Liam Neeson: talento e versatilità di un irlandese doc

Liam Neeson

Nella sua carriera ha interpretato sempre personaggi positivi, forse per via della sua aria rassicurante, da bravo ragazzo: vista la sua alta statura, un gigante buono dagli occhi azzurri. Ha offerto interpretazioni straordinarie di personaggi eroici in pellicole drammatiche, come Schindler’s list e Michael Collins, ma non ha mai disdegnato il cinema di genere fantastico o il thriller. Un altro dei ruoli che gli hanno portato grande notorietà è infatti quello del maestro Jedi Qui-Gon Jinn in Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma.

 

Ha iniziato in teatro, nella nativa Irlanda, ma presto è passato al cinema, per arrivare a lavorare con registi del calibro di Stephen Spielberg, Woody Allen, Martin Scorsese, Ridley Scott, Sam Raimi, Christopher Nolan, senza trascurare la collaborazione con il conterraneo Neil Jordan. Unanimemente apprezzato per talento, professionalità, indiscussa bravura, è rimasto però un po’ defilato rispetto a colleghi maggiormente osannati. Forse per questo il suo contributo all’arte cinematografica non è stato mai premiato con i riconoscimenti di maggior peso, pur avendo guadagnato tre nomination ai Golden Globe e una agli Oscar. Nel ’93, infatti, quando Schindler’s List  di Spielberg conquistò l’Academy (7 statuette tra cui miglior film, regia, sceneggiatura), la sua impeccabile interpretazione del protagonista Oskar Schindler non venne premiata. Il riconoscimento andò al collega Tom Hanks per Philadelphia. Non sembra però che questo lo abbia turbato, anzi, ha continuato a offrire buone interpretazioni, lavorando molto negli Usa. Qualche scivolata c’è stata tra le scelte delle pellicole alle quali ha partecipato in più di trent’anni di carriera, dando però sempre un contributo di grande qualità.

Liam John Neeson nasce a Ballymena, nella contea nord irlandese di Antrim, il 7 giugno del 1952, figlio di una cuoca e di un custode di scuola elementare. Terzo di quattro figli, ha tre sorelle. A nove anni scopre la sua passione per la boxe, della quale diventa giovane promessa, finché non è costretto a lasciare, colpito da una sincope. Oggi, ama le arti marziali.

Recita a scuola sin da bambino. Frequenta il college a Ballymena. Per l’università si trasferisce a Belfast e nel ’76 si unisce al Lyric Players Theatre. Due anni dopo è a Dublino, abbandonati gli studi, e approda sul palco dell’Abbey Theatre, alla cui compagnia si unisce facendosi presto apprezzare. Nel ’79 arriva anche l’esordio nel film Pilgrim’s Progress di Ken Anderson, dove, da bravo cattolico qual è, interpreta Gesù. Il vero trampolino di lancio nel cinema, però, sarà Excalibur (1980) di John Boorman che lo sceglierà, colpito dal suo talento dopo averlo visto recitare in Uomini e topi nel ruolo di Lennie Small. Sul set di Excalibur conosce Helen Mirren, cui sarà sentimentalmente legato per alcuni anni.

Tra le sue apparizioni cinematografiche degli anni Ottanta ricordiamo quella accanto a Anthony Hopkins e Mel Gibson in Il Bounty  (1984) di Roger Donaldson e quella che lo vede assieme a Robert De Niro e Jeremy Irons, diretti da Roland Joffé in Mission (1986). Produzione di grande respiro e ottima occasione per l’attore irlandese: intenso e ispirato dramma sulla lotta di alcuni missionari gesuiti in Sud America, che tentano di difendere gli indios locali contro lo strapotere spagnolo e portoghese nel XVIII secolo. Film dal profondo portato etico, vede nei missionari Irons e De Niro i suoi pilastri. Neeson compare nelle vesti del missionario Fielding. Splendide le musiche del maestro Morricone, in perfetta armonia con gli ampi paesaggi amazzonici, vincitrici del Golden Globe. Palma d’Oro a Cannes per la miglior pellicola e Oscar per la fotografia di Chris Menges.

Trasferitosi a Hollywood per tentare il grande salto, Neeson partecipa al giallo Suspect – Presunto colpevole (1987) di Peter Yates, dove incontra il collega Dennis Quaid. Fin dagli anni ’70, Neeson frequenta anche la tv, dove ora si fa apprezzare dal pubblico americano con una partecipazione nel telefilm Miami Vice. Gli anni ’80 vanno poi senz’altro ricordati nella carriera di questo artista perché vedono l’inizio di una delle collaborazioni più fortunate della sua vita professionale: quella con il regista irlandese Neil Jordan. È dell’’88, infatti la sua commedia fantastica High Spirits – Fantasmi da legare, dove Neeson è Martin Brogan. Lavoreranno insieme a pellicole di maggior successo per entrambi.

Il nuovo, fortunato e proficuo decennio si apre con un lavoro e un’interpretazione che danno all’attore irlandese il lustro che merita e lo lanciano nel panorama internazionale. Si tratta del fantascientifico Darkman di Sam Raimi. Il protagonista è proprio Liam Neeson nei panni dello scienziato Peyton Westlake/Darkman, impegnato in una lotta senza quartiere contro lo spietato criminale Robert G. Durant. L’originale fusione tra linguaggio fumettistico e cinematografico funziona e fa ottenere a Raimi ottimi riscontri di critica e pubblico. Due anni e quattro film dopo, a dirigere l’attore irlandese sarà il genio di Woody Allen, qui forse non al suo meglio, per Mariti e mogli.

Film che indaga nei rapporti di coppia e nelle loro crisi, con generazioni a confronto. In questo periodo Neeson è instancabile e nel ’93, dopo altre tre pellicole, arriva Spielberg ad affidargli uno dei ruoli che lo hanno reso più celebre: quello dell’industriale tedesco Oskar Schindler in Schindler’s List. La sua interpretazione misurata e al contempo intensa dell’uomo che salvò centinaia di ebrei da morte certa durante il nazismo, facendoli lavorare nella propria fabbrica, resta memorabile e gli vale la nomination all’Oscar, al Golden Globe e al BAFTA. Il film, quasi interamente in bianco e nero, è girato con maestria da Spielberg e punta sì a celebrare la figura eroica di un uomo, ma anche a mostrarci le contraddizioni e le debolezze di costui. All’inizio, infatti, è un convinto nazista, che prospera grazie alla manodopera ebrea, sfruttandola senza troppi scrupoli nella sua fabbrica, profittando del suo basso costo. È un personaggio freddo e cinico, apparentemente impassibile. Ha il volto nordico e lo sguardo freddo di un Neeson perfettamente in parte. Forse proprio per queste caratteristiche, colpisce ancor più il cambiamento di Schindler/Neeson: una sorta di conversione dalla religione dell’avere a quella dell’essere, quando prende coscienza dell’orrore che si sta consumando attorno a lui e decide di dedicarsi non più a un’opera di profitto economico, ma di salvataggio di esseri umani, ebrei, tanti quanti saranno quelli che riuscirà a far lavorare nella sua fabbrica. In quest’eroica impresa sarà coadiuvato dal ragioniere ebreo Itzhak Stern, un efficacissimo Ben Kinsley. Un lavoro memorabile, che guadagna l’Oscar come miglior film, per la miglior regia e sceneggiatura, consacrando Spielberg. Ma Neeson non viene premiato per quella che è senz’altro una delle migliori interpretazioni della sua lunga carriera, largamente lodata da critica e pubblico.

Gli anni ’90 sono segnati da eventi importanti anche nella vita privata di Neeson. Nel ’94 infatti, sposa Natasha Richardson, figlia dell’attrice britannica Vanessa Redgrave e lei stessa attrice. I due recitano insieme quello stesso anno in Nell di Michael Apted, accanto a Jodie Foster. L’anno seguente Michael Caton-Jones gli offre d’interpretare Rob Roy nell’omonimo film. Nel ’96 invece, è la volta di una nuova collaborazione con l’amico Neil Jordan, che lo dirige nell’appassionato Michael Collins, dove interpreta l’eroe dell’IRA che guidò la lotta per l’indipendenza irlandese nei primi decenni del secolo scorso. A Neeson è affidato proprio il ruolo del protagonista, che sostiene egregiamente, interpretando col consueto mix di impeto e misura il ruolo del patriota irlandese che guardava al futuro e dovette scontrarsi con le contraddizioni del presente, in una terra per troppo tempo oppressa e lacerata dal conflitto. Nel cast anche Julia Roberts, nei panni dell’amata che Collins non arriverà a sposare, e un giovanissimo Jonathan Rhys-Meyers. L’interpretazione di Collins vale a Neeson un’altra nomination al Golden Globe e la Coppa Volpi, che si aggiudica come miglior attore straniero al Festival di Venezia. Leone d’Oro per il film. L’attore lavorerà ancora con Jordan nell’intelligente commedia Breakfast on Pluto, ma stavolta sarà il padre del protagonista, Patrick Brady/Cillian Murphy, in cerca d’identità tra Irlanda e Inghilterra. (2005).

Il decennio si chiude  con il genere fantascientifico e la partecipazione all’atteso ritorno delle Guerre Stellari nel prequel Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma di George Lucas, dove Neeson veste i panni di Qui-Gon Jinn, il maestro Jedi di Obi-Wan Kenobi. L’enorme richiamo della pellicola dà nuovo lustro all’artista. Si pensa anche a una sua partecipazione a un successivo episodio della saga, ma Neeson deve declinare a causa di un incidente in moto. Lo stesso anno la Regina Elisabetta II lo nomina ufficiale dell’Order of the British Empire.

Il nuovo millennio vede ancora l’attore irlandese collaborare con grandi registi. Martin Scorsese lo vuole accanto a Di Caprio in Gangs of New York (2002), mentre Christopher Nolan lo sceglie per partecipare al ritorno dell’uomo-pipistrello in Batman Begins (2005), assieme a un cast di tutto rispetto che annovera colleghi come Michael Caine, Gary Oldman, Morgan Freeman e Rutger Hauer. A Christian Bale il compito d’interpretare l’eroe volante di Gotham City. Partecipa anche a Le crociate di Ridley Scott, ritrovando qui Jeremy Irons. È protagonista nel film biografico Kinsey – E ora parliamo di sesso di Bill Condon (2004), sul biologo che nel ’48 pubblicò negli Usa il primo studio sul comportamento sessuale degli americani, frutto di una complessa indagine statistica e di decine di migliaia di interviste raccolte dal ricercatore, con l’obiettivo di una più serena, e scientifica, considerazione della sfera sessuale degli individui. Qui si ripercorre la vita dello stesso Kinsey, cui Neeson dà magistralmente corpo. Vita segnata da un’infanzia caratterizzata dalla rigida e sessuofobica educazione ricevuta dal padre, che egli saprà però volgere in positivo nella sua vita di scienziato.

Nel 2008 è nel thriller Io vi troverò di Peter Morel. Spazia dunque tra i generi più diversi il nostro attore, che non si fa mancare film drammatici, d’azione, thriller, fantascientifici, seguendo in questo una tendenza che lo ha contraddistinto fin dagli esordi. Il 2009 è un momento drammatico nella vita privata di Neeson. Sua moglie Natasha, con la quale ha avuto due figli, muore il 18 marzo, a causa di un trauma cranico dovuto a una brutta caduta su una pista da sci.

L’attore supera questo difficile momento tuffandosi nel lavoro, anche perché continua ad essere molto richiesto. Appare come Zeus nell’avventuroso Scontro tra titani di Louis Leterrier (2010), poco riuscito. Riannoda poi i fili col suo vecchio amore per la tv, interpretando il ruolo di Hannibal nella versione cinematografica della serie, A-Team di Joe Carnhan. Il regista lo dirigerà di nuovo in The Grey (2012).  Paul Haggis, intanto gli offre di partecipare alla sua ultima fatica The next three days. Nel 2012 lo vedremo tornare nei panni di Zeus, stavolta per Jonathan Liebesman, in: La furia dei titani. Alla lunga carriera d’attore di Liam Neeson possiamo aggiungere anche una breve incursione nel mondo della musica: nel 1994 partecipò all’album tributo a Van Morrison No Prima Donna: The songs of Van Morrison, in cui interpretò il brano Coney Island.

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