Stan Lee

Excelsior”, avrebbe detto anche stavolta, per divertirsi e sorridere anche nei momenti più bui. Stanley Martin Lieber, ma tutto il mondo lo conosce semplicemente come Stan Lee, si è spento a Los Angeles all’età di 95 anni; supereroe più di quelli che ha consegnato alla storia e alla memoria americana, icona della Marvel Comics, pioniere, illuminato, sensibile cantastorie, lascia alle spalle un universo dorato che ha contribuito a rendere ciò che è oggi: un sogno collettivo.

 

Si faceva chiamare The Man (L’Uomo) o The Smilin’ (Il Sorridente), lui che insieme a diversi artisti e co-creatori, tra cui i compianti Jack Kirby e Steve Ditko, aveva creato personaggi dalla natura così complessa e dalla personalità così sfaccettata da non far rimpiangere il miglior Shakespeare. Un’intuizione, prima che una scommessa, che ha permesso alla Marvel di trasformarsi da piccola casa editrice in una grande azienda.

Figlio di immigrati ebrei a New York, il giovane Stanley inizia la sua corsa al trono lavorando come addetto alle copie presso la Timely Comics, che più tardi sarebbe diventata la Marvel Comics, per poi firmare la sua prima pagina di testo con il nome Stan Lee: un riempitivo su un numero di Captain America del 1941. Arrivano gli incarichi di livello e assegnazioni di fumetti completi (ad appena 17 anni), salvo assentarsi dalle pagine durante la seconda guerra mondiale dove partecipò in qualità di soldato; al suo ritorno Stan riprese la posizione lasciata e con Kirby ideò la prima “famiglia” di eroi dei Fantastici Quattro, pubblicati nel 1961. Fu un successo tale da spingere la Marvel a cavalcare l’onda, producendo in pochi anni Hulk, Thor, Iron Man e gli X-Men, oltre a Daredevil, Doctor Strange e L’Uomo Ragno

Stan Lee l’innovatore

Non soltanto Lee contribuì a rendere più attuali alcuni dei personaggi ideati da altri autori negli anni trenta e quaranta, ma reinventò il genere supereroistico introducendo nelle sue storie “supereroi con superproblemi”, ovvero figure dall’umanità sofferta e dalla psicologia stratificata; un approccio completamente diverso dall’ideale di supereroe tradizionale che animava i ragazzini dell’epoca. Gli eroi di Lee erano malinconici, avidi di potere, fragili e rabbiosi proprio come noi; lontanissimi dall’idealismo perfetto e senza difetti della concorrenza DC, che al contrario sfoggiava con orgoglio un semidio invincibile (Superman), un miliardario dall’identità segreta (Batman) e un’amazzone immortale (Wonder Woman).

I dissapori con Kirby, poi la riconciliazione e le future altre collaborazioni non scalfirono l’immagine del genio, sempre più attento all’importanza etica e sociale dei suoi racconti; come quello in cui i lettori di Spider-Man vengono a contatto con il tema della droga (spiegato attraverso il personaggio di Harry Osborn, figlio di Norman, che diventa dipendente dalle pasticche), rifiutata dall’Autorità per il Comics Code ma fortemente voluta dalla Marvel.

Negli anni a venire si dedicata alla fantascienza, pubblicando il romanzo The Alien Factor, e in seguito promuove la linea Marvel 2099 (una sorta di immaginario futuro dell’universo Marvel)  e realizza per la DC, nel 2000, la serie Just Imagine… (tradotta in Italia dalla Play Press) grazie alla quale reinventa numerosi personaggi come la Trinità, Lanterna Verde e Flash.

Addio Sorridente, e buona vita!

The Amazing Spider-Man del 1966, Daredevil del 1968, Fantastici Quattro del 1966, Silver Surfer del 1988 o The Mighty Thor del 1968, sono solo alcuni dei titoli più rappresentativi (per sua stessa ammissione) di una carriera già straordinaria e costante, culminata negli ultimi decenni con la consacrazione a icona chiave del mondo Marvel. Ospite di convention e dibattiti, star indiscussa nei ricorrenti cameo in ogni film del Marvel Cinematic Universe (l’ultima scena l’avrebbe girata per Spider-Man: Far From Home, il “suo” Spidey guarda caso), Stan Lee rimarrà per sempre nei ricordi di chi continua a sfogliare i suoi lavori assorbendone lo spirito e il cuore che non smetterà mai di battere. Addio Sorridente, e buona vita.

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