A Quiet Passion, la conferenza stampa del film con Cynthia Nixon

A quiet passion

Presentato in anteprima a Roma, il film A Quiet Passion segna il ritorno in sala del regista Terence Davies. Girato nel 2016, e distribuito in Italia con gran ritardo, l’opera vede come protagonista Cynthia Nixon, la Miranda di Sex and the City, qui chiamata a vestire i panni di Emily Dickinson in un lungometraggio che ripercorre la sua vita e la sua poesia.  

 

“È una grandissima poetessa. – esordisce Terence DaviesLa scoprì solo a diciotto anni guardando un documentario televisivo su di lei. È stata per me una folgorazione, non potevo smettere di leggerla e rileggerla. Le sue poesie esprimevano perfettamente i miei tormenti giovanili. Lei era assolutamente all’avanguardia per la sua epoca”.

Il film ripercorre la vita della poetessa toccando tutti i temi a lei più cari. “Il tema dell’onesta e dell’integrità spirituale, così come l’idea dell’anima pervadono l’intero film. – aggiunge Davies – C’è una tensione privilegiata verso domande esistenziali come “cosa c’è dopo la vita?”, “come si affronta la morte?”. Queste sono domande che Emily Dickinson si poneva costantemente. Ella viveva seguendo una propria coerenza, cercando sempre di essere vera fino in fondo.”

A Quiet Passion

“Quando ho visto questo film ne sono rimasta estremamente colpita, tanto da piangerne. – esclama Claudia Bedogni, distributrice del film per Satine FilmÈ un film in grado di toccare corde profonde. Ha in sé una volontà di provocazione che sarà in grado di arrivare fino ai giovani. I giovani devono avvicinarsi a questi temi, alla poesia, e il cinema in questo può rivelarsi un alleato potentissimo.”

Con l’occasione della presenza di Terence Davies, la conferenza stampa diviene ben presto occasione per ripercorrere la sua idea di cinema, a partire dal suo primo film, Voci lontane… sempre presenti, che alla sua uscita nel 1988 ottenne grande successo di pubblico e critica. “È stato il mio primo lungometraggio. Ho scritto della mia famiglia cercando di essere fedele e veritiero. In quel film parlo di tempo, di morte, di percezione delle cose. I miei film sono lenti, e a qualcuno potrà non piacere questo. Ma questo ti obbliga a guardare con attenzione le cose, e se decidi di lasciarti coinvolgere da questo gioco, allora potrai cogliere gli attimi e le piccole cose che normalmente ci sfuggono, e che solo un ritmo dilatato può catturare.”

Riguardo il suo lavoro con gli attori il regista dichiara di trovarsi spesso “sopraffatto dall’emozione quando c’è vita e verità sul set. Lavorare con gli attori è la parte che preferisco. Sanno sempre come sorprendermi, e spesso sono loro i primi ad indicarmi nuove sfumature in quello che ho scritto. A volte l’emozione nel vederli all’opera è talmente tanta che ho bisogno di fermarmi e riprendere fiato. Semplicemente esistono attimi che immortalati regalano emozioni troppo grandi per il cuore.”

Alla domanda su quanto di suo il regista abbia messo nel film, il regista risponde deciso: “Moltissimo. Naturalmente è la storia della vita di Emily Dickinson, ma attraverso di lei ho potuto raccontare anche molto di mio. Come lei anche io penso che gli anni vissuti con la mia famiglia siano stati i più belli della mia vita, e sempre come lei desideravo che tutto rimanesse immutato, come in una fotografia. Sfortunatamente il tempo passa e bisogna fare i conti con i cambiamenti”.

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“Allo stesso modo – continua Davies – attraverso di lei ho potuto riflettere ulteriormente sui temi della morte e della vita dopo di essa. Personalmente non credo in un’altra vita, ma questo non mi ha impedito di ricercare il suo punto di vista.”

Il film uscirà in sala dal 14 giugno, l’inizio del periodo estivo notoriamente difficile per il cinema. “Si tratta di una scommessa, un rischio ma anche una strategia. – afferma Claudia Bedogni – L’assenza di grossi competitors ci permette un azzardo di questo tipo, e la grande attesa che si è generata nei confronti del film ci fa ben sperare.

“Emily Dickinson, con il suo carattere ribelle è attuale ancora oggi. – ci tiene a concludere Davies – E’ grazie a donne come lei se oggi esiste una forte volontà di emancipazione femminile, con movimenti come quello del “Time’s Up”. I grandi artisti spesso non si rendono neanche conto del loro vero valore. Lei è stata un faro di umanità per uomini e donne, e l’umanità è quanto di più prezioso abbiamo oggi da difendere.”

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