Houria

Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022, Houria è il nuovo film di Mounia Meddour, regista algerina, nata in Russia ma naturalizzata francese, che il mondo del cinema conosce principalmente per Non conosci Papicha.

 

Presente all’evento romano, Meddour ha raccontato la storia della sua protagonista, che dà il titolo al film: Houria, una giovanissima donna che nella danza classica vede la sua ragione di vita, ma che si trova costretta a ri-immaginare la sua vita a seguito di un incidente.

Il film parla della danza come espressione di sé: “Houria parla del bisogno di esprimersi e di che cosa accade quando non hai più la possibilità di farlo con i mezzi che conosci. Cosa scegli come mezzo espressivo quando non hai più la parola; quando questo succede è normale che il corpo diventi espressione di sé, per comunicare con il mondo emozioni e sentimenti. La danza è un modo per esprimere il proprio vissuto e la propria emotività.” E questo è per Houria.

La scelta della protagonista assume più valore intanto che vive in Algeria, dove, come prosegue la regista “la tradizione è importante e la società è anche molto patriarcale. La danza è ancora un tabù e le donne che si esprimono danzando non sono ben viste. Per me è importante che la mentalità cambi e che le donne possano disporre del proprio corpo anche come mezzo espressivo.”

La storia di questa ballerina che impara un altro linguaggio è però una storia profondamente radicata nella società e nel tessuto civile. Per la regista era una scelta inevitabile: “La mia formazione è il documentario, sono profondamente radicata nella narrazione della realtà che parte dal singolo per arrivare a raccontare l’universale. in una storia come questa era fondamentale raccontare questo aspetto, perché si tratta di una storia imbevuta di relazioni trai consimili, radicata nella possibilità di creare un rapporto di sorellanza in un contesto come quello dell’Algeria, dove oltre all’impronta patriarcale, c’è una fortissima componente socio-culturale-economica che condiziona moltissimo le persone che la vivono, in particolare delle donne, appunto, che si trovano a doversi emancipare con difficoltà. Nessuna società può negare le proprie radici. La guerra civile ha lasciato dei segni con i quali le persone devono fare i conti. Non avrei mai potuto astrarre la storia di una donna algerina senza metterla in un contesto attuale. Non poteva essere un personaggio piatto in un ambiente asettico, era importante per me metterla dentro a una comunità.”

La solidarietà femminile e l’arte come espressione di sé sono due dei temi centrali di Houria, e la stessa Meddour conferma che non poteva fare a meno di nessuna delle due componenti per costruire la sua storia. È fondamentale la solidarietà femminile. Ci rende più forti e ci dà la possibilità di illuminarci guardando l’altro. Così sì ampliala nostra visione del mondo e ci permette di avanzare nel nostro percorso di emancipazione. Credo che gli avanzamenti sociali derivino da una collaborazione, sempre. Non solo per le donne.” E in merito all’arte, la regista afferma che ci aiuta a sentirci meglio perché ci dà la possibilità di esprimerci, per contestare, per affermarci, e può assumere delle forme diverse. Ma è lo strumento principale che abbiamo per uscire da noi, è lo strumento principale che abbiamo per affermare le nostre idee.”

Houria arriverà nelle sale italiane prossimamente con I WONDER PICTURES.

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