John Landis incontra pubblico e stampa

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Amici, cinema e barili – John Landis entra sorridente nella sala in cui hanno appena proiettato il suo ultimo film, Ladri di cadaveri una commedia nera in cui due compari sul lastrico, accompagnati dalla moglie alcolizzata di uno dei due, si inventano un modo per fare soldi: vendere cadaveri freschi ai professori di anatomia della rinomata facoltà di Edimburgo. Il regista ha appena compiuto sessant’anni e sostiene che sia merito del tempo se i suoi film vengono apprezzati di più e lui stesso venga ascoltato di più.

Si presta quindi alle domande dei giornalisti e di un certo numero di studenti del liceo romano Tasso.

In questo film, come in molti altri precedenti, c’è un cameo di un regista, in questo caso Michael Winner (Il giustiziere della notte), come mai?

Penso che sia veramente divertente. Mi piace avere persone che conosco nei miei film, persone con le quali ho lavorato. Con Winner ho lavorato in un set in Spagna, in mezzo al deserto e il ricordo che ho di lui è che fosse un vero sadico; tutta la troupe lo temeva, un direttore della fotografia una volta mi disse di non incrociare mai il suo sguardo se non volevo finire nei guai.alt

Ho anche questo ricordo dei pranzi che facevamo: la troupe, cioè noi, era costretta a mangiare pane secco con  pomodori sotto al sole, mente lui e Charles Bronson avevano questa tenda in cui mangiavano serviti da camerieri con i guanti bianchi e avevano cibo che veniva dalla Francia.

Quindi ho pensato a lui quando c’era da cercare qualcuno che facesse il dottore nel calesse, ed è stato divertente perchè pensavo che ormai fosse un vecchietto in pensione che nessuno conosceva, ed invece ho scoperto che in Inghilterra, dove abbiamo girato, è una vera celebrità: gira degli spot per delle assicurazioni e a quanto pare è un vero tormentone.

In Italia la commedia sta vivendo un periodo molto florido, lei ha dovuto cambiare il suo sguardo o la sua tecnica per adattarsi allo humour inglese proprio dei suoi attori principali?

Veramente direi di no. Secondo me se una cosa è divertente, è divertente ovunque. Ho avuto la fortuna di viaggiare molto nella mia vita e di conoscere molte culture diverse, ed ho capito una cosa: le barzellette sono sempre le stesse. Cambia la nazionalità del protagonista, ma le cose che fanno ridere sono sempre quelle. Poi effettivamente la commedia è un terreno molto florido, se ti va bene una commedia e fai soldi, che è lo scopo per cui i produttori finanziano il tuo film, guadagni in potere e più potere hai più ti puoi permettere di fare film come vuoi tu.

Quello che è capitato a me ad esempio, è stato che ho infilato tre o quattro successi che mi hanno permesso di realizzare poi un film come Un lupo mannaro americano a Londra che è decisamente diverso dai miei film di successo, ma l’ho potuto fare perchè ormai ero una garanzia di incasso. E’ un film che ho scritto nel 1969 ma che ho potuto realizzare solo quando ho avuto abbastanza potere commerciale, solo nel 1981.

I suoi film sono sempre privi di effetti visivi importanti, cosa ne pensa della Computer Graphics?

Penso che il più delle volte non sia all’altezza delle aspettative.

In linea di massima non uso la CGI come soluzione ai problemi fisici della messa in scena, ma devo ammettere che è stato molto utile utilizzarla nella scena della botte che rotola. Non sapevamo come fare, se metterla su binari o trascinarla con dei fili, poi sono arrivati dei tipi che ci hanno proposto di farla in grafica e vedendo la mia faccia disgustata, mi hanno proposto un test gratis.

Quindi sono venuti, hanno fotografato la botte per poi mapparne la texture nel programma 3D e mi hanno portato il prodotto. Ero sbalordito, la botte sembrava nella scena con gli attori.

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