The Whistleblower – recensione

The Whistleblower è tratto da una storia vera e narra le vicissitudini di una poliziotta del Nebraska (Rachel Weisz) che entra a far parte dei corpi di pace delle Nazioni Unite nella Bosnia del dopo guerra civile, e che si trova a portare alla luce uno scandalo di tratta delle bianche che anche l’ONU cerca di far passare sotto silenzio.

 

Il punto di forza del film è senza dubbio la bella interpretazione di Rachel Weisz. L’attrice britannica da ancora una volta conferma del suo talento sobrio e versatile, riuscendo a dare profondità ad un personaggio complesso, con il suo passato e sicuramente in una situazione di difficoltà e inadeguatezza rispetto alla realtà che scopre di avere di fronte. E’ il suo personaggio il fulcro del film, con forza e tenacia si batte contro chi invece vorrebbe insabbiare tutto e relegare i crimini commessi ad un incidente di percorso, della polvere nascosta sotto ad un tappeto. La bella Rachel trova in questo film il sostegno di altri attori di spessore: Vanessa Redgrave e David Strathairn e la nostra Monica Bellucci, più nota per la sua bellezza che per la sua bravura d’attrice e qui impegnata in un piccolo ruolo, che invece qui riesce a dare bella di sé.

Il film è una buona opera prima del regista canadese Larysa kondracki che con funzionalità accompagna gli eventi, raccontandoli in maniera asciutta, senza la necessità di alcun artificio. La storia è già cruda e sorprendente di suo, non resta altro che guardarla scorrere, impietriti da cosa può accadere in posti straziati dalla guerra e dimenticati dall’umanità, quando chi dovrebbe proteggere i deboli, chiude gli occhi di fronte all’efferatezza umana.

Lo scottante tema centrale abbraccia l’interesse internazionale, soprattutto perché al centro della vicenda ci sono forze di pace di carattere internazionale appunto per cui non si spiega per quale ragione un film del genere non riesca a trovare distribuzione nel nostro Paese.

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