Joaquin Phoenix

Joaquin Phoenix – Chissà quante signore e signorine nel 2000 andarono a vedere Il Gladiatore per dedicare le loro personali 50 sfumature a Russell Crowe e si ritrovarono invece a chiedersi chi mai fosse quell’imperatore crudele, insopportabile, incestuoso ma terribilmente affascinante.

 

Joaquin Phoenix, biografia

Fino all’incontro con Ridley Scott, Joaquin Phoenix, nato a San Juan con il nome di Joaquin Rafael Bottom, aveva avuto una sola significativa esperienza nel mondo del cinema, nel 1995, con Da Morire, una delle prime riuscitissime prove di Gus Van Sant. Un ruolo difficile per un ragazzo di appena 21 anni che riuscì a calarsi perfettamente nella parte dell’adolescente idiota e plagiato da una splendida quanto ambiziosa e terrificante oca giuliva interpretata da Nicole Kidman. Ma nelle parti del ragazzo cattivo, dell’introverso, del tormentato, Phoenix sa dare il massimo. L’universo del carismatico, al tempo stesso folle e imprevedibile, gli appartiene forse perché lì, in quel mondo, non ha bisogno di recitare. Certo, molto lo aiutano lo sguardo impenetrabile, le cicatrici, il labbro leporino che solo su di lui riesce ad essere sexy, e il volto spigoloso, irregolare e al tempo stesso ipnotico. Ma soprattutto Phoenix è davvero un bad boy, una mina vagante nell’universo hollywoodiano. Un outsider con un indiscusso talento che gli ha permesso spesse volte di vomitare tutto il suo disprezzo per l’universo in cui vive e di conquistare al tempo stesso una versatilità nella scelta dei ruoli che pochi colleghi possono vantare.

Joaquin Phoenix: film e filmografia

La sua abilità non si circoscrive alla recitazione ma lo ha anche portato, nel 2005, a calcare il set nelle vesti di Johnny Cash, in Walk the line (Quando l’amore brucia l’anima), in cui, insieme ad altri interpreti, prima fra tutti la vincitrice dell’Oscar Reese Witherspoon, ha eseguito personalmente molti successi del mito del cantautorato a stelle e strisce, rivelando grandi doti musicali.

Ha quindi deciso di andare oltre, realizzando un documentario rap-hip hop, diretto da Casey Affleck – suo partner professionale degli esordi – e  chiamato I’m still here. The lost year of Joaquin Phoenix, dove il suo spirito provocatorio ha raggiunto il massimo con sequenze al limite della censura.

Il documentario, che secondo buona parte della critica fu niente più che “una porcata” e un “esperimento di cattivo gusto”, è comunque una delle tante testimonianze della personalità sui generis dell’attore che, ai tempi, si fece notare anche per una bizzarra apparizione al David Letterman Show. Con il volto coperto da una folta barba e occhiali da sole, alle domande del conduttore, Phoenix rispondeva con borbottii incomprensibili, prendendosela perfino con il pubblico, comprensibilmente divertito. Solo in seguito e dopo che Letterman lo ebbe congedato con un “Grazie per non essere stato qui stasera”, si scoprì che quella grottesca apparizione altro non fu che una performance da montare in un secondo momento nel documentario di Affleck.

Testimone della morte del giovane fratello, la promessa del cinema River, Phoenix è frutto della relazione di due hippie ex membri della setta dei Bambini di Dio. È proprio quello dell’appartenenza a una setta il tema centrale del film The Master, presentato nel corso dell’ultima mostra del cinema di Venezia e per cui ha ricevuto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile, insieme a Philip Seymour Hoffman, quello stesso gigante biondo che con il suo Capote gli aveva scippato l’Oscar per il miglior attore protagonista nel 2005.

joaquin-phoenix-13The Master diretto da Paul Thomas Anderson, è uscito il 3 gennaio in Italia e se da un lato sta spaccando a metà la critica nel nostro paese, ha invece meritato il primo posto tra i 10 migliori film del 2012 nella classifica stilata dal Guardian. L’elemento che riesce a mettere d’accordo tutti è proprio l’interpretazione dei due protagonisti. Phoenix, alla sua prima collaborazione con il regista di Magnolia, veste i panni di Freddie Quell, un reduce di guerra alcolista, rissoso ed ex adolescente problematico. Diventerà uno dei membri più attivi di un gruppo – che somiglia molto a quello di Scientology – guidato dal carismatico Lancaster Dodd.

Chissà se il grande successo che sta riscuotendo proprio grazie a Paul Thomas Anderson non possa aprire ad una collaborazione proficua che ci piacerebbe molto osservare. Anche perché finora Phoenix si è concesso due volte solo a M.Night Shyamalan, per The Village e Signs, e a James Gray, che lo ha diretto in Two Lovers e The Yards, confermando la sua reputazione da cattivo che non si fa “mettere in gabbia”.

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