema italiano (all’epoca per altro secondo massimo esportatore mondiale di pellicole dopo la Francia) ma per tutta la storia del cinema, e tale fu il suo impatto all’epoca da divenire diretta fonte di imitazione e ispirazione per moltissimi auotori, come dimostrerà successivamente uno dei padri putativi del cinema istituzionale come David W. Griffith, il quale prenderà palesemente esempio dal film di Pastrone per la realizzazione del suo celebre Intollerance del 1916. Insomma, una piccola gloria del passato, sconosciuta ai più, il cui centenario cade proprio in questo periodo, rammentandoci tristemente di un’epoca ormai lontana in cui forse si poteva ancora essere fieri del nostro fare cinema, un’epoca di pionieri ormai per la maggior parte dimenticati ma sicuramente molto più coraggiosi dei tanti che oggi si arrabattano sui nostri schermi a tre dimensioni.

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