Il cattivo poeta: Gabriele D’Annunzio, la prima rockstar

il cattivo poeta

Si intitola Il cattivo poeta il film scritto e diretto da Gianluca Jodice, con Sergio Castellitto nei panni di Gabriele D’Annunzio, prodotto da Matteo Rovere e Andrea Paris, una coproduzione italo francese Ascent Film e Bathysphere con Rai Cinema, e in arrivo in sala il 20 maggio in 200 copie. Un’uscita importante considerato che molte sale sono ancora chiuse e che la normalità post pandemia è ancora lontana.

 

Gianluca Jodice ha scelto di fare un film al di fuori delle convenzioni del cinema italiano. È un progetto ambizioso e soprattutto la sua scelta è ricaduta su un soggetto, Gabriele D’Annunzio, che si studia a scuola ma che la storia ha messo da parte, nonostante sia una figura molto moderna.

Il cattivo poeta – il regista Gianluca Jodice

“Tentavo di inserirmi in un filone della tradizione italiana di prima – spiega Jodice – inoltre le opere prime tendono a giocare di rimessa e io non volevo farlo. Forse anche il fatto che ho esordito tardi mi ha dato modo di essere più sfacciato. Matteo (Rovere, ndr) mi chiese se volevo pensare a un biopic, e io scelsi D’Annunzio perché mi affascinava, mi ricordavo questo poeta recluso in questo castello di Dracula, per 15 anni, ovvero tutta l’ultima parte della sua vita, tra ossessioni e perversioni, donne e cocaina, quando aveva perso la sua vena artistica. Questo Nosferatu chiuso nel suo castello che ha subito una damnatio memoriae nella cultura del Novecento. Un personaggio scomodo, che ha vissuto mille vite, e che non era mai stato raccontato dal cinema. E Rovere è stato abbastanza pazzo da ascoltarmi, lui come tanti altri pazzi che hanno reso possibile questo film.”

Il cattivo poeta – il produttore Matteo Rovere

Il “pazzo” chiamato in causa, Matteo Rovere, che oltre a essere lui stesso regista e sceneggiatore, sempre più spesso ricopre il ruolo di produttore in progetti particolari e molto interessanti, ha replicato: “È un film ambizioso per il suo impianto, ma credo che si tratti di un tipo di cinema che è stato realizzato in Italia in passato, con grande orgoglio verso quelle che sono state le grandi figure della nostra cultura, raccontandoli anche all’estero. D’Annunzio ha attraversato la prima metà del Novecento, modificandolo, è stato una rockstar ante litteram. Poi però è stato asfaltato dal Ventennio Fascista. La sua personalità politica viene spesso collegata agli ideali fascisti, per il ruolo che aveva avuto prima dell’avvento del fascismo, e quindi è sempre stata vista con sospetto, ma in realtà, come abbiamo ricostruito nel film, non era affatto così. Anche in sceneggiatura, il lavoro fatto è stato filologico, di ricostruzione, attraverso lettere e testimonianze scritte. Abbiamo usato molte delle parole che lo stesso D’Annunzio ha pronunciato. Accanto allo scopo di intrattenere il pubblico, il risultato del film è anche quello di offrire un personaggio realistico, anche se relativo solo ad una fase specifica della sua vita, la vecchiaia.”

Ad interpretare il Vate è stato chiamato Sergio Castellitto, che Rovere ha ringraziato non solo per la sua partecipazione al film, ma anche perché con la stessa ha reso appetibile il progetto per i produttori esteri. Ma cosa ha fatto Castellitto per entrare nel ruolo di D’Annunzio? “Mi sono tagliato i capelli – risponde con grande semplicità e ironia l’attore – mi sono tagliato i capelli a zero, anche temendo che non mi ricrescessero, conferendo a questo gesto non solo l’artigianato dell’immedesimazione, ma anche un significato altro, un atto di generosità. Se si chiudono gli occhi e si visualizza D’Annunzio, si immagina un cranio, un cranio privo di capelli ma contenente un’immensità di fantasia, immaginazione, crudeltà. Tutto questo fotografato nell’ultimo anno della sua vita e nell’incontro con il controcampo della giovinezza. Incontra qualcuno che ha di fronte a sé più futuro che passato.”

Il Cattivo PoetaI protagonisti Sergio Castellitto e Francesco Patané

Il film fotografa infatti D’Annunzio che entra in contatto con Giovanni Comini, federale di Brescia e iscritto al partito fascista. Un uomo molto giovane e innamorato della causa di Mussolini, convinto che potesse rappresentare il bene per quel Paese che tanto amava. Ad interpretarlo, Francesco Patané, interprete con una grande carriera teatrale e da poco approdato al cinema: “Per interpretare Comini mi sono documentato al contrario. Ho cercato di dimenticare tutto quello che sapevo su D’Annunzio, prima di arrivare sul set. Giovanni Comini arriva al Vittoriale senza conoscere D’Annunzio poeta o persona, sa solo delle sue imprese politiche. Ho cercato di eliminare tutte le mie nozioni sul poeta e poi ho fatto quello che succede a Comini: un giovane che va ad incontrare un personaggio famoso. È quello che mi è successo con Castellitto, ero timoroso e curioso e ho cercato di rubare da lui. Ho riproposto la mia esperienza.”

“Ho cercato di mettermi nei panni di un giovane che crede nella guerra che dovrebbe arrivare – continua Patané – Questo giovane crede a quelle promesse, crede a quel futuro e abbraccia questi ideali con passione. La fortuna che gli capita è quella di incontrare un personaggio come D’Annunzio che gli mostra come le cose che aveva abbracciato non era quello che immaginava davvero. La sfida come attore è stata proprio mostrare questa presa di coscienza e il cambio di rotta. La cosa più difficile da raccontare è stata la capacità di rimanere aperti ad ascoltare.”

Il Vittoriale, la casa-museo set del film

Il film è ambientato per buona parte nel Vittoriale, sul lago di Garda, dove la produzione ha potuto girare grazie al permesso della fondazione che gestisce la casa-museo di D’Annunzio.

Ha detto Castellitto, in merito: “Le case sono la geografia dell’anima di chi le abita, il Vittoriale è la geografia dell’anima di D’Annunzio, apparentemente deposito di antiquariato, ma in realtà un sito archeologico. Perché l’archeologia ci insegna qualcosa del futuro, l’antiquariato no. Ogni spazio di quel luogo è la raffigurazione della natura di D’Annunzio. Questo luogo è stato una placenta per lui e il film non sarebbe stato così bello se non fosse stato per questo luogo.”

Ma perché definire Gabriele D’Annunzio “cattivo”, nel titolo del film? “Il cattivo poeta è una definizione che si diede lui in una lettera – spiega Jodice – io sono un cattivo poeta, mi occupo di tendaggi, tappeti, quadri e cornici. È una sua definizione, ironica e intelligente, e mi sembrava un ottimo titolo, affettuoso, per raccontare di questo personaggio.”

Il cattivo poeta arriva in sala il 20 maggio, distribuito da 01 Distribution.

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