Oscar 2018: un commento alle nomination

Oscar 2018

Nel bene e nel male, oltre le contraddizioni e la politica di certe scelte, quest’anno le nomination degli Academy Awards hanno scritto una pagina unica nella loro storia. Il numero più alto di candidature (ben 13, una in meno del record di Titanic) lo porta a casa la favola eterna di Guillermo Del Toro La forma dell’acqua, un classico di genere quasi istantaneo, la cui bellezza probabilmente rimarrà congelata nel tempo senza sgomitare troppo; ed è giusto così, come celebrazione di un’arte talmente pura che si posiziona sopra tutto e tutti e che merita questa celebrazione.

 

All’inseguimento di premi Dunkirk e L’ora più buia, i due colossi britannici casualmente narratori della stessa storia ma da due punti di vista differenti: il primo, l’opera mastodontica e surreale di Christopher Nolan, è quanto di più vicino al riprodurre l’esperienza della seconda guerra mondiale grazie a giochi di montaggio sonoro, fotografia, ritmo e umore (non a caso il film è stato candidato nelle categorie tecniche più importanti), il secondo invece, toccato dalla grazia di un artista come Joe Wright, autore che fa dell’esibizione dell’immagine il suo tratto distintivo, e dall’interpretazione di Gary Oldman, riporta in vita Winston Churchill durante le ultime ore del miracoloso salvataggio di Dunkirk.

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Dunkirk

Si parlava di storia, e quella recente fomentata dai movimenti femministi per il raggiungimento della parità dei sessi (e diritti) anche nell’industria hollywoodiana sembra aver dato i suoi frutti: abbiamo – finalmente – la prima candidata donna nella categoria Miglior Fotografia, ovvero Rachel Morrison per l’eccellente e suggestivo lavoro di luce e colori in Mudbound (la pellicola diretta da Dee Rees, giovane filmaker afroamericana), mentre Greta Gerwig, grazie all’insperata nomination come Miglior Regia con l’opera prima Lady Bird, è soltanto la quinta donna della storia a ricevere questo riconoscimento. La quinta in novant’anni.

Ed è stata una gran bella stagione per le donne in generale, basti pensare alla quantità di talento che passa attraverso il gruppo di attrici protagoniste: dalla meravigliosa Sally Hawkins de La forma dell’acqua, alla caparbia Margot Robbie di I, Tonya, fino ad arrivare alla determinazione di Saoirse Ronan in Lady Bird e di Frances McDormand in Three Billboards outside Ebbing, Missouri. E che dire delle non protagoniste Allison Janney, Laurie Metcalf (splendida in Lady Bird), Octavia Spencer e Mary J. Blige (silenziosa leonessa in Mudbound)? Sarà davvero difficile scegliere la migliore fra tutte.

Lady Bird

Poche sorprese, tante e piacevoli conferme: forse la categoria più aperta rimane quella della sceneggiatura originale, un contenitore di piccoli gioielli di cinema indipendente che con coraggio ha proposto le sue storie “normali” senza aver paura di rischiare (The Big Sick, Get Out, Lady Bird, The Shape of Water, Three Billboards), a cui va aggiunto il collettivo del Miglior Film, con dura battaglia fra grandi titoli e piccole speranze. C’è un po’ di Italia, ma solo nel nome del regista Luca Guadagnino, con Chiamami col tuo nome candidato a Miglior Film, Attore Protagonista e Sceneggiatura Non Originale, e di questo siamo ovviamente felici. 

Di queste nomination resterà lo spettro del cambiamento alimentato da un vento di polemiche e politiche egualitarie, ragion per cui non ci stupisce affatto la presenza di pellicole come Get Out, o Lady Bird, entrambe molto amate sia in America che qui in Europa (e che al di là di qualsivoglia tendenza a sminuirne il valore, restano due prodotti incredibili). Ancora una volta, se richiesto, tiferemo per il buon cinema, e quest’anno ce n’è in abbondanza.

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