l'immensità emanuele crialese

Presentato nel Concorso di Venezia 79, L’immensità è il nuovo film di Emanuele Crialese, con protagonista Penelope Cruz, e oggi protagonista al Lido. L’immensità, spiega Crialese, “è una storia che mi riguarda molto da vicino, è la mia storia in chiave poetica, sarebbe riduttivo definirlo il mio ‘coming out’, il pubblico penserebbe ad un film sulla transizione ma non è affatto così”.

 

Il film, che arriverà in sala il 15 settembre, è ambientato in una Roma “metafisica” degli anni ’70, e racconta la storia di una famiglia in cui la madre, infelice, cresce tre figli, la maggiore delle quali rifiuta il suo nome e la sua identità sensuale. In merito alla classificazione di genere, Crialese dice: “I tempi sono cambiati, ai giovani di oggi le classificazioni di genere non interessano più, in questo sono maestri, portatori di una nuova sensibilità, maschio, femmina, sono quel che sono, prima di tutto esseri umani”.

Il regista, che nel film non racconta solo se stesso ma anche la sua famiglia e sua madre, dice: “Sono figlio del mio tempo, ma i tempi oggi sono cambiati. Le famiglie vanno sostenute quando ci sono da fare certi percorsi, mia madre era da sola, non sapeva dove sbattere la testa. Ho cambiato la ‘a’ con la ‘e’ e ho dovuto lasciare un pezzo del mio corpo, ma io sono uomo e no, donna e no e voglio rimanere così e spero di non minacciare nessuno per questo”.

Siamo di fronte al film più personale nella carriera del regista: “L’Immensità – spiega infatti Emanuele Crialeseè il film che inseguo da sempre: è sempre stato ‘il mio prossimo film’, ma ogni volta lasciava il posto a un’altra storia, come se non mi sentissi mai abbastanza pronto, maturo, sicuro. È un film sulla memoria che aveva bisogno di una distanza maggiore, di una consapevolezza diversa. Come tutti i miei lavori, in fondo è prima di tutto un film sulla famiglia: sull’innocenza dei figli, e sulla loro relazione con una madre che poteva prendere vita solo nell’incontro, artistico e umano, con Penelope Cruz, con la sua sensibilità e la sua straordinaria capacità di interazione con tre giovanissimi non attori che non avevano mai recitato prima. Luana, Patrizio e Maria Chiara sono rimasti bambini sempre, e come tali sempre intensamente e immensamente veri”.

“I temi che mi appassionano sono sempre quelli: la donna, i bambini, la migrazione, la transizione. Poi invento storie per raccontare quelle situazioni. Ho dovuto aspettare, per acquisire consapevolezza di me, del mio percorso, del linguaggio cinematografico. Le cose bisogna raccontarle quando si sa parlare, si è capace di esprimersi. Questa storia per me ha rappresentato una rinascita”.

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